Basta propaganda strumentale su Liberi Subito: si vota su un diritto già esistente

Marco Cappato CONSIGLIO GENERALE 12 giugno 2018

Il commento di Marco Cappato: “Le persone che attendono questa legge hanno già diritto ad essere aiutate a morire. Noi proponiamo procedure certe. Il resto è propaganda”

Consigliere e consiglieri hanno una decisione importante da prendere: ascoltare le direttive di partito o tenere presente il problema delle condizioni di incertezza in cui sono costrette persone che già sono estremamente fragili. Oggi, in Italia, una persona ha già diritto ad essere aiutata a morire, lo stabilisce una sentenza della Corte Costituzionale con valore di legge, parliamo di un diritto nazionale su cui la Regione non può interferire, né per togliere, né per aggiungere elementi. L’unica cosa di cui tratta la proposta di legge sul fine vita in Veneto sono le procedure, i tempi, la loro certezza, le modalità di attuazione che, essendo legate al sistema sanitario regionale sono, queste sì, di competenza regionale. Fatta questa premessa, tutto il resto sono critiche strumentali.

La posizione di chi come me vuole legalizzare l’eutanasia e sia chiaro che non stiamo parlando di questo e quella di chi la considera un omicidio meritano lo stesso rispetto. Ma inquinare il dibattito di questi mesi dicendo che noi vogliamo far morire le persone è spostare il focus, è paura del confronto. La proposta è costituzionale, ribadisco che le persone che attendono questa legge regionale hanno già diritto ad essere aiutate a morire, è giusto che possano fruire di questo diritto senza incertezze, senza essere ostaggio di burocrazia o eventuali boicottaggi. Tutto il resto è propaganda.

Parlano di malati mentali, minori, ma questi non rientrano nei criteri stabiliti dalla Consulta.  Se ad esempio la richiesta di suicidio medicalmente assistito arrivasse da un malato mentale, la commissione medica chiederebbe l’intervento di uno psichiatra. Parlano di cure palliative in alternativa ma sono due cose diverse. Questo meccanismo, peraltro, aiuterebbe a spingere anche sulle cure palliative perché se una persona richiedesse il suicidio medicalmente assistito e non rientrasse nella casistica prevista dalla Corte, sarebbe la commissione medica a dire di no chiedendo le cure palliative».