Una delegazione dell’Associazione Luca Coscioni e di Radicali Italiani, tra cui Mirella Parachini, membro di direzione dell’Associazione Luca Coscioni e vicepresidente della Fiapac, Mario Staderini e Silvio Viale, Segretario e Presidente di Radicali italiani, insieme ad alcuni ginecologi, consegnerà giovedì 11 ottobre, dalla 14:30 alle 15:30, al Ministero della Salute, sul Lungotevere Ripa 1, oltre 2000 scatole di mifepristone (RU486) utilizzate presso l’ospedale Sant’Anna di Torino per chiedere che il Ministro Balduzzi riveda l’indicazione del ricovero per l’utilizzo della RU486.
Nonostante le limitazioni e il boicottaggio ideologico, nel 2011 oltre il 6% degli aborti sono stati fatti somministrando la RU486 in associazione con una prostaglandina due giorni dopo. La stragrande maggioranza delle donne sono andate a casa in attesa della seconda somministrazione, quella veramente abortiva. Al Sant’Anna di Torino, su 2181 donne solo 55 (2,5%) sono rimaste in ospedale per varie ragioni personali.
Come é emerso al XX Congresso Mondiale della FIGO (Federazione Internazionale di Ginecologia e Oestetricia), in corso in questi giorni alla Fiera di Roma, la RU486 é il “gold standard” per quanto riguarda l’aborto. L’uso della RU486 é indice di buona pratica clinica e non utilizzarlo rende clinicamente più difficili gli interventi abortivi.
Oggi la RU486 in Italia é autorizzata per:
– aborto medico in associazione con una prostaglandina fino a 49 giorni di gestazione (7 settimane + zero giorni; per questa indicazione nel 2011 é stata impegnata in oltre il 6% delle IVG fino a 90 giorni e nel 15% degli aborti fino a 62 giorni; in Europa é autorizzata fino a 63 giorni e può essere usata anche dopo nel primo trimestre.
– aborto chirurgio del primo trimestre; attualmente non utilizzato, tranne in casi particolari, per motivi organizzativi e per la necessità di somministrare a RU486 in pre-ricovero (cosa legale, ma scoraggiata dalla circolare che invita a tre giorni di ricovero);
– aborto del secondo trimestre; non usare la RU486 in questi casi è indice di malpractice e i responsabili della sanità (regione e direttori sanitari) dovrebbero essere citati per danni, perchè i vantaggi sono incomparabili rispetto alla somministrazione ad oltranza delle prostaglandine (il secondo farmaco che si associa alla RU486) come si fa oggi;
– morte endouterina del secondo trimestre; anche qua i vantaggi sono netti.
Inoltre la RU486 presenta notevoli vantaggi nell’aborto ritenuto (aborto interno) del primo e del secondo trimestre, per i quali deve essere utilizzata, anche se non autorizzata, perché non si capisce perché una donna che ha un aborto interno debba essere trattata peggio di una donna che ha chiesto un aborto volontario.
Il Dott. Silvio Viale, responsabile della struttura dipartimentale semplice di IVG dell’ospedale Sant’Anna di Torino ha dichiarato:
“L’11 ottobre alle ore 14:30 noi saremo al ministero per consegnare al ministro Balduzzi, o a chi ci riceverà, i sacchi della RU486 utilizzata a Torino per chiedere che venga rimosso le prescrizione, anacronistica e controproducente, di tre giorni di ricovero. L’Italia é l’unica paese in Europa e nel mondo a pensare di costringere le donne a tre giorni di ricovero. Se questo poteva essere una concessione politica alle polemiche strumentali, oggi, a oltre due anni e mezzo dalla sua introduzione, alla luce delle evidenze non ha più motivo di estere. Si dia ai medici la responsabilità del ricovero o meno in accordo con la donna. Infine si istituisca una commissione scientifica nazionale fatta dai medici coinvolti negli aborti per definire i protocolli medici e chirurgici per l’aborto volontario e spontaneo del primo e del secondo trimestre. Da un governo tecnico, da un ministro tecnico, mi aperto finalmente una visione tecnica e scientifica, che cosideri la RU486 e l’aborto alla stregua di ogni altra procedura medica. Sono forse i dentisti a definire i protocolli per la cardiochirurgia?”
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.