Ancora una volta, lo schema è quello tipico: la categoria che può farlo ricatta il Paese e alla fine viene accontentata. E la ricerca? Le risorse che sono destinate al futuro ed al progresso del paese?
In caso di sciopero degli scienziati e ricercatori non si bloccherebbero le autostrade né vi sarebbe la penuria della merci nei supermercati ma…
In atto c’è uno sciopera senza clamore: mentre tutti si sgolano nel magnificare "l’economia della conoscenza" il taglio dei fondi a chi per quella conoscenza lavora tutti i giorni non fa altro che alimentare quella fuga di cervelli che a parole si dichiara voler arrestare.
Se il decurtamento di oggi è frutto di una miopia senza pari, chiediamo che il governo si assuma quel che gli compete ossia di "governare" e di individuare nella ricerca la priorità del Paese, dotandola di risorse adeguate.
Con il ministro Mussi ci aspettiamo che il chiarimento auspicato intervenga il più presto e seguano fatti concreti.