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Martedì 3 Dicembre il Dipartimento per gli Affari dei Veterani degli Stati uniti ha annunciato lo stanziamento di un finanzimento da 1,5 milioni di dollari per la ricerca dell’agenzia governativa affiliata alle università Brown e Yale per approfondire gli effetti della terapia da MDMA sui sintomi del disturbo da stress post-traumatico, PTSD, e sul disturbo da uso di alcol.
A Gennaio 2024 il Dipartimento avevano comunicato l’intenzione di avviare nuove ricerche sulle potenzialità terapeutiche delle molecole psichedeliche per le migliaia di militari che soffrivano di PTSD a seguito di eventi o combattimenti in giro per il mondo.
Quanto ufficializzato nei giorni scorsi sarà il primo studio sull’utilizzo di una sostanza psichedelica nell’ambito di un trattamento sanitario finanziato dal dipartimento affari veterani dal 1963, quando presso un ospedale militare del Kansas venne testato l’utilizzo dell’LSD per a cura dell’alcolismo, una dipendenza molto diffusa tra i militari che rientrano in patria dopo lunghi periodi passati i zone di conflitto.
L’iniziativa ha ricevuto il plauso e il sostegno da parte delle associazioni di reduci militari; da notare che anche molti degli eletti repubblicani del novembre scorso e alcune delle persone scelte da Trump par far parte della sua amministrazione e di varie agenzie hanno rapporti stretti con le associazioni di veterani che, solitamente, antepongono gli interessi degli ex-militari alle “discipline” di partito.
Come sostiene il veterano della marina Brandon Bryan, “non possiamo permetterci di ignorare soluzioni che funzionano semplicemente perché sfidano lo status quo”.
A fargli eco, il gruppo no-profit Veterans Exploring Treatment Solutions, il quale ha espresso soddisfazione per l’attenzione che la comunità scientifica sta riconoscendo alle condizioni cliniche dei veterani particolarmente preoccupata dell’incredibile numero di suicidi tra i veterani.
Un interesse accademico che, unito al ripensamento in atto negli USA circa gli utilizzi medici di sostanze storicamente proibite, inizia a far maturare significativi riscontri e possibilità di impiego terpeutico. Solo qualche giorno prima, Novembre 2024, la Food and Drug Administration aveva approvato uno studio su 320 veterani affetti da PTSD per consentire il loro trattamento con somministrazione di THC, il principio attivo stupefacente della Cannabis.
L’arruolamento dei veterani che saranno coinvolti nella sperimentazione con MDMA, per i quali è necessaria una doppia diagnosi di PTSD e disturbi da abuso di alcol, verrà avviato nel corso del 2025. Lo studio, che avrà durata quinquennale, sarà condotto presso il Providence VA Medical Center nel Rhode Island e il West Haven VA Medical Center nel Connecticut.
Al fine di risolvere le criticità metodologiche legate al “functional unblinding”, noto anche come smascheramento funzionale, un fenomeno che si verifica quando i partecipanti allo studio e i ricercatori riescono a capire a chi è stato somministrato il farmaco attivo e chi ha ricevuto il placebo, chi si troverà a far parte del gruppo placebo riceverà una somministrazione di MDMA a basso dosaggio. Una delle proposte avanzate alla FDA dalla Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS) in occasione della decisione dell’agosto scorso per riconoscere ufficialmente la molecola come vero e proprio farmaco di accompagnametoo della psicoterapia per il PTSD.
La necessità di rivedere certi protocolli è un aspetto di notevole rilevanza quando si parla di queste molecole perché diverse ricerche in materia di psichedelici hanno visto compromessa l’affidabilità dello studio proprio perché era visbile chi avesse ricevuto l’MDMA e chi il placebo.
La terapia a base di MDMA per il PTSD ha finora raggiunto risultati incoraggianti, come nel caso di uno studio finanziato da MAPS. La ricerca, che includeva la psicoterapia, ha dimostrato che l’87% dei pazienti ha riscontrato un miglioramento significativo dei sintomi quattro mesi dopo aver ricevuto i trattamenti, con un 67% dei partecipanti che non soddisfaceva più i criteri diagnostici per il disturbo da stress post-traumatico al termine degli studi.
Il finanziamento da parte del Dipartmento della Difesasi iscrive nell’ambito di un’iniziativa più ampia mediante la quale l’agenzia federale intende approfondire in sede scientifica i potenziali benefici di molecole come MDMA e psilocibina in associazione alla psicoterapia nel tentativo di trovare cure alternative a patologie comuni tra i veterani, come la depressione e, appunto, il PTSD.
Il sottosegretario competente per la salute dei militari del Dipartimento della Difesa Shereef Elnahal ha confermato che: “La Veterans Association è all’avanguardia nella ricerca clinica per la salute dei veterani, inclusa l’indagine sugli psichedelici per la salute mentale. Questo studio ci fornirà una migliore comprensione del potenziale della terapia assistita da MDMA come trattamento per i veterani”.
Lo studio è finanziato quindi non c’è il rischio che i soldi vengano ritirati, è da capire se e come la parte vicina ai veterani del Partito repubblicano o del movimento MAGA manterrà le promesse fatte in campagna elettorale di grande attenzione alle esigenze degli ex-militari. Anche Bob Kennedy Jr. nominato da Trump al Dipartimento per la salute, si è dichiarato favorevole all’uso degli psichedelici per i problemi dei veterani.