Vivere il morire

Da anni si verificano dei giochi al massacro su cittadini che chiedono solo di poter terminare un vivere non più tollerabile in sofferenze proprie e accompagnati ed appesantiti dalle sofferenze dei propri cari. Sì, parlo di Mario, e ricordo i tanti Mario che negli anni passati ho conosciuto attraverso le loro parole, richieste urgenti, dopo un vivere il proprio morire lento e tragico, spesso non capiti nemmeno dai propri cari.

Conoscere vite salvate dopo un tentativo estremo di fuggire da un dolore continuo e profondo fisico e morale è diventato sofferenza continua. Non posso e non devo fermarmi qui. Torno indietro di molti anni. Ho passato il mio vivere e il mio morire, – sì il mio morire – con Piero Welby, persona che visse in modo consapevole il morire di tutte le creature. In una sua lettera alla anziana zia Suor Emilia cita Teognide: Stolti e dissennati sono gli uomini: piangono chi muore e non il fiore della giovinezza che appassisce.

Tutti noi umani dovremmo vivere in questa consapevolezza del lento appassire. Sì proprio tutti, anche chi si è dato l’incombenza di far vivere al meglio, in salute, altri umani. Chi si propone a questo servizio all’umanità. Gli operatori per la salute, dovrebbero ancor meglio capire fino a che punto possano insistere a prolungare l’appassire lento di corpi, di menti e aiutare ad accettare il cambiamento lento ma continuo.

L’Istituto Superiore della Salute ha prodotto dei manuali (oncologia e SLA) di dialogo tra cittadini pazienti e operatori sanitari. Sono delle guide per le cure e il rapporto delle equipe curanti in contatto con i cittadini pazienti, elaborate sulla base di esperienze personali, rispettando le aspettative di associazioni di pazienti, chiamate anch’esse alla collaborazione e discussione con gli specialisti della salute.

Ma se questi manuali non vengono dati in mano agli operatori sanitari: medici specialisti e curanti vari, psicologi e psicoterapeuti, rimangono carta straccia. Sono convinta che un dialogo continuo e aperto tra cittadini-pazienti e cittadini-curanti possa essere la soluzione per arrivare anche all’accettazione di una morte volontaria assistita.

Tale scelta potrà entrare a Far parte delle cure e diventare una pratica accettata in certe difficili condizioni di ulteriore sofferta sopravvivenza, senza diventare sensazione, ma pratica obbligata di coscienza in determinate situazioni, come appunto il nascere. Non vorrei che la legge per l’eutanasia rimanesse solo un mio sogno come lo fu per Piero Welby.