Basilicata – Usl3/Caso Sisinni: Martedì 20 settembre, il segretario di Radicali Lucani alla sbarra per diffamazione.

Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, segretario Radicali Lucani e Consigliere dell’Associazione Coscioni

A partire da marzo 2004 mi sono occupato di un caso di malasanità che coinvolgeva Egidio Sisinni, ammalato di Sla, iscritto all’Associazione Coscioni.

Nel giugno 2004, dopo aver invano tentato di ottenere “giustizia” attraverso colloqui informali con dirigenti della Usl N° 3 di Lagonegro, decidemmo, in accordo con l’ammalato e la sua famiglia, di iniziare una campagna finalizzata a sottolineare il mancato rispetto dei sacrosanti diritti dei cittadini malati e segnatamente di Egidio Sisinni. Uno dei momenti della nostra iniziativa fu segnato dalla presentazione di un esposto denuncia nei confronti di dirigenti della Usl N° 3, oltre che da comizi, volantinaggi, Sit-In, che videro la partecipazione attiva di numerosi familiari di Sisinni e di alcuni militanti dell’Associazione Radicali Lucani e dell’Associazione Coscioni.

A 17 mesi da quella forte iniziativa, posso senz’altro affermare che siamo riusciti ad ottenere il pieno rispetto di quanto era dovuto ad Egidio in termini di assistenza, terapia e, consentitemelo, umanità.

Particolare curioso, però, mentre il nostro esposto-denuncia, per usare un eufemismo, andava “evaporando”, oggi mi ritrovo ad un passo dall’essere processato per diffamazione a seguito di una denuncia a mio carico, inoltrata presso la Procura di Lagonegro da un alto dirigente della Usl 3.

Domani mattina, martedì 20 settembre, accompagnato dall’avv. Antonio Pisani(iscritto all’Associazione Coscioni, al Prt e membro della Direzione di Radicali Lucani), che con l’avvocato Giuseppe Rossodivita ha assunto la mia difesa, sarò di fronte al Gip, Dr. Vincenzo Astarita, che dovrà decidere se ci sarà il rinvio a giudizio.

Comunque vada, e comunque andrà, voglio ribadire che cercavo giustizia, rispetto delle regole e dei diritti per Egidio e per noi tutti.

Forse sono davvero colpevole, e la mia colpa è stata quella di chiedere servizi sanitari all’altezza di un Paese che voglia definirsi civile, il rispetto di elementari diritti.

Chiedevo giustizia, e mi auguro ancora e davvero di ottenerla.