Dichiarazione di Filomena Gallo e Mirella Parachini, rispettivamente segretario e membro di direzione dell’associazione Luca Coscioni, per la libertà di ricerca scientifica
Roma, 23 febbraio 2017
Con riferimento alle polemiche sollevate ieri in seguito alla selezione dell’Ospedale San Camillo di Roma di due medici per garantire il servizio di interruzioni di gravidanza, l’Associazione Luca Coscioni rileva che di fatto è stata accolta una delle proposte pratiche che da anni proponiamo alle Regioni, affinché sia correttamente applicata la legge194.
Dichiara Filomena Gallo:”Il Consiglio d’Europa ha bacchettato l’Italia nel 2014 perché viola i diritti delle donne che -alle condizioni prescritte dalla legge 194/1978 – intendono interrompere la gravidanza, a causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza e nel 2016 sempre sulla 194, per l’alto numero di medici obiettori, per il modo in cui sarebbero discriminati i medici non obiettori, vittime di diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”.
Continua la Dr.ssa Mirella Parachini: ”Nel Lazio l’80,7% dei medici sono obiettori di coscienza, inoltre più del 50% degli anestesisti fa obiezione FONTE: Ministero della Salute, in alcune province del Lazio è impossibile interrompere una gravidanza”.
Precisa Filomena Gallo: “in passato insieme al Presidente nazionale dell’AIED – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica, Mario Puiatti, abbiamo presentato un esposto con lo scopo di chiedere alla Procura della Repubblica di Roma di indagare la situazione di illegittimità in cui versano le strutture ospedaliere pubbliche indicate, e dunque valutare l’esistenza di ipotesi di reato perseguite dal codice penale. Inoltre, l’Associazione ha inviato a tutte le Regioni proposte concrete per garantire, oltre il diritto all’obiezione, il diritto delle donne ad abortire. Tra le proposte vi era la possibilità di bandire concorsi riservati a medici non obiettori”.
La legge 194, stabilisce che gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste di IVG (interruzione volontaria di gravidanza). Dunque, fermo restando la possibilità per i medici di sollevare obiezione di coscienza, non è previsto che tale obiezione debba essere pagata dalle donne che – rivolgendosi a strutture consultoriali od ospedaliere – si trovino di fronte alle serie difficoltà causate dall’assenza o dalla scarsezza di personale non obiettore. “La legge prevede anche che la Regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale. Dunque, affida alle istituzioni l’obbligo di organizzare le strutture sanitarie in modo tale da garantire l’attuazione della legge – prosegue Gallo –A dimostrazione del fatto che le polemiche sollevate ieri in seguito alla decisione del San Camillo nascono dall’ignoranza e/o dal chiaro intento di strumentalizzare un caso specifico nel mancato rispetto, ancora una volta, dei diritti delle donne e dei medici”.
Il servizio di IVG che la legge annovera fra i servizi sanitari pubblici che devono essere garantiti non può dunque trovare ostacolo nell’obiezione di coscienza, in quanto laddove la struttura ospedaliera non fornisca tale servizio incorrerà nelle maglie repressive dell’art. 340 c.p., che punisce “chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge, cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità”. “In definitiva il raccordo e il bilanciamento tra le convinzioni morali del medico ed il rispetto dei diritti del cittadino – afferma Filomena Gallo – dovrebbe comportare che ogni struttura sanitaria sia nelle condizioni di garantire un servizio previsto dalla legge alla pari di ogni altro diritto sanitario. Partendo dal suggerimento promanante proprio dal giudice amministrativo (sent. TAR Puglia 14/09/2010, n. 3477, sez. II), si ritiene che si possano formulare bandi che prevedano il 50% di medici obiettori e il 50% di medici non obiettori. Ma a monte, riteniamo che la Regione possa istituire dei veri e propri albi che indichino la scelta di ogni sanitario in modo da pubblicizzarla e renderla accessibile ai pazienti.”
Abbiamo elaborato con i giuristi, i parlamentari, i filosofi morali, i medici e i rappresentanti dei consultori una linea d’azione da adottare con urgenza a fronte dell’elevata percentuale di medici obiettori che rende sempre più difficile per le donne interrompere la gravidanza in tempi brevi e in sicurezza.
Le proposte concrete che l’Associazione Luca Coscioni e l’AIED hanno inviato a tutte le Regioni per garantire, oltre il diritto all’obiezione, il diritto delle donne ad abortire sono:
– Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
– Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
– Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
– Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
– Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.
Filomena Gallo e Mirella Parachini concludono: “La politica non può far finta che in Italia non esista un problema di mancata corretta applicazione della legge 194, una norma che è bene ricordare aveva fatto scomparire la piaga degli aborti clandestini. Tutte le Regioni e il Ministero della Salute dovrebbero procedere per evitare interruzione di servizio di IVG nel pieno adempimento della legge194 si chiede solo di applicare una legge a contenuto costituzionalmente vincolato. La Corte Costituzionale nel 75 con sentenza 27ha affermato che” non esiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi è già persona, come la madre, e la salvaguardia dell’embrione che persona deve ancora diventare”, attualmente tale diritto per le donne che vivono in Italia è vanificato. I rimedi esistono, occorre volontà politica ora tutte le regioni proseguano seguendo questo esempio”.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.