In sciopero della fame: “La riforma delle carceri sia approvata prima del 4 marzo”

Dallo scorso 26 gennaio sono in sciopero della fame. Chiedo la definitiva approvazione dei decreti delegati di riforma dell’Ordinamento penitenziario prima delle elezioni politiche. Qui, le mie dichiarazioni riportate anche da Luciano Manna per La Gazzetta Merdionale di oggi.

Il carcere assurge ad emblema di un paese che da troppo tempo ha ridotto la sua carta costituzionale a carta straccia. La Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale. Dov’è, mi chiedo, il rispetto dell’ art 27 nel quale si afferma che la pena è finalizzata al recupero del reo? Dov’è il rispetto dell’ art. 111 che parla di ragionevole durata dei processi? L’Italia sul piano tecnico giuridico è uno Stato canaglia che viola  la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. L’Italia è un stato canaglia non solo sul fronte dell’amministrazione della giustizia o sul fronte delle carceri, ma anche sul fronte del mancato rispetto delle direttive comunitarie poste a tutela dell’ambiente e della salute. Lo dico anche a voi amici di Taranto che siete assolutamente consapevoli, a seguito della vicenda Ilva, che la strage di diritto e legalità si traduce inevitabilmente in strage di popoli e di vite.  Occorre lavorare per rimettere questo paese sul binario dello “stato di diritto” e del rispetto della legalità costituzionale. Si tratta di interrompere la flagranza di reato, per dirla come Marco Pannella, contro i diritti umani e la Costituzione repubblicana. Usiamo questo momento elettorale anche per dare corpo a battaglie che ci appartengo e che spero diventino patrimonio comune. Non si lotta solo quando le battaglie sono “popolari”, si lotta soprattutto quando c’è la necessità di guadagnare anche solo un centimetro di diritto e di legalità in più.