Per vivere, non sopravvivere

Un uomo affamato pensa a soddisfare la sua fame prima che a qualsiasi altra cosa. Venderà la libertà e tutto il resto per un boccone di cibo. Tale è la condizione di milioni di individui. Per loro, la libertà, Dio e tutte le parole di questo genere sono semplicemente delle lettere messe insieme senza il minimo significato. Li urtano. Se vogliamo dare a questa gente il senso della libertà, dovremo procurare loro almeno il minimo per vivere. E quando avranno acquistato fiducia in se stessi e saranno in grado di mantenersi, potremo parlare loro di libertà ecc. Perciò, quanti porteranno a loro i mezzi per procurarsi una crosta di pane, saranno i loro liberatori e saranno anche quelli che li indurranno ad aver fame di libertà

Queste parole, pronunciate più di settant’anni fa in un paese del Terzo mondo, mantengono tutta la loro validità oggi e qui nel settimo paese industrializzato. Non si può parlare di felicità a chi non ha di che campare. Quindi un reddito che consenta di sopravvivere a tutti, ha una sua ragion d’essere. Ma che questo reddito stimoli significativamente i consumi e quindi crei lavoro, almeno a breve termine è una scommessa: io se dovessi riceverlo, oltre a sfamarmi, penserei a saldare i debiti (per esempio per non farmi buttare fuori di casa) prima che a comprarmi un vestito nuovo.

Scopo della Politica, è far si che tutti VIVANO, non solo sopravvivano

Per vivere con dignità e soprattutto un poco di felicità non basta avere di che vivere. Una volta soddisfatte le necessità primarie, bisogna sentirsi utili. Per sentirsi utili, bisogna avere un lavoro. Non chissà che: contribuire a mettere in sicurezza l’argine di un rivo può bastare per sentirsi un po’ meno depressi. Per dare un lavoro, lo Stato deve investire nei propri cittadini. Perché lo Stato investa deve averne i fondi. Per trovarli ci sono molti modi e fare debiti (deficit) forse non è quello migliore. Ad alcuni modi che il Governo avrebbe potuto esplorare, più rispettosi delle generazioni che verranno ed equi, si è preferito rinunciare in partenza.

Per esempio, l’evasione fiscale sottrae risorse agli investimenti per una cifra compresa fra i 250 e i 270 miliardi di euro, un valore pari al 18% del PIL annuoChe si chiami “pace fiscale” o “saldo e stralcio”, l’impressione è che chi non ha pagato le tasse (laddove nella più parte dei casi è ben difficile determinare se non abbia potuto o non abbia voluto) venga premiato a differenza di chi lo ha fatto.

“Al lavoratore deve venire assicurato non solo un salario con cui possa vivere, ma un lavoro quotidiano che non sia soltanto ingrato”. Anche queste parole sono state pronunciate molti anni fa. Anch’esse mantengono qui e ora tutto il loro significato.

Buon anno 2019