In Toscana al via l’iter per la legge “Liberi Subito”

Verificate le quasi 10.000 depositate a marzo, la Regione ha dichiarato la procedibilità della proposta di legge

Il 19 giugno, su richiesta del Tribunale di Firenze, la Corte costituzionale si esprimerà sul caso di Massimiliano, 44enne di San Vincenzo (Livorno) accompagnato in Svizzera con l’aiuto di Marco Cappato e due disobbedienti civili

Il Consiglio Regionale della Toscana ha dichiarato ufficialmente la procedibilità della proposta di legge regionale di iniziativa popolare “Liberi Subito”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni per regolamentare tempistiche e modalità per accedere all’aiuto medico alla morte volontaria. A seguito della verifica delle quasi 10.000 firme di cittadini e cittadine toscane depositate lo scorso 14 marzo, dunque, l’iter della proposta di legge potrà prendere il via in Regione Toscana. La proposta di legge sarà assegnata alla competente Commissione consiliare per l’esame della proposta.

La Toscana è stata la quindicesima Regione nella quale è stato presentato il testo dell’Associazione Luca Coscioni. La proposta di legge popolare (nel pieno rispetto delle competenze regionali e in ottemperanza a quanto previsto dalla sentenza 242/2019 – con valore di legge – della Corte costituzionale), mira a garantire tempi e procedure certi alle persone malate che inviano richiesta di verifica delle proprie condizioni al Servizio sanitario nazionale per accedere al cosiddetto “suicidio medicalmente assistito” secondo quanto previsto dalla Consulta, che ha reso lecito l’aiuto alla morte volontaria solo a determinate condizione elencate nella pronuncia.

Intanto, il prossimo 19 giugno la Corte costituzionale, su richiesta del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze, è chiamata a esprimersi sul tema del “suicidio medicalmente assistito”, per la seconda volta dopo il caso di Dj Fabo, ora sul caso di Massimiliano, toscano 44enne, affetto da sclerosi multipla.

Massimiliano, infatti, era stato aiutato da Marco Cappato, rappresentante legale dell’Associazione Soccorso Civile, da Chiara Lalli e Felicetta Maltese, a raggiungere la Svizzera per poter ricorrere all’aiuto medico alla morte volontaria. Massimiliano era dovuto andare nel Paese elvetico perché non era dipendente da un trattamento di sostegno vitale inteso in senso restrittivo (come per esempio dispositivi, farmaci o macchinari sanitari con la funzione di rallentare il progredire della malattia e quindi il decesso), nonostante fosse dipendente totalmente da assistenza di terze persone per sopravvivere. Per questo avrebbe potuto incontrare ostacoli nell’accedere all’aiuto medico alla morte volontaria in Italia.