Responsabilità gestionale e penale

L’università californiana di Stanford è una delle più prestigiose al mondo. Il suo presidente è dal 2016 un altrettanto prestigiosa figura scientifica, che ha fornito, e continua a fornire, importanti contributi nel campo delle neuroscienze.

L’assunzione negli anni di impegni istituzionali crescenti gli ha richiesto tuttavia tempo ed impegno che è possibile siano andati sottratti alla partecipazione alle attività propriamente scientifiche condotte dal proprio gruppo di collaboratori.

Nel novembre 2022, l’università di Stanford ha annunciato che il consiglio di amministrazione avrebbe supervisionato un esame delle pubblicazioni del gruppo di ricerca in questione “per osservazioni secondo le quali alcuni articoli di neurobiologia di cui il presidente era coautore contenevano immagini manipolate”.

Una perizia tecnica di integrità scientifica aveva sollevato infatti dubbi su quattro articoli (in riviste come Science e Nature) in cui il presidente dell’università era coautore.

Quest’ultimo ha negato con veemenza le accuse di qualsiasi falsificazione dei dati, affermando “Questa è una serie di affermazioni incredibilmente oltraggiose che sono completamente e totalmente false”.

Ma il 19 luglio 2023, dopo la pubblicazione del rapporto d’esame emesso da una commissione tecnica nominata dal consiglio di amministrazione dell’università di Stanford , il presidente ha annunciato le sue dimissioni con effetto 31 agosto 2023, ed il ritiro o la correzione di cinque articoli scientifici.

Sebbene non vi fosse alcuna prova della manipolazione dei dati da parte del presidente direttamente, il comitato di revisione ha concluso che “in almeno quattro dei cinque documenti, vi era un’apparente manipolazione dei dati della Ricerca da parte di altri”.

Se il presidente non ha responsabilità diretta nella falsificazione dei dati, perché allora si è dimesso?

Perché, se è stata creata nell’ambito del laboratorio, tra i giovani ma anche e soprattutto tra i meno giovani, una cultura ove la valenza scientifica viene misurata essenzialmente in termini di parametri bibliometrici, prevalendo sul controllo di qualità ed integrità dei dati pubblicati, può accadere che messo sotto pressione, qualche collaboratore falsifichi i dati pur di arrivare prima di altri a pubblicarli.

In altre parole, Il direttore di laboratorio/presidente non ha potuto assicurare una gestione adeguata dell’attività scientifica, che fosse stata costruita negli anni su una cultura prevalente di integrità, piuttosto che di arrivare primi a tutti i costi .

Questa responsabilità di gestione dell’educazione e cultura all’interno di un laboratorio di Ricerca non ha niente a che fare con il diritto penale. Tutta la problematica del caso in questione è stata giustamente trattata dal consiglio di amministrazione dell’università di Stanford e nessun giudice ne è stato interessato.

Non esistendo un reato di frode scientifica, il direttore/presidente non ha avuto alcuna responsabilità penale, ma solo gestionale in quanto non in grado di trasmettere il giusto ordine di priorità ai propri collaboratori.

In Italia non è così purtroppo: se qualche fatto non ha rilevanza penale, ma solo conseguenze gestionali o anche solo limiti di opportunità, spesso viene considerato permesso. Per rimanere nella fattispecie, nel 2019, alcuni importanti scienziati ai vertici dell’oncologia milanese, furono dimostrati responsabili di simile inadeguatezza gestionale per manipolazione e frode scientifica dimostrata nei dati pubblicati dai loro laboratori. Ma sono rimasti tutti ai loro posti, non essendo stata trovata dal tribunale (erroneamente investito di una competenza che non era la sua) alcuna responsabilità penale.

In Italia, oltre a quello della Ricerca, in molti altri campi bisognerebbe che vertici dirigenziali di sufficiente statura etica oltre che professionale iniziassero ad assumersi le proprie responsabilità, senza intasare inutilmente i tribunali.