Diritti civili, Cappato: “Chi lancia l’allarme sui putiniani sono gli autori di una legge bidone”

Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni bacchetta la Sinistra durante la relazione di apertura del XIX Congresso dell’Associazione

Difficile non provare amarezza nel sentire dai vertici del fu “campo largo” o sedicenti progressisti lanciare l’allarme sul “Fontana putiniano” o “La Russa fascista”, quando sono stati loro ad aprire la strada al successo elettorale di questa destra dopo anni di vuoto pneumatico, di nulla assoluto – nel concreto – sui diritti civili, sui quali ora lanciano allarmi nei salotti tv”, inizia così la relazione di Marco Cappato a Modena dove riunito fino al 16 ottobre per il XIX Congresso dell’Associazione Luca Coscioni intitolato “Per la vita”.

Proprio dal principale appuntamento annuale – patrocinato dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – in corso presso l’aula Magna del Tecnopolo, la realtà attiva a livello internazionale a tutela delle libertà civili definirà gli obiettivi politici 2023 in tema di Fine Vita, Ricerca Scientifica, Aborto, Fecondazione assistita, Disabilità, Cannabis, Democrazia partecipativa, Salute mentale.

“Le loro sono battaglie verbali, dopo che i loro Presidenti delle Camere e i loro capigruppo non si sono mai battuti per la discussione delle leggi di iniziativa popolare. I loro ministri non sono ad esempio stati in grado di pubblicare dati aperti sull’aborto né sul testamento biologico. Sul fine vita hanno prodotto una vera e propria ‘legge bidone’ – prima firma Pd e M5S- che andava addirittura a indebolire i diritti previsti già riconosciuti dalla Corte Costituzionale. Pensavano di fare come sul DDL Zan, per poi dare colpa alla destra cattiva.

Secondo un sondaggio Ipsos a nordest, La stragrande maggioranza degli elettori Letta (88%) e Conte (83%), ma anche di Meloni (81%) e Salvini (78%) di favorevoli a una legge sull’eutanasia. C’era la possibilità di vivere una storica primavera di partecipazione democratica con i referendum su Eutanasia e Cannabis, che avrebbe cambiato le sorti della politica italiana, perché Giorgia Meloni non avrebbe potuto presentarsi con l’immagine della leader vincente se fosse stato consentito al popolo italiano di batterla 4 mesi fa ai referendum.

Eppure, durante la raccolta firme, non una parola a supporto da parte dei capi del PD o dei 5 Stelle,  non un’azione decisa a supporto, a differenza dei loro militanti, attivisti e volontari, persino di tanti loro Parlamentari. I vertici si sono mobilitati nei corridoi per sabotarlo il referendum, con esecuzione materiale da parte della Corte costituzionale presieduta da Giuliano Amato.

“Finito di alzare gli striscioni – conclude – contro questo o quello, è tempo di lavorare con tutti gli strumenti della Costituzione (dalle leggi di iniziativa popolare ai referendum) per difendere la libertà e la scienza. Noi continuiamo -nonostante tutto- a volerlo fare assieme”.