Laura Santi, tramite i suoi legali, ha presentato reclamo contro l’ordinanza di primo grado del Tribunale di Perugia

L’ordinanza è incompleta rispetto alle richieste formulate. L’udienza si è svolta oggi nel Tribunale del capoluogo umbro

Lo scorso 11 luglio, il Tribunale di Perugia, a seguito del ricorso d’urgenza presentato da Laura Santi, affetta da sclerosi multipla, contro l’azienda sanitaria, aveva accertato e dichiarato il suo diritto ad accedere al suicidio medicalmente assistito nonchè ad ottenere un parere del Comitato etico regionale entro i successivi 60 giorni.

Laura Santi, tramite i suoi legali, ha deciso di proporre un reclamo contro questa decisione perché, pur accertando il suo diritto a ottenere quanto richiesto, si limitava a dichiarare l’esistenza di questo diritto senza però ordinare all’azienda sanitaria di provvedere nella forma adeguata a tutte le fasi indicate dalla Corte costituzionale e dunque mettere Laura Santi nelle condizioni di poter scegliere sul proprio fine vita.

Questa mattina si è tenuta l’udienza dinanzi al Tribunale di Perugia, in composizione collegiale, dove i legali di Laura Santi, insistendo sui motivi del reclamo hanno rappresentato l’esigenza, sempre più urgente, di dare piena attuazione a tutti i punti della sentenza n. 242 del 2019 e dunque di completare la procedura di verifica prevista dalla Consulta, includendo anche l’individuazione del farmaco e delle modalità di autosomministrazione e all’esito ove le condizioni della Signora Laura Santi fossero corrispondenti a quanto previsto dal giudicato costituzionale, a  fornire l’assistenza necessaria completa di farmaco affinché, quando la ricorrente deciderà, se deciderà, possa procedere con l’autorizzazione del farmaco.

Così i legali hanno discusso e contestando anche le conclusioni a cui l’azienda sanitaria era arrivata rispetto al requisito del trattamento vitale, dal momento che la relazione medica dava atto della piena dipendenza di Laura Santi da terze persone, che per lei dunque rappresentavano un vero e proprio sostegno vitale.

La difesa dell’azienda sanitaria insiste affermando di aver correttamente adempiuto ai propri doveri e che, stante l’accertata insussistenza del requisito di trattamento di sostegno vitale, ha ritenuto di non dover procedere oltre con l’iter indicato dalla Consulta e ha prodotto il solo parere del comitato etico datato 5 settembre non trasmesso alla ricorrente e incompleto.

Filomena Gallo, difensore che coordina anche il collegio legale di Laura Santi, composto anche dagli avvocati Angelo Calandrini, Francesca Re e dalla dottoressa Alessia Cicatelli, afferma: “Abbiamo sollecitato ripetutamente negli ultimi mesi l’azienda sanitaria a completare le verifiche previste dalla sentenza 242/2019, abbiamo presentato ricorsi e denunce penali per chiedere qualcosa che è semplicemente previsto dalla procedura risultante dalla sentenza costituzionale sul caso Cappato: ovvero individuare il farmaco e le modalità di somministrazione e ottenere il parere del comitato etico e oggi a sorpresa  apprendiamo che il parere c’è da 17 giorni ma è incompleto e non è stato trasmesso. Ci si chiede se così si rispetta la libertà di scelta di una malata che attende“. Continuano gli avvocati Francesca Re e Angelo Calandrini, difensori insieme a Gallo: “Laura Santi sta attendendo il completamento di una procedura che in altre regioni come il Veneto è stata eseguita senza la necessità di un intervento del Giudice. Ci aspettiamo che sia ordinato un termine tassativo di adempimento affinché la signora Santi abbia pieno rispetto dei suoi diritti”.

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni conclude affermando “la necessità e l’urgenza di intervenire anche a livello regionale – vista la latitanza persistente del Parlamento – per definire i tempi e le modalità con cui le persone malate hanno diritto di ricevere una risposta, ai sensi di una sentenza costituzionale che ha valore di legge e dunque deve essere applicata senza discriminazioni”. “Per questo motivo – continua Cappato – in molte regioni d’Italia stiamo promuovendo una legge regionale attraverso la campagna Liberi Subito. Attendere tempi indefiniti senza alcuna garanzia sulle procedure, per le persone che soffrono condizioni di patologia grave e irreversibile è profondamente lesivo del diritto alla salute e all’autodeterminazione”.