Il 18 maggio 2021 è morto Franco Battiato. Creativo dal 1965, dal progressive rock alle avanguardie, passando per new wave e world music fino ad arrivare all’opera lirica, Battiato è stato uno degli innovatori della musica italiana. Insopportabile.
Il suo era canto e controcanto senza bel canto – poetiche giustapposizioni di luoghi comuni per raccontare quel che c’era al posto, forse, di quel che dovrebbe esserci.
“A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata
A Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie”
La produzione di Battiato è permeata di tagliente ironia meta-analitica velata di sottilissimo e costante ottimismo.
“Si può sperare
Che il mondo torni a quote più normali
Che possa contemplare il cielo e i fiori
Che non si parli più di dittature
Se avremo ancora un po’ da vivere
La primavera intanto tarda ad arrivare”
Attento a culture e suoni lontani o liminari, spesso sconosciuti o snobbati dall’intellighenzia musicale, non si risparmiava in collaborazioni con musicisti e voci apparentemente lontane dal suo spirito e dalla sua estetica.
Per anni Battiato ha avuto un dialogo speciale con Marco Pannella sostenendo molte delle lotte del Partito Radicale.
Il 19 maggio 2016 è morto Marco Pannella. Attivo dall’immediato dopoguerra, dall’antimilitarismo nonviolento all’antiproibizionismo militante, passando per i diritti civili, la fame nel mondo per arrivare al “liberismo” – e tantissime altre cose – Pannella è stato l’innovatore della politica italiana. Insopportabile.
Il suo era dire quel che faceva e fare quel che diceva per raccontare quel che c’era e prefigurare il futuro possibile.
Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia
Che crea falsi miti di progresso
Chi vi credete che noi siamo, per i capelli che portiamo?
Noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre
A cinque anni dalla sua morte, (almeno) tre dei temi che per un cinquantennio hanno occupato i pensieri e le azioni di Pannella sono tornati a essere centrali nel racconto mediatico di questi giorni: la riforma della giustizia, Israele e i referendum.
I più esperti, anche “ignoti” – quelli che pensano che ci sia sempre qualcuno che voglia impartire lezioni di ortodossia pannelliana – ci tengono a sottolineare che ciascuno ha il suo Pannella, che Pannella era un coacervo di contraddizioni per cui chiunque può sentirsi “legittimato” ad arraffare spizzichi e bocconi dal suo canestro di parole e che comunque nessuno può vantare interpretazioni autentiche.
Cerco un centro di gravità permanente
Che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
Avrei bisogno di
Cerco un centro di gravità permanente
Che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
Over and over again
La riforma della giustizia per come la proponeva Pannella – che si faceva forte della vicenda di Enzo Tortora, una vittima innocente della malagiustizia italiana – prevedeva un “giudice terzo” che fosse “civilmente responsabile” dei propri errori, che non fosse “obbligato ad agire penalmente” e che, forse sopra ogni altra cosa, non dovesse avere a che fare con migliaia di fattispecie di reati ereditati dal Ventennio fascista o inseriti nel codice penale per sanzionare comportamenti che spesso non avevano vittime. Decostruzione radicale di un sistema che negli anni aveva fatto, e continua a fare, dell’Italia un “delinquente seriale” davanti alle giurisdizioni internazionali. Talmente grave era, e resta, la situazione che prima ancora delle riforme occorreva, “tuonava” Pannella, un’amnistia per la Repubblica.
Pannella per primo, e per decenni da solo, ha avuto parole chiare su Israele, professandosi “sionista nonviolento”. Controcorrente, e contro i silenzi di quelli che gli erano più vicini, Pannella denunciava che “un palestinese fa notizia perché raggiunto da una pallottola israeliana” e che, eventualmente, se proprio si doveva andare incontro al pensiero (debole) dominante, si doveva semmai parlare di “due popoli e una democrazia” e che questa dovesse esser parte dell’Unione europea perché Israele era un’invenzione di europei. Difficile convincerlo che Israele dovesse essere e restare uno “stato ebraico”. Nessuna di queste riflessioni, analisi o proposte ha mai caratterizzato quelli che oggi sono a reti unificate i paladini di “Israele che ha diritto a difendersi” e del “desiderio dei palestinesi di avere uno Stato”.
E infine i referendum. In questi giorni, quel che resta dei mondi radicali sta organizzando la raccolta firme per referendum sulla giustizia e la depenalizzazione dell’omicidio del consenziente. Referendum che hanno trovato il sostegno, si spera fattivo, della Lega per quanto riguarda la giustizia, e del “centro-sinistra” minore e diversi 5 Stelle per quanto riguarda l’eutanasia. Aggregazioni simili si verificarono nell’ultima campagna referendaria che Pannella ha vissuto nel 2013, che non raggiunse le firme necessarie, e che solo lui reputò essere tutti pienamente radicali.
Nuove possibilità per conoscersi
E gli orizzonti perduti non si scordano mai
Anche se con intensità affievolita, prova ne sono queste poche righe, il 19 maggio c’è chi ricorda la “scomparsa” di Pannella. Pannella è progressivamente scomparso dal dibattito pubblico come dalle invocazioni dei suoi epigoni ormai prive della benché minima provocazione.
Ma spero che ritorni presto
l’era del Cinghiale Bianco.