Il problema non è il diritto all’astensione del tutta legittima, come altrettanto legittima è il diritto della chiesa cattolica ad esprimere la propria opinione. Il problema è che la chiesa ha scelto di fare una vera e propria campagna politica sui quesiti referendari entrando pesantemente nella vita politica italiana. Sicuramente non è l’atteggiamento di una chiesa pastorale che tenta di convincere i propri fedeli, anche di fronte a scelte diverse, a seguire la verità cattolica ma si è pensato bene d’intraprendere la strada, certo più semplice, di imporre a tutti con una legge di Stato una visione del mondo.
La procreazione assistita rappresenta nel panorama italiana il conflitto fra due culture profondamente diverse: coloro che difendono la legge 40/2004 hanno una propria verità del tutto rispettabile ma con prepotenza intendono imporla anche a chi non ci si riconosce, mentre coloro che sono per i quattro sì ritengono che dal momento che questi temi riguardano scelte personali, individuali e toccano spesso la sfera privata di ciascuno, che i cittadini debbano avere la possibilità di scegliere liberamente e responsabilmente e questo lascia intatta la possibilità di seguire le indicazione della chiesa cattolica. Se ci sarà informazione e conoscenza sui i referendum saranno gli stessi cattolici che andranno a votare e voteranno per la libertà perché la loro opinione acquisterà significato e ricchezza.
Da questo atteggiamento della chiesa cattolica traspare la paura e sfiducia nell’individuo (soprattutto nei cattolici) e nella scienza.