Sui diritti civili, l’unico modo per smuovere la situazione è il referendum

Oggi avrebbe dovuto riprendere la discussione della proposta di legge sul suicidio assistito, per dare attuazione alle sentenze della Corte Costituzionale. Invece ci troviamo di fronte all’ennesimo rinvio se non alla minaccia esplicita di farlo decadere come il ddl Zan. Destino condiviso con la proposta di legge sulla depenalizzazione di alcune modalità di utilizzo della cannabis. Un quadro abbastanza desolante, anche se il rischio più insidioso è che si tenti di boicottare i referendum, impedendo il voto, magari con l’approvazione di leggi al ribasso. 

Gran parte della classe politica teme il referendum e le file ai banchetti per la raccolta delle firme, viste questa estate hanno fatto suonare l’allarme, con la certezza che eventuali comitati per il NO avrebbero avuto poco seguito. Invito tutti a riflettere e a leggere alcuni articoli di stampa apparsi in questi giorni sul Venerdì di Repubblica e sull’Espresso, che rendono evidente come ormai sia tragicamente inadeguata la situazione in Italia, dove l’eutanasia è ancora definita omicidio del consenziente, un reato da codice penale. 

Davanti ad obiezioni integraliste e disumane, rivendico che solo il controllo sul proprio fine vita sia una delle poche fonti di serenità per chi vive come me una patologia irreversibile. La libertà di scelta è un diritto civile indiscutibile, trattandosi del vedere riconosciuta una possibilità, non certo una costrizione ad un obbligo, mentre nulla è stato ancora fatto per dare attuazione alle sentenze della Corte Costituzionale che aprono al suicidio assistito, ma tuttora inapplicate e inapplicabili.

Sono sempre più certo che l’unico modo per smuovere questa situazione sia ormai il Referendum, anche se rischiamo un grave tradimento della volontà popolare, che si verificherebbe con l’approvazione di leggi svuotate di ogni significato, solo per evitare il voto. Saremo e sarò io per primo vigile e attento nel denunciarlo.