A Cappato fa eco Mina Welby, che da cattolica, dichiara: “Chiesa fuori luogo”
È notizia dei giorni scorsi la richiesta di calendarizzazione della proposta di legge sul fine vita avanzata del deputato Andrea Cecconi del Gruppo Misto. Dovrebbe quindi ripartire l’esame del tema finito nel dimenticatoio istituzionale nonostante il doppio monito della Corte Costituzionale al Parlamento, chiamato a una celere discussione, e la sentenza della Corte di Assise di Massa, che ha significativamente ampliato il diritto di accedere al suicidio assistito, con l’assoluzione di Mina Welby e Marco Cappato per l’aiuto offerto a Davide Trentini.
Proprio nella giornata di ieri, la Santa Sede era intervenuta con una posizione netta sulla questione. “E’ veramente sconcertante sentir dire certe cose” dichiara Mina Welby, cattolica, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni. “La Chiesa parla di salvezza, di aiuto, di comprensione, però parlare con questo tono di una legge che potrebbe dare alla persona alla fine della propria vita una dignità, mi sembra veramente fuori luogo. Discutere e approvare una legge sul fine vita e sull’eutanasia, per un Paese vuol dire aver raggiunto la maturità di un coscienzioso accompagnamento di ogni cittadino che ha gravi e ormai insopportabili problemi di salute. Vorrebbe dire aiutare ad evitare suicidi privati fatti non solo per malattia, ma anche per altri motivi. Vorrei che questa legge si chiamasse “aiuto a morire”, come in Germania”.
La Santa Sede afferma che l’eutanasia è un crimine contro la vita umana, ed arriva a definire “complici” non solo coloro che aiutano i malati a interrompere la propria vita, ma anche i Parlamentari che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito. Con il consenso del Papa, l’ex Sant’Uffizio arriva a spaventare i malati terminali, sostenendo che “una persona che si sia registrata in un’associazione per ricevere l’eutanasia deve mostrare il proposito di annullare tale iscrizione prima di ricevere i sacramenti”.
La lettera “Samaritanus bonus” rappresenta un atto di sfida esplicito e frontale contro le sentenze della Corte costituzionale che hanno legalizzato in Italia il suicidio assistito in determinate condizioni e che hanno per due volte richiamato il Parlamento a intervenire per legiferare.
Con le loro parole, la Congregazione e il Papa, favoriscono l’aggravarsi delle azioni -quelle sì criminali- che sono concretamente perpetrate ai danni di malati terminali costretti a scegliere tra la violenza di una condizione di sofferenza nella quale non vorrebbero vivere e i rischi dell’eutanasia clandestina. Contro tale crimine, con Mina Welby e Gustavo Fraticelli continuiamo l’azione di disobbedienza civile, come abbiamo fatto con le oltre 1.000 persone -cattolici e non- che si sono rivolte a noi finora per ottenere aiuto a morire.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.