Il senatore leghista Simone Pillon tra i relatori della legge sul Fine vita

Dichiarazione di Filomena Gallo e Marco Cappato

La calendarizzazione della legge sul suicidio assistito nelle commissioni Giustizia e Igiene e Sanità del Senato è sicuramente una buona notizia ma l’averla affidata a ben quattro relatori rischia di complicare l’adozione del testo finale.

Della Lega c’è già il presidente della Commissione giustizia, non era quindi necessario o automatico che uno dei coordinatori dell’iter dovesse esser affidato al Senatore Simone Pillon, noto fin dall’inizio della Legislatura per esser contrario a qualsiasi regolamentazione di scelta personale sul proprio corpo che non sia la criminalizzazione assoluta. La presenza di Pillon come relatore è emblematica di una volontà di scontro che non crediamo sia condivisa nemmeno da tutto il centrodestra.

Il voto alla Camera è stato infatti caratterizzato dall’ assenza di decine di parlamentari del centrodestra, alcuni dei quali hanno così affermato indirettamente la propria coscienza personale contro gli ordini di partito per non bloccare l’iter.

Nel 2018 e nel 2019 la Corte Costituzionale, nell’ambito della vicenda “Cappato-Antoniani”, ha invitato il Parlamento ad intervenire con una legge che tuteli i diritti di chi vuole intraprendere un percorso di fine vita. Occorre quindi una normativa che sia chiara nei principi e nelle procedure  e che soprattutto non discrimini determinate categorie di malati  diventando merce di scambio tra fazioni parlamentari.

Nel momento in cui si possono ancora apportare significative modifiche perché il testo sia inclusivo e risponda a quanto indicato dalla Consulta occorre che i relatori coordinino norme per consentire scelte consapevoli per chi deve affrontare la fine della propria vita in condizioni molto problematiche a causa di malattie rare o incurabili o terribili sofferenze.

Non mancheremo di monitorare da fuori l’operato delle commissioni, mentre continua la raccolta firme sul nostro appello al Parlamento. La nomina di Pillon, per quanto provocatoria, non deve diventare per nessuno un alibi o un pretesto per ritardare l’esame del provvedimento o rinunciare a migliorare il testo da parte di coloro che sostengono la legge, a partire dal Movimento Cinque Stelle e dal Partito Democratico.