La revisione internazionale della cannabis rinviata a gennaio 2019

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Venerdì 7 dicembre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avrebbe dovuto rendere pubbliche le raccomandazioni elaborate dal gruppo di esperti sulla droga e le dipendenze, noto come ECDD, relative allo status giuridico internazionale della cannabis, così non è stato. A sorpresa, infatti, è stato fatto sapere che l’OMS, un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, avrebbe temporaneamente sospeso il proprio lavoro sulla rinviandole a gennaio.
All’inizio di quest’anno, l’ECDD aveva pubblicato una pre-revisione della cannabis che includeva prove incoraggianti che lasciavano prevedere una raccomandazione a favore della revisione della collocazione nelle tabelle delle Convenzioni della pianta oggi proibita. Secondo il comitato, che ha studiato decine di documenti, la ricerca dimostra che le componenti della pianta possono, tra le altre cose, trattare efficacemente il dolore e migliorare il sonno.
I risultati della pre-revisione del giugno scorso avevano portato a una revisione critica più approfondita che dovrebbe poi esser inviata alla Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti (CND) che è l’organo incaricato di decidere se la marijuana debba rimanere nella più restrittiva classificazione internazionale delle droghe in tabella 1. Ma venerdì, mentre le associazioni attendevano con ansia la pubblicazione delle raccomandazioni, l’OMS ha frenato e il comitato di esperti ha affermato che è necessario più tempo “per ragioni di definizioni finali delle deliberazioni”, o almeno così ha affermato in un comunicato il Consorzio internazionale per le politiche sulle droghe IDPC.
Delusi, ma forse ancor più preoccupati, gli osservatori delle varie ONG che, come l’Associazione Luca Coscioni, nei mesi scorsi avevano contribuito al processo di revisione critica dalle cannabis. “Questa decisione di bloccare i risultati della revisione critica della cannabis sembra essere motivata politicamente”, ha detto in un comunicato stampa Michael Krawitz, un ex-aviere degli Stati Uniti e sostenitore della legalizzazione che ha spinto per la riforma internazionale. “L’OMS ha risposto a molte domande sulla legalizzazione della cannabis, che non rientra nel loro mandato. Spero che l’OMS mostri coraggio e supporti il loro lavoro sulla cannabis, risultati che ci aspettiamo positivi in base alle recenti dichiarazioni dell’OMS e alle loro altre azioni oggi “. Le azioni a cui fa riferimento Krawitz includono la raccomandazione relative al tramadolo, antidolorifico oppioide, che non deve essere iper-regolamentato secondo i trattati internazionali, per la preoccupazione che tali restrizioni ne limitino l’accesso e danneggino i pazienti. Ad agosto scorso, il comitato aveva fatto una raccomandazione simile sul cannabidiolo puro, o CBD, uno dei principi attivi della cannabis.
La raccomandazione dell’OMS è un passo fondamentale ma tecnico, la decisione politica di passare poi alla re-classificazione della cannabis spetta agli stati membri della Commissione droghe delle Nazioni unite che si riunisce annualmente a marzo a Vienna. La sessione di quest’anno vedrà anche il cosiddetto “segmento ministeriale” che dovrà fare il punto di quanto accaduto dall’adozione della dichiarazione politica del 2009 e di come il documento adottato a New York nell’aprile 2016 dalla sessione speciale dell’Assemblea Generale dell’ONU venga tenuto di conto quando a livello nazionale si mettono in atto politiche di “controllo delle droghe”.