“Anna” possiede tutti i requisiti per accedere alla morte volontaria assistita in Italia

Questo il parere della Commissione multidisciplinare nominata dall’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, che ha terminato le verifiche. Ora manca solo il parere del Comitato etico

Venerdì 11 agosto si svolgerà il deposito presso il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia delle 7mila firme raccolte sulla Proposta di Legge Regionale “Liberi Subito”

La Commissione medica multidisciplinare nominata dalla ASUGI ha terminato la verifica delle condizioni di “Anna” e, in risposta alle richieste del Tribunale di Trieste, ha confermato che sussistono tutti i requisiti per accedere alla morte volontaria assistita.

“È davvero importante il riscontro positivo della Commissione multidisciplinare della ASUGI che, nel dichiarare sussistenti tutti i requisiti indicati dalla Consulta con la sentenza 242/2019, ha affermato come l’assoluta e completa assistenza da parte di terzi cui ‘Anna’ è continuamente sottoposta, anche per l’espletamento delle funzioni di vita quotidiane, è un trattamento di sostegno vitale in assenza del quale non potrebbe autonomamente sopravvivere”, dichiara Filomena Gallo, Avvocata e Segretaria Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni che coordina il collegio legale di studio e difesa di “Anna” insieme agli avvocati Francesca Re, Angelo Calandrini e la dottoressa Alessia Cicatelli.

Continua l’Avvocata Gallo: “questo dimostra che le strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale o Regionale, indicate dalla Consulta come gli organi deputati a verificare la sussistenza dei requisiti per accedere all’aiuto alla  morte volontaria  assistita e che conoscono le condizioni con cui i malati si trovano a convivere quotidianamente, individuano, a seguito della verifica della condizione delle persone malate con diverse patologie e diverse condizioni di cura e assistenza, diversamente per competenza – rispetto ai giudici – che il requisito del ‘trattamento di sostegno vitale’, deve essere valutato fornendo una visione d’insieme più ampia e maggiormente rispondente alla reale situazione in cui i malati come ‘Anna’ si trovano a (soprav)vivere”.

“Oggi ‘Anna’ è ancora più vicina a ottenere quello che le spetta di diritto: il riscontro definitivo alla richiesta di verifica delle condizioni previste dalla sentenza Cappato della Corte costituzionale, che ha indirizzato alla ASUGI addirittura nel novembre 2022. Abbiamo chiesto alla ASUGI di attivare velocemente il comitato etico competente che, tramite il ‘parere del Comitato Etico Unico Regionale – CEUR rilasciato su richiesta di ASUGI del 23.12.2022’ avente come oggetto ‘accesso legale all’aiuto al suicidio’ ha indicato nel ‘Nucleo etico per la pratica clinica’, istituito con la delibera della Giunta Regionale n. 73 del 22 gennaio 2016, come soggetto territorialmente competente; affinché emani il proprio parere, a seguito del quale l’Azienda Sanitaria potrà elaborare la propria relazione finale indicando anche il farmaco letale, le metodiche di autosomministrazione, il luogo ove ciò potrà avvenire con l’assistenza del medico dell’ASUGI e la fornitura di farmaco e la strumentazione necessaria ad ‘Anna’, che così potrà essere finalmente libera di decidere se e quando accedere all’aiuto alla morte volontaria assistita”, dichiara in ultimo l’Avvocata Filomena Gallo.

In conclusione, Filomena Gallo e Marco Cappato ricordano che “proprio tra pochi giorni saranno depositate le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare Liberi Subito anche in Friuli Venezia Giulia, perché una norma che prevede tempi certi entro cui espletare la procedura indicata dalla Consulta eviterà a tutte le ‘Anna’ di attendere quasi 9 mesi per ottenere la verifica della sussistenza dei requisiti di legge”.

Appuntamento dunque venerdì 11 agosto quando l’Associazione Luca Coscioni depositerà in Regione le 7000 firme raccolte a favore della proposta di legge regionale sul Suicidio assistito Liberi Subito, il testo che mira a regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria, determinando tempistiche e procedure certe ed evitando nuove lunghe attese come quelle cui è stata costretta la signora Anna.

Alle ore 10, è previsto il ritrovo in Piazza Cavana, quindi seguirà un corteo fino a Piazza Oberdan, dove alle ore 11 avverrà il deposito delle firme presso il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, con successiva conferenza stampa, cui prenderà parte il Comitato Promotore dell’Associazione Luca Coscioni.

— Approfondimenti —

➡ La Proposta di legge regionale “Liberi Subito”

Il Friuli Venezia Giulia non è l’unica regione ad aver avviato l’iter della legge regionale.

La Regione Abruzzo, come già fatto da Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, ha già ritenuto che le norme contenute nella proposta di legge rientrino nelle sue competenze e siano rispettose della Costituzione italiana. Oltre a queste, anche Sardegna, Puglia e Marche hanno depositato la PDL, ma tramite l’iniziativa di alcuni consiglieri regionali, così da rendere non necessaria la raccolta firme. Analoga proposta verrà depositata in Basilicata e Lazio, grazie all’azione dei Comuni. Il Piemonte invece sta completando la raccolta delle firme necessarie.

➡ Fine vita in Italia

L’aiuto alla morte volontaria assistita, il cosiddetto “suicidio assistito”, in Italia è regolamentato dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a determinate condizioni, da verificare tramite il Servizio Sanitario Nazionale che riceverà la richiesta della persona malata e procederà con l’esame delle sue condizioni seguendo le modalità previste dagli articoli 1 e 2 della legge sulle Dat  (219/17) e delle modalità per procedere, seguito poi dal parere del comitato etico territorialmente competente. Si può accedere a condizione di essere: pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, affetti da una patologia irreversibile fonte di intollerabili sofferenze e tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale.

Federico Carboni, marchigiano, e “Gloria”, veneta, sono i due italiani che al momento sono riusciti a ottenere la morte volontaria assistita in Italia. Altre due persone, Stefano Gheller e “Antonio”, sempre in Veneto e nelle Marche, hanno ottenuto il via libera dal Servizio Sanitario Nazionale in sede di servizio regionale previo parere del Comitato Etico competente della regione di appartenenza e sono dunque ora liberi di scegliere il momento più opportuno per confermare le proprie volontà o attendere, modificando le proprie intenzioni iniziali.

Altri poi vorrebbero accedere all’aiuto alla  morte volontaria assistita e sono in attesa della verifica delle condizioni, ma sono finiti intrappolati nelle sabbie mobili delle lungaggini burocratiche e vittime del reato di “tortura” da parte dello Stato (attualmente è nota la vicenda di Laura Santi in Umbria e di Anna in Friuli Venezia Giulia),  costrette a un interminabile percorso nei tribunali, direttamente proporzionale a un peggioramento delle loro condizioni di salute.

Numerosi invece, perché potenzialmente discriminati dalla sentenza della Corte Costituzionale,  sono i connazionali ancora costretti a emigrare in Svizzera, tra quelli  assistiti da Marco Cappato e i “disobbedienti civili” iscritti a Soccorso Civile si ricordano Elena (Veneto), Romano (Lombardia), Massimiliano (Toscana) e Paola (Emilia Romagna), le cui condizioni di “dipendenza da trattamenti classici intesi di sostegno vitale” potrebbero essere potenzialmente riconducibili a una interpretazione restrittiva della sentenza della Consulta. Motivo per cui dopo l’aiuto fornito da Marco Cappato, Felicetta Maltese, Chiara Lalli e Virginia Fiume, assistiti dall’Avvocata Filomena Gallo e dal collegio legale dell’Associazione Luca Coscioni, hanno esposto i fatti alle autorità competenti, affinché la magistratura chiarisca se l’aiuto fornito a queste persone malate rientra nell’area di non punibilità previsto dalla Corte Costituzionale con la sentenza Cappato. I tribunali coinvolti stabiliranno se la condizione di queste persone malate siano elementi che rientrano nell’area di non punibilità definita con la sentenza 242/19 della Corte Costituzionale.

Infine vi sono casi come Fabio Ridolfi e Giampaolo, costretti a rinunciare al lungo e faticoso percorso scegliendo loro malgrado il ricorso alla sospensione delle terapie e una lenta morte sotto sedazione profonda con il distacco della nutrizione e dell’idratazione artificiali, un epilogo che non avrebbero desiderato.