Il Referendum cannabis è a rischio: rientrati dai comuni solo 125mila certificati su 500mila

Il deposito delle firme è previsto per il prossimo 30 settembre

Il comitato promotore promette denunce per discriminazione: “La ministro Cartabia proroghi al 31 ottobre, la burocrazia mette a rischio la democrazia”

Il Comitato Promotore Referendum Cannabis Legale ha stamani tenuto un walk around davanti al Ministero della Giustizia e un punto stampa per aggiornare sulla mobilitazione in corso per la presentazione di un referendum per la cannabis legale denunciando come “la velocità della firma online cozza con la burocrazia italiana: giovedì notte sono scadute le 48 ore a disposizione delle amministrazioni comunali per restituire i certificati elettorali richiesti via PEC dal Comitato” hanno detto Marco Perduca, Antonella Soldo, Riccardo Magi, Leonardo Fiorentini e Franco Corleone “A venerdì mattina, a fronte di 545.394 certificati digitali richiesti con 37.300 email certificate inviate ai comuni (ogni PEC contiene dai 2 ai 20 nominativi) sono rientrate 28.600 email per un totale di circa 125.000 certificati”.

“Senza questa documentazione che è stata richiesta nei tempi previsti dalla legge, il deposito delle firme delle oltre 590.000 sottoscrizioni il referendum cannabis è a rischio” dichiara Marco Perduca, presidente del comitato referendario.

Gli organizzatori del Referendum Cannabis rinnovano il loro appello, anche a nome di chi ha sottoscritto il quesito,  alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia affinché, come per tutti gli altri referendum in essere, il termine della consegna sia prorogato al 31 ottobre. I promotori si riservano di diffidare ed eventualmente denunciare chi non rispetta la Legge.