Dichiarazione di Marco Perduca, presidente del Comitato promotore del Referendum Cannabis Legale, e Leonardo Fiorentini, membro di Forum Droghe
Oggi, 12 gennaio, la Conferenza Stato Regioni discute un testo di Decreto interministeriale che definisce “l’elenco delle specie di piante officinali coltivate nonché criteri di raccolta e prima trasformazione delle specie di piante officinali spontanee”. La versione di fronte ai delegati rischia di cancellare, se non mandare in galera, l’intero settore della cannabis light in Italia!
Al punto 4 infatti il Decreto fa sottostare “la coltivazione delle piante di Cannabis ai fini della produzione di foglie e infiorescenze o di sostanze attive a uso medicinale” al Testo Unico sugli stupefacenti a prescindere che vi siano o meno sostanze psicoattive al di sopra dei limiti della legge sulla filiera agroindustriale della canapa del 2016. “In virtù di questa interpretazione dalla data di efficacia del decreto, tutti i coltivatori e i rivenditori di infiorescenze di ‘cannabis light’ sarebbero passibili delle sanzioni derivanti dall’apparato penale del DPR 309/90 che ne vieta la coltivazione senza un’autorizzazione da parte del Ministero della salute.
“Questo gravissimo riportare l’orologio indietro” proseguono Perduca e Fiorentini “avviene a pochi giorni dalla prima riunione del tavolo tecnico tra Ministero della Salute e associazioni di pazienti cannabis, voluto dal sottosegretario Andrea Costa per ascoltare le esigenze di approvvigionamento quantitativo e qualitativo. Perché delegare alla Conferenza Stato Regione un provvedimento che, letteralmente, fa di tutta l’erba un fascio rischiando di mettere fuori gioco l’intera filiera delle infiorescenze e prodotti a base di CBD?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte raccomandato l’esclusione delle proprietà del CBD dalle sostanze vietate, alcune di queste sono state raccolte dalla Commissione Droghe dell’Onu che a dicembre del 2020 ha cancellato la cannabis dalla IV tabella della Convenzione 1961 col voto favorevole dell’Italia. Infilare con un Decreto Ministeriale questa sottomissione di produzione alle norme della 309/90 oltre che andar contro il buon senso, e’ giuridicamente molto discutibile. Sicuramente occorre una regolamentazione che chiarisca cosa può esser coltivato e come per garantire le quantità e qualità di cannabinoidi terapeutici necessari a garantire i piani terapeutici di decine di migliaia di persone: prodotti con una determinata soglia di CBD vanno trattati come farmaci, quelli al di sotto come integratori, come già succede oggi per molte altre sostanze anche in altri Stati dell’UE.
Ci appelliamo ai Ministri competenti perché modifichino il Decreto all’art. 1 comma 4. Nel caso contrario organizzeremo una risposta coordinata tra pazienti e imprenditori per mandare in soffitta definitivamente provvedimenti anti-scientifici e ideologici.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.