Secondo quanto stabilito nell’articolo 17 della legge del 2001 sul controllo dell’interruzione della vita su richiesta e del suicidio assistito (in seguito la Legge), il 24 marzo scorso è stata pubblicata la relazione delle Commissioni Regionali di Controllo AaM (in seguito RTE) per l’anno 2024¹.
Introduzione
Contrariamente a quanto pubblicato sovente dai media, l’assistenza a morire era di fatto legalizzata in seguito ad alcune sentenze della Corte costituzionale e dei tribunali minori già dal 1985, poiché il medico avrebbe potuto applicare l’AaM e l’assistenza al suicidio senza incorrere in sanzioni penali, seguendo i rigidi requisiti di accuratezza indicati nelle sentenze. A quei tempi, le segnalazioni, tramite il patologo comunale, erano inviate al Pubblico Ministero. Nel 1998 è stata costituita l’RTE, che poi si è occupata del controllo.
Seguendo la raccomandazione della World Federation Right to Die Societies, in seguito è utilizzata la terminologia “Assistenza a Morire”, abbreviata AaM, riguardo l’AaM e l’assistenza al suicidio.
Ulteriore aumento delle segnalazioni
Il numero di casi segnalati di AaM nel 2024 – 9.958 (nel 2023 erano 9.068) – è aumentato del 10% rispetto all’anno precedente (nel 2023 la crescita era il 4%). Significa anche un incremento in rapporto con i decessi: 172.049² del 2024 contro i 169.363 del 2023. In termini percentuali significa, i deceduti a seguito di AaM sono stati il 5,8% del totale (nel 2023 erano stati il 5,4%, mentre nel 2022 erano stati il 5,1%).
Questa tendenza all’incremento è visibile su un periodo più lungo, sia in termini assoluti che in relazione al tasso di mortalità. Quest’ultimo dato è più rappresentativo: basandosi solo sui dati assoluti si potrebbe giungere a conclusioni errate. Partendo dal 2001, l’anno primo dell’entrata in vigore della legge, i casi segnalati erano 3.800, saliti in 23 anni a 9.958, un incremento medio di 268 casi all’anno, mentre i decessi sono aumentati da 140.377 nel 2001 a 172.049 nel 2024.
Un’attenta applicazione dell’Assistenza a Morire
Per 6 casi, ossia lo 0,06% del totale, (nel 2023 erano stati 5 i casi, ossia 0,05% del totale) delle segnalazioni giudicate nell’ultimo anno – l’RTE ha deciso che il medico non ha agito in conformità ai requisiti di accuratezza, come stabiliti dalla Legge, durante l’applicazione dell’AaM. Questa percentuale è inferiore rispetto agli anni precedenti e rimane così bassa che, senza dubbio, si può trarre la conclusione che la pratica olandese dell’AaM è molto accurata. Ciò significa che i medici, nella stragrande maggioranza, agiscono con prudenza.
Per illustrare la pratica dell’applicazione della Legge, la relazione annuale contiene dieci pareri resi anonimi che concludono che i requisiti di accuratezza sono stati soddisfatti¹. Alla fine, osserva la RTE, detti – pochi – giudizi negativi avrebbero potuto essere evitati se il Codice Euthanasia 2022³ fosse stato seguito correttamente dai medici. Non risulta che l’RTE abbia deferito i medici all’Ispezione della Sanità e/o al Pubblico Ministero.
Segnalazioni nel corso dei 21 anni
Il 2023 è stato il ventunesimo anno dopo l’entrata in vigore della Legge sul controllo dell’interruzione della vita su richiesta e del suicidio assistito (la Legge)¹², che ha legalizzato l’AaM e l’assistenza nei Paesi Bassi. L’RTE controlla ogni segnalazione di AaM rispetto ai requisiti stabiliti nella Legge.
In questi ventun anni, 110.571 segnalazioni di AaM sono state giudicate dall’RTE. Di queste, solo 138 (lo 0,14%) non soddisfacevano i criteri di accuratezza. La grande maggioranza dei giudizi non conformi è stata archiviata e solo in alcuni casi – da contare sulle dita di una mano – portati davanti al giudice, si è arrivati al processo, sempre con l’assoluzione del medico. I medici denunciati sono stati assolti.
Il dibattito sociale
Anche il dibattito sociale e politico sull’AaM è continuato nel 2024. I principali argomenti sono:
- l’AaM per anziani relativamente sani che soffrono della stanchezza di vivere. Nel 2023 una proposta di legge in tal senso è stata presentata alla Camera dei deputati⁴. Si tratta della riformulazione della proposta del 2020 e ha recepito le osservazioni del Consiglio di Stato. Fino ad oggi, la proposta non è stata ancora calendarizzata.
- Nel settembre 2022 la Cooperativa Ultima Volontà (la CLW), promotrice di un prodotto chimico letale per chi considera la sua vita compiuta senza soffrire di una malattia infausta, ha intentato una causa contro lo Stato olandese, sostenendo che il divieto della distribuzione e il possesso di tale prodotto leda al diritto di autodeterminazione. Nella sentenza del febbraio 2023, il Tribunale dell’Aia ha sentenziato che lo Stato può porre dei limiti all’autodeterminazione. Il 5 giugno 2024, due membri del Consiglio della CLW sono stati condannati a una pena condizionale per avere fornito informazioni su detto prodotto. Il giudizio ha stabilito che detto atto è da considerare come istigazione al suicidio, vietata dalle leggi in vigore. Una ricerca dell’ASL di Amsterdam e della Suicide Prevention Foundation del 2023 mostra che, dal 2015, almeno 172 persone nei Paesi Bassi sono morte dopo aver usato il prodotto. L’età media è di 59 anni, secondo lo studio, che ha anche rilevato che il numero di persone morte a causa del farmaco è aumentato di anno in anno tra il 2017 e il 2021. Sin dall’emergere del prodotto suicida, ci sono stati dubbi sul fatto che il suo uso porti davvero a una morte dignitosa. Il Ministro della Salute ha osservato che l’uso del prodotto può portare a “gravi effetti collaterali”, come mancanza di respiro o convulsioni. Potrebbero anche volerci 40 ore prima che qualcuno muoia.
- Dal 1° febbraio 2024, l’AaM di minori tra 1 e 11 anni è legale, seguendo l’esempio del Belgio. Detta legalizzazione non è stata inserita nella Legge, ma il Ministero della Sanità ha preferito estendere il Regolamento sull’Interruzione Tardiva e il Fine-vita di Neonati (LZA/LP). Sono previsti rigorosi criteri di accuratezza e il controllo delle segnalazioni obbligatorie dei medici, affinché detti criteri siano rispettati, è demandato alla Commissione Centrale di Esperti LZA/LP per il controllo dell’operato dei medici⁵.
L’RTE non interferisce in questi dibattiti.
Nel 2022 è stata prestata molta attenzione all’aggiornamento dell’Euthanasie Code 2018, che ha portato alla pubblicazione dell’Euthanasie Code 2022³. L’integrazione più significativa riguarda l’AaM nel caso di un malato incosciente che ha espresso la sua volontà sul fine vita in una dichiarazione quando era ancora in grado di intendere e volere. Il Codice indica chiaramente gli standard di valutazione generali utilizzati dall’RTE sulla base delle segnalazioni già giudicate. Il Codice crea chiarezza sull’applicazione dei criteri di accuratezza ed è quindi di grande importanza per il medico esecutivo.
Il Codice non è l’unico standard per il medico che applica l’AaM. Nel 2021 è stata pubblicata la nuova linea guida KNMG/KNMP (Ordini olandesi dei medici/farmacisti) per l’applicazione dell’AaM⁶.
L’aumento della frequenza dell’Assistenza a Morire (AaM) e della sedazione palliativa
Un’importante conclusione della quarta valutazione della Legge⁷ è che la frequenza dell’AaM e della sedazione palliativa ha continuato ad aumentare durante il periodo in esame (2017–2022), mentre non è il caso per altre decisioni mediche riguardanti il fine vita. Ci sono indicazioni che la distinzione tra AaM e la sedazione palliativa permanente, e altre forme di gestione (intensiva) dei sintomi nella fase finale della vita, sia diventata un po’ più chiara nella pratica. Pare che la dimensione della “zona grigia” tra l’interruzione della vita da un lato e il controllo regolare dei sintomi dall’altro sembri essere diminuita: la percentuale di decessi in cui c’è stato un controllo intenso dei sintomi, in parte con l’obiettivo di accelerare la fine della vita, e/o sono state utilizzate dosi di morfina più elevate del necessario. I medici hanno anche definito tali interventi come AaM più frequentemente di prima.
La richiesta di una spiegazione della crescente frequenza dell’AaM e della sedazione palliativa esiste da diversi anni. Nel 2019, l’Istituto Nivel ha condotto una ricerca sull’aumento delle richieste e delle segnalazioni di AaM⁸. Ciò ha dimostrato che una combinazione di vari fattori – l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento delle cause di morte, l’aumento della conoscenza ed accettazione dei cittadini e l’evoluzione dell’assistenza sanitaria – potrebbe avere un impatto. Questo studio mostra, inoltre, che l’aumento del numero di casi di AaM in parte potrebbe, ma certamente non solo, essere spiegato dall’aumento del numero di decessi. Dopotutto, c’è anche un chiaro aumento della percentuale, in valore relativo. Inoltre, l’aumento dell’AaM riguarda soprattutto le persone di età inferiore agli 80 anni.
L’invecchiamento non è un importante fattore esplicativo riguardo a questo sviluppo. Anche la volontà dei medici di eseguire l’AaM non è cambiata durante il periodo di studio. È stato riscontrato un netto aumento del numero di richieste di AaM, anche da parte di persone con diagnosi diverse dal cancro (per esempio la SLA). Ciò ha comportato una riduzione significativa della vita in una percentuale leggermente maggiore delle segnalazioni rispetto agli anni precedenti. La spiegazione principale dell’aumento di detta frequenza è probabilmente dovuta a una crescente domanda, anche da parte di persone che non sono ancora nell’ultima fase della loro vita.
Rispetto alla valutazione precedente, in questo studio non sono stati osservati grandi cambiamenti nelle opinioni dei cittadini. C’è molto sostegno tra i cittadini per l’idea che tutti debbano avere il diritto all’AaM. Inoltre, un numero crescente di persone anziane era in grado di immaginare che, a un certo punto, avrebbero chiesto a un medico di porre fine alla loro vita. Sembra anche che ci sia un cambiamento nell’interpretazione del ruolo dell’empatia nell’interruzione della vita su richiesta nei Paesi Bassi, da parte dei cittadini, dei medici e dell’RTE, in cui l’esperienza personale del paziente riguardo la sofferenza è sempre più centrale rispetto alla valutazione professionale di essa.
Anche la continua secolarizzazione della popolazione potrebbe essere una causa, oltre al numero di persone che hanno vissuto da vicino l’AaM di un loro caro. Che gli sforzi del governo, dei medici e delle associazioni pro-fine-vita volontario per fare conoscere la Legge ai cittadini abbiano avuto successo risulta da un sondaggio⁸ che mostra come la conoscenza della Legge oscilli tra il 70% e l’80%. L’84% dei cittadini ha risposto che è a favore o ha una posizione neutra alla domanda: La mia opinione è che ogni persona ha il diritto di disporre della propria vita e della propria morte. Soltanto il 16% era contrario. Un altro dato interessante è che il 46%, quasi la metà, degli elettori del partito politico Appèl (Appello Cristiano Democratico – CDA) è favorevole all’AaM.
L’aumento della frequenza della sedazione palliativa permanente non è stato un obiettivo specifico della valutazione della Legge, ma la ricerca è stata fatta da altre istituzioni⁹ ¹⁰. Ciò ha dimostrato che i sintomi psicosociali ed esistenziali pesano più di prima nella decisione di iniziare la sedazione. Inoltre, è più probabile che gli operatori sanitari considerino una combinazione di sintomi (fisici e di altro tipo) come non curabili (refrattari). Anche gli operatori sanitari hanno sperimentato una maggiore pressione per iniziare la sedazione palliativa permanente. A volte la sedazione palliativa è vista dai pazienti e dai parenti come un diritto che possono utilizzare in un momento di loro scelta.
In pratica, la sedazione palliativa permanente è attualmente vissuta meno come ultima risorsa ed è vista più come una prassi normale delle cure palliative dagli operatori sanitari, dai pazienti e dai loro cari. Quest’ultima può applicarsi anche all’AaM. La maggiore enfasi sull’esperienza personale di sofferenza del paziente – eventualmente, ma non necessariamente, in accordo con la famiglia – nelle decisioni sull’AaM e la ridotta importanza del giudizio professionale del medico, possono aver contribuito a questo cambiamento.
Informazioni dettagliate sui casi giudicati
L’infografica che segue mostra i dati demografici dei casi giudicati nel corso del 2024:
Per quanto riguarda le persone affette da demenza, si segnala che su 427 segnalazioni, 194 (nel 2023 erano state 131) riguardavano pazienti tra 81 e 90 anni, seguito da 149 (contro le 141 del 2023) tra 71 e 80 anni.
Nell’ambito di coloro che soffrivano di disturbi psichiatrici su 219 segnalazioni, 111 riguardavano pazienti tra 51 e 60 anni, 78 per la coorte 61 e 70 anni e 30 per quella compresa tra i 18 e 30 anni.
Per l’accumulo di disturbi legati all’età, la maggioranza dei pazienti aveva un’età superiore ai 90 anni: si tratta di 244 segnalazioni su 397 (nel 2023 erano state 224 su 349).
Nell’infografica che segue, invece, si illustrano dati più dettagliati in merito alla natura delle affezioni del richiedente ed il metodo prescelto.
Le percentuali riportate nelle infografica in merito alle affezioni fanno riferimento al totale delle segnalazioni, pari a 9.958 casi. Va altresì specificato che, di queste, 8.593 (pari all’86,3% del totale) presentavano le seguenti malattie:
Si riportano di seguito ulteriori specifiche rispetto le patologie:
Demenza
Per quanto riguarda i casi di demenza, delle 427 segnalazioni ricevute nel 2024 (pari al 4,3% del totale, rispetto alle 328 del 2023, pari al 3,6%), ne sono state giudicate 346. Sei (8 nel 2023) segnalazioni hanno coinvolto pazienti in uno stadio molto avanzato di demenza. Questi pazienti non erano più in grado di riconfermare la loro richiesta di AaM. In tali casi, la dichiarazione di volontà scritta è stata determinante per accertare la volontarietà della richiesta. Secondo una recente sentenza della Corte Suprema, tuttavia, per questi casi non va considerata solo la dichiarazione scritta, ma anche il contesto complessivo del malato, come per esempio la volontà espressa più volte dal malato di terminare la propria vita alla famiglia o al medico curante, quando era ancora in grado di decidere autonomamente.
In 334 segnalazioni (320 nel 2023), la demenza ha costituito la causa della sofferenza nella fase iniziale della malattia. Si trattava di pazienti ancora in grado di percepire i sintomi della malattia – come la perdita di orientamento o di personalità – e quindi ritenuti capaci di esprimere validamente la propria volontà in merito alla richiesta di AaM, poiché consapevoli delle conseguenze.
Disturbi psichiatrici
In 219 segnalazioni (2,2% del totale, rispetto ai 138 nel 2023, pari all’1,5% del totale), la sofferenza era causata da uno o più disturbi psichiatrici. In questi casi, il medico segnalante era uno psichiatra in 60 casi (56 nel 2023), un medico di base curante in 55 casi (contro i 35 del 2023) e uno specialista in geriatria o altro medico in 26 casi (47 nel 2023).
In 126 casi (70 nel 2023) in cui l’AaM è stata concessa a un paziente con disturbi psichiatrici, il medico esecutivo era affiliato al Centro Esperienza Eutanasia (il Centro). In questi giudizi, dove la sofferenza ha una base psichiatrica, il medico deve agire con particolare cautela. Inoltre, si osserva che è obbligatoria la consulenza di un terzo medico psichiatra. Per i casi complessi di AaM trattati dal Centro, la richiesta viene infine discussa da un comitato composto da uno psichiatra, un etico e un giurista.
La prudenza adottata è confermata dal fatto che il Centro accoglie mediamente solo l’8% circa delle richieste presentate da pazienti con disturbi psichiatrici.
Esempio di richiesta accolta da parte di un malato con disturbo psichico
Segue un esempio dell’accoglienza di una richiesta di un malato psichiatrico. Il caso di riferimento è il Giudizio 2024 – 37 su un paziente minorenne, disturbo dello spettro autistico.
A un giovane, tra i sedici e i diciotto anni, era stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico (di seguito: ASD) con sintomi di ansia e umore circa quattro anni e mezzo prima della morte. Fin da bambino, aveva manifestato sentimenti depressivi e il desiderio di non vivere più. Da circa quattro anni prima della morte, soffriva di pensieri suicidi persistenti. Due anni prima della morte, aveva compiuto un grave tentativo di suicidio.
Il giovane descriveva la propria vita come “sfortunata”. Si sentiva molto solo, profondamente infelice e non provava piacere in nulla. Non riusciva a comunicare con i coetanei né a integrarsi nella comunità, sentendosi incompreso. Era per lui una sofferenza vedere gli altri crescere e svilupparsi, mentre lui non riusciva a usare le sue capacità e rimaneva bloccato. Ogni giorno rappresentava una sfida. Poiché ipersensibile agli stimoli ed incapace a regolare le emozioni, viveva gravi limitazioni. Difficilmente riusciva a uscire di casa perché, senza la presenza stabilizzante di sua
madre, si sovrastimolava troppo rapidamente e manifestava episodi di rabbia o attacchi di panico. Per lui, la vita era una lotta senza prospettive. Nelle ultime settimane prima della morte, non si alzava più dal letto.Circa un anno prima della morte, il giovane si era registrato presso il Centro Expertise Eutanasia (Centro).
A causa dei lunghi tempi di attesa del Centro, dovuti alla mancanza di psichiatri – attualmente in fase di miglioramento – lui e i suoi genitori si sono rivolti a uno psichiatra infantile e adolescenziale per presentargli la richiesta di eutanasia. Il medico ha deciso di approfondire la richiesta di eutanasia del giovane e gli ha parlato per la prima volta cinque mesi prima della morte. Durante le visite, il giovane gli ha chiesto di effettuare l’AaM. In ogni conversazione successiva ha ripetuto questa richiesta.
Il medico ha consultato uno psichiatra indipendente anch’egli esperto in psichiatria infantile e adolescenziale e un medico SCEN indipendente come consulente. Il medico si è anche consultato con i genitori del giovane, con gli (ex) medici, con altri psichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, con associazioni di medici, con professori con competenze specifiche in questo campo ed esperti multidisciplinari. Con tre terapisti, due esperti, i genitori e un altro membro della famiglia del giovane, ha tenuto una conversazione morale sull’opportunità di accogliere la richiesta di eutanasia del giovane. Ha anche condotto ulteriori ricerche consultando fonti scientifiche sulla possibilità che la sofferenza del giovane potesse essere ridotta nel tempo dalla maturazione del cervello.
Richiesta volontaria e informata
Nonostante la giovane età, il medico non aveva alcun dubbio sulle capacità mentali del giovane riguardo alla richiesta di AaM. Il ragazzo era in grado di valutare la sua condizione e capire quali sarebbero state le conseguenze dell’eutanasia per lui e per i suoi cari. Era in grado di articolare bene la sua sofferenza e le sue considerazioni e aveva anche spiegato il suo desiderio in una richiesta scritta. Il suo desiderio di morire esisteva da molto tempo ed era coerente. Il medico era anche convinto che non ci fosse alcuna pressione dal suo ambiente. I suoi cari e gli operatori sanitari avevano cercato a lungo di fargli cambiare idea, senza successo. Il medico era anche convinto che il desiderio del giovane non fosse una conseguenza diretta del suo disturbo dello spettro autistico, ma derivasse dalla sofferenza accumulata negli anni per le conseguenze di questo disturbo. Il medico ha concluso che la richiesta del giovane era volontaria e deliberata. Il suo parere è stato confermato anche dallo psichiatra indipendente, dal medico SCEN e dai partecipanti alla deliberazione morale.
Sofferenza senza speranza e assenza di alternativa ragionevoli
Il fascicolo sanitario mostrava che il giovane era stato sottoposto a un lungo processo di trattamento e consulenza negli ultimi dieci anni. Fin dai primi anni era stato individuato un orientamento scolastico specifico e aveva seguito la terapia del gioco. Ha seguito la psicoeducazione, la terapia cognitivo comportamentale, quella di regolazione delle emozioni e la terapia sistemica con diversi psicologi e psichiatri. Da tre anni prima della morte, aveva una terapia della parola individuale settimanale. Inoltre, l’elaborazione degli eventi traumatici era stata affidata alla terapia EMDR (Eye Moviment Desensitization and Reprocessing). Il giovane aveva anche ricevuto una guida per il suo talento e ci sono stati interventi per promuoverne il recupero, come l’educazione speciale, un programma adattato a scuola e specifiche attività diurne. Inoltre, il giovane aveva seguito trattamenti con farmaci, tra cui antidepressivi e un antipsicotico atipico. Sebbene si fosse impegnato a sottoporsi a tutti i trattamenti, questi non avevano avuto gli effetti desiderati né avevano ridotto le sue sofferenze. Lo psichiatra curante del giovane aveva discusso più volte la sua situazione con i colleghi e aveva contattato le istituzioni per scoprire se fosse possibile una terapia alternativa o più intensiva ma non è stato trovato alcun trattamento adeguato. Come ultima possibilità, aveva suggerito un processo intensivo (un ricovero o un rinvio a un centro di competenza per l’autismo). Alla luce di questo percorso clinico che aveva attraversato, il medico si convinse che la sofferenza del giovane era senza speranza. Le aspettative eramo che i trattamenti attuali e futuri avrebbero migliorato la qualità della vita. Ci si aspettava che il desiderio di voler morire del giovane rimanesse, con buone probabilità che potesse commettere un nuovo tentativo di suicidio qualora il suo desiderio di AaM non fosse stato esaudito.
Lo psichiatra indipendente consultato ha scoperto che ancora un certo tipo di antidepressivi (triciclici) non erano ancora stati provati per lenire i disturbi dell’umore del giovane. Inoltre, altri trattamenti del protocollo per la depressione non erano ancora stati stati sperimentati, come la terapia Elettroconvulsivante (ECT) e la Ketamina.
Poiché questi trattamenti avrebbero avuto poco o nessun effetto sull’ASD, che era la causa delle sue lamentele ed era la base della richiesta di AaM, il medico non si aspettava che questi trattamenti sarebbero stati in grado di aiutare il giovane. Inoltre, potevano essere eseguiti solo durante un ricovero, il che lo avrebbe costretto a lasciare il suo ambiente familiare e, dunque, ad aumentare i suoi disturbi.
L’RTE ha stabilito che il medico poteva giungere alla convinzione che la sofferenza fosse senza speranza e che non vi fossero alternative ragionevoli. Anche i medici curanti, lo psichiatra indipendente e il terzo consulente hanno confermato questa valutazione.
Secondo l’RTE, il medico ha agito con estrema cautela e ha rispettato i requisiti di accuratezza e tutti gli altri previsti dalla Legge.
L’accumulo di malattie legate all’età
L’accumulo di malattie legate all’età è, spesso, definito anche come poli-patologia, comprendendo cecità, sordità, osteoporosi (o decalcificazione ossea) e le relative conseguenze come l’artrosi (usura delle articolazioni). Anche problemi di equilibrio, declino cognitivo come la perdita della conoscenza e del sapere, potrebbero essere la causa di sofferenze insopportabili e senza prospettive di miglioramento.
Questi disturbi, spesso degenerativi, di solito si verificano nell’età più elevata e possono formare una somma di disturbi correlati. Essi possono portare a sofferenze che, in connessione con la storia della malattia, la biografia, la personalità, il modello di valore e la capacità di sopportazione del paziente, possono essere vissute dello stesso come insopportabili in maniera permanente.
Nel 2024, l’RTE ha ricevuto 397 segnalazioni in questa categoria, pari al 4,0% del totale (contro le 349 segnalazioni del 2023, pari al 3,8%). Segue un giudizio dell’RTE riguardo ad un caso di accumulo di malattie legate all’età per una donna ultracentenaria, ipovedente, ipocausica e sofferente di dolori articolari.
Una donna di età superiore ai cento anni soffriva ogni giorno di più di problemi di vista, un udito molto scarso e dolore dovuto all’usura delle articolazioni della schiena, delle mani, delle ginocchia e delle spalle.
Aveva spesso discusso il suo desiderio di AaM con lo specialista geriatrico della casa di cura in cui si trovava. Il medico aveva cercato in tutti i modi di alleviare le sofferenze della donna negli ultimi anni.
Nella Casa di cura in cui la donna era ricoverata, ci sono stati aggiustamenti al suo letto e alla sua sedia, ha ricevuto farmaci e fatto la fisioterapia. Alla fine, la donna divenne così stanca e dolorante che preferiva rimanere a letto quasi tutto il giorno.
Di conseguenza, il suo desiderio di eutanasia è diventato attuale. Il medico trovò la sofferenza della donna palpabilmente insopportabile e non vide più possibilità di alleviare la sua sofferenza.
È stato chiamato il medico SCEN (Supporto e Consulenza Eutanasia), d’accordo con il suo medico curante. La commissione ha stabilito che il medico aveva soddisfatto i requisiti di diligenza.
Infine, al momento della registrazione delle segnalazioni, la RTE utilizza la categoria residua altre affezioni. Queste sono condizioni che non sono classificabili tra le categorie precedentemente indicate, ad esempio una sindrome del dolore cronico o una rara malattia ereditaria. Si trattava di 237 casi, pari al 2,4% delle segnalazioni (contro le 203, pari al 2,2% del totale nel 2023).
Medico segnalante e luogo del decesso
L’infografica che segue fornisce, invece, informazioni sul medico segnalante e il luogo in cui il decesso è avvenuto:
Il Centro Esperienza Eutanasia
Considerando la complessità di alcuni casi, sovente il medico che applica l’AaM consulta il Centro. Il compito del Centro prevede, oltre al supporto e l’informazione ai medici curanti, l’intervento diretto nell’applicazione dell’AaM.
Anche i medici che, per ragioni ideologiche, non applicano l’AaM oppure non vogliono intervenire quando si tratta di pazienti non (ancora) nello stato terminale o nei casi complessi (circa 20% dei medici olandesi), rimandano sovente loro pazienti al detto Centro. Capita anche che il paziente o la sua famiglia cerchino un contatto direttamente con il Centro.
Nel 2024, il numero di segnalazioni ricevute dall’RTE da parte di medici appartenenti al Centro è stato di 1.417 (rispetto a 1.277 nel 2023), con un incremento dell’11%.
Circa la metà delle segnalazioni di eutanasia legate a malattie mentali proveniva da medici del Centro: 126 delle 219 segnalazioni (57,5%). In termini percentuali, si è registrato un aumento rispetto al 50,7% del 2023 (70 su 138). Delle segnalazioni in cui la base della sofferenza derivava da una forma di demenza, 149 delle 427 segnalazioni (34,9%) provenivano da un medico del Centro. Inoltre, 140 delle 397 segnalazioni (35,3%) di disturbi legati all’età provenivano da medici del Centro. Si tratta di un calo rispetto al 2023, quando le segnalazioni erano state 151, pari al 43,3% dei casi5.
Non sono ancora disponibili i dettagli sulle attività svolte dal Centro. Comunque, i dati del 2023¹¹ rappresentano una buona indicazione per rendere conto dell’importanza del Centro nell’ attività di informazione per i medici e l’analisi di casi particolari di AaM. Nel 2023, il Centro ha ricevuto 4.508 richieste di AaM, in aumento rispetto alle 4.149 del 2022 (+8,6%). Di queste, 1.269 (28,1%) sono state accolte (rispetto alle 1.204 del 2022, pari al 23,9%).
Le richieste ricevute riguardavano le seguenti malattie:
- Tumori: 904 richieste (20%)
- Malattie psichiatriche: 898 richieste (20%), di cui accolte 70 (7,8%)
- Combinazione di patologie legate all’età: 631 richieste (14%), di cui accolte 151 (23,9%)
- Demenza: 586 richieste (13%), di cui accolte 134 (22,9%)
- Affezioni del sistema nervoso (es. SLA): 410 richieste (9%)
- Combinazione di affezioni: 406 richieste (9%)
- Altre malattie somatiche: 673 richieste (15%)
Le percentuali di cui sopra sono in rapporto al totale delle richieste ricevute nell’ambito di quella specifica malattia.
L’aumento del numero di richieste da parte di persone con meno di 30 anni affette da sofferenze psichiatriche è significativo: 322 richieste (lo stesso numero del 2023). Tuttavia, la maggior parte dei richiedenti ritira la domanda dopo aver consultato i collaboratori del Centro, perché spesso è ancora possibile un trattamento alternativo ragionevole e, quindi, le richieste non soddisfano i requisiti di accuratezza.
Per quanto riguarda le richieste non accolte, o che non potevano essere più accolte, i dati sono:
- Decesso per cause naturali: 1.037 casi (32%)
- Ritiro volontario della richiesta: 777 casi (24%)
- Rigetto per mancata soddisfazione dei criteri di accuratezza: 551 casi (17%)
- Pratiche chiuse per mancanza di autorizzazione: 292 casi (9%)
- Ritiro del medico curante: 227 casi (7%)
- Suicidio: 65 casi (2%)
- Decesso per sedazione profonda: 32 casi (1%)
- Altri motivi: 258 casi (8%)
Per quanto riguarda la complessità dei casi, nel 2023 il Centro è intervenuto per:
- 70 pazienti con malattie psichiatriche (50,7% del totale in questa categoria; 65 nel 2022 – 57,5%)
- 134 pazienti affetti da demenza (40,9%; 119 nel 2022 – 41,4%)
- 151 pazienti con una somma di affezioni (43,2%; 123 nel 2022 – 42,7%)
Più dei tre quarti dei pazienti deceduti in seguito ad AaM avevano un’età pari o superiore a 75 anni.
L’RTE ha valutato che, per tutte le segnalazioni ricevute, il Centro ha agito nel pieno rispetto dei criteri di accuratezza previsti dalla Legge.
Oltre all’applicazione dell’AaM, il Centro fornisce informazione a medici e altri collaboratori sociosanitari. Nello specifico, nel 2023, il Centro ha offerto:
- 165 presentazioni rivolte a operatori sociosanitari;
- 2.378 risposte fornite tramite l’Infopoint telefonico;
- 487 partecipanti a corsi di formazione;
- 517 accompagnamenti e supporti forniti a medici e psichiatri.
La “duo-eutanasia” (o eutanasia di coppia)
Per 66 (66) segnalazioni è stata concessa l’AaM contemporaneamente a 33 (33) coppie (il cosiddetto duo AaM). Va da sé che ogni caso deve soddisfare individualmente i criteri di accuratezza richiesti dalla Legge.
Inoltre, entrambi i partner devono essere visitati da un consulente differente per garantire la valutazione indipendente della richiesta.
I casi non conformi ai requisiti di accuratezza
Per confermare il rigore dell’RTE nel giudicare le segnalazioni, si riportano sinteticamente 6 casi (5 nel 2023) sui 9.958 totali (ovvero lo 0,06%, contro i 9.068 e lo 0,5% del 2023). Nessuno di questi giudizi è stato inviato al Pubblico Ministero e al Comitato disciplinare dell’Ordine dei Medici.
L’RTE verifica se il medico abbia seguito le linee guida dell’Euthanasie Code 2022, che riporta le interpretazioni dei requisiti di accuratezza e chiarimenti per i casi complessi (come per pazienti affetti da demenza o malattie psichiatriche).
Questi requisiti, stabiliti dalla Legge, all’articolo 2¹² sono i seguenti:
- deve trattarsi di una richiesta volontaria, consapevole, incondizionata e ben ponderata del paziente;
- deve trattarsi di una sofferenza insopportabile, senza alcuna speranza di miglioramento per il paziente;
- il medico abbia informato il paziente della situazione clinica in cui si trovava e sulle prospettive che ne derivano;
- il medico e il consulente devono giungere alla convinzione che per la situazione in cui il paziente si trova non vi è alcun’altra soluzione;
- deve essere consultato almeno un altro medico indipendente, non coinvolto nella cura del paziente;
- l’AaM deve essere attuata in maniera scrupolosa dal punto di vista medico.
Nel 2024, dei sei casi in cui l’RTE ha riscontrato inadempienze:
- in due casi è stata rilevata un’insufficienza nella consultazione;
- in un caso, la relazione ha sottolineato l’importanza della massima cautela da parte del medico nel valutare richieste di eutanasia che derivino (in larga parte) da sofferenza di origine psichiatrica;
- in tre casi, l’esecuzione è stata giudicata carente dal punto di vista medico.
Un giudizio è descritto qui sotto e possono essere consultati in una forma più ampia sul sito web dell’RTE.
Giudizio 2024 – 005 Cancro, nessun controllo adeguato del coma durante l’applicazione complicata
A un uomo, tra gli ottanta e i novant’anni, erano state diagnosticate metastasi epatiche estese senza un tumore primitivo noto circa due mesi prima della morte. L’applicazione dell’AaM si è rivelata complessa.
Il medico aveva indicato nel modello di relazione, in un commento scritto e in seguito oralmente, che l’applicazione non era andata liscia. Il medico aveva prima somministrato la dose abituale dell’induttore del coma. Dopo che l’uomo non è caduto in coma, il medico gli ha somministrato un’altra dose di induttore del coma attraverso la stessa flebo e poi una dose di miorilassante.
Sebbene il medico abbia riscontrato un coma sufficientemente profondo nell’uomo dopo la somministrazione della seconda dose del induttore, l’uomo non è morto dopo che il medico ha successivamente somministrato la prima dose di miorilassante. Il medico ha quindi chiamato il servizio di ambulanza e ha fatto installare una nuova flebo. Il medico ha quindi somministrato una seconda dose di miorilassante senza determinare nuovamente se il coma fosse ancora sufficientemente profondo nel modo indicato nel Codice Eutanasia (il controllo del coma).
Subito dopo, il paziente è morto. L’intero intervento ha durata circa sessanta minuti.
L’RTE ha stabilito che il medico non ha agito in conformità con il Codice nell’applicazione dell’AaM. Dopo aver stabilito che l’uomo non rispondeva sufficientemente alla prima dose dell’induttore, il medico non aveva immediatamente reinserito un ago per la flebo prima di iniettare l’induttore per la seconda volta. Il medico ha spiegato di aver agito in questo modo perché in quel momento non dubitava sul funzionamento della flebo.
Dopo la seconda dose di induttore e prima della prima dose di miorilassante, il medico ha adeguatamente determinato che lo stato di coscienza del paziente era sufficientemente ridotta.
Secondo l’RTE, non vi era quindi alcun rischio reale che il paziente potesse aver sperimentato le conseguenze negative della prima dose di miorilassante. Il mancato reinserimento di un nuovo ago per la flebo prima di somministrare una seconda dose dell’induttore del coma non è però conforme alla Direttiva e il Comitato sottolinea l’importanza di agire in conformità con il Codice. Ciononostante, l’RTE è del parere che il medico non abbia agito con negligenza medica a tale riguardo.
Tuttavia, quanto detto non si applica alla fase successiva all’iniezione della nuova infusione. Quando la morte non si è verificata dopo la somministrazione della prima dose di miorilassante e il medico ha iniziato a dubitare della flebo, il medico avrebbe dovuto ripetere l’intera procedura in conformità al Codice. Il medico ha fatto inserire una nuova flebo, ma successivamente non ha somministrato nuovamente un induttore prima di somministrare la seconda dose di miorilassante e non ha eseguito un adeguato controllo della profondità del coma come descritto nel Codice di eutanasia 2022.
A causa del lungo lasso di tempo (circa trenta minuti) tra l’ultimo controllo della profondità del coma e la somministrazione della seconda dose di miorilassante, non è possibile stabilire con sufficiente certezza che il paziente fosse ancora in coma sufficientemente profondo. Il medico ha dichiarato di aver continuamente monitorato e valutato l’uomo. Era convinto che il paziente non avesse sentito nulla dell’intero processo, tranne la fase tra le due dosi dellinduttore del coma. Tuttavia, secondo l’RTE, ciò non ha ridotto sufficientemente il rischio che il paziente subisse le conseguenze negative della seconda dose di miorilassante.
Il medico deve sempre evitare il rischio che il paziente sia cosciente della somministrazione del miorilassante. Poiché non si poteva escludere con sufficiente certezza che il paziente potesse aver sperimentato le conseguenze negative della seconda dose di miorilassante, l’RTE non ha avuto altra scelta che concludere che il medico non aveva effettuato l’interruzione della vita su richiesta applicando le dovute cure mediche. Il medico aveva altresì soddisfatto gli altri requisiti di accuratezza.
Per meglio comprendere l’applicazione dell’AaM, l’RTE ha descritto nel capitolo 3 della relazione:
- 5 esempi di segnalazioni delle malattie più frequenti:
- 5 esempi di segnalazioni ordinate per criterio di accuratezza;
- 4 esempi di malati con un affezione particolare.
Si rimanda alla relazione per l’anno 2022 per la descrizione di altri casi appartenente a queste categorie13.
Fonti e letteratura
Fonti e letteratura
1 Regionale Toetsingscommissie Euthanasie Jaarverslag 2024 (Relazione Annuale 2023 delle Commissioni Regionali di Controllo AaM). La relazione è scaricabile dal sito dell’RTE e a breve saranno disponibili le relazioni in inglese, spagnolo, francese e tedesco.
2 Centraal Bureau voor de Statistiek; Overlijden, geslacht en leeftijd (Ufficio Centrale di Statistico; decessi, gender e età), febbraio 2024.
3 RTE – Euthanasiecode 2022 (Codice Euthanasia 2022). La versione 2018 è tradotta in italiano, vedi la pubblicazione Fine-vita volontario in Olanda – per chi ne vuol sapere di più, 2018, Johannes Agterberg edito da NewPress Edizioni S.r.l. Lomazzo.
4 Wetsvoorstel toetsing levensbegeleiding van ouderen op verzoek (Proposta di legge sull’assistenza a morire su richiesta di persone anziane), novembre 2023.
5 Wijziging regeling beoordelingscommissie late zwangerschapafbreking en levensbeeindiging pasgeborenen (LZA/LP) naar aanleiding van de levensbeeindiging van kinderen van 1-12 jaar (Cambiamento del regolamento riguardo la Commissione di controllo dell’aborto tardivo e il fine-vita di neonati conseguente il fine-vita di minori tra 1 e 12 anni), gennaio 2024.
6 KNMG – Richtlijn uitvoering euthanasie en hulp bij zelfdoding (Linee guida per l’applicazione dell’Aa). Per la traduzione delle linee in italiano si rimanda alla pubblicazione Fine-vita volontario – Linee guida per l’applicazione dell’Eutanasia e della assistenza medica al suicidio, 2022, Johannes Agterberg edito da NewPress Edizioni S.r.l. Lomazzo;
7 Vierde Evaluatie Wet toetsing levensbeeindiging op verzoek en hulp bij zelfdoding (Quarta valutazione della Legge controllo dell’interruzione della vita e assistenza al suicidio), 2023, Zonmw.
8 Ontwikkelingen van het aantal euthanasiegevallen en de achterliggende factoren (Evoluzione del numero di casi di AaM e fattori sottostanti), 2019, Nivel;
9 Public and physicians’support for euthanasia in people suffering from psychiatric disorders: a cross sectional survey study, 2019, BMC Medical Ethics;
10 Changes in the use of continuous deep sedation in the Netherlands, marzo 2024, M.T. Heijltjes, Università di Utrecht (NL).
11 Expertisecentrum Euthanasie 2023 in beeld (Centro Expertise AaM – i dati del 2023), marzo 2024;
12 Wet toetsing levensbeeindiging op verzoek en hulp bij zelfdoding (Legge controllo dell’interruzione della vita e assistenza al suicidio) 2002. Per la traduzione si rimanda al sito
www.finevitavolontario.it.
13 Olanda: La relazione per l’anno 2022 delle Commissioni Regionali di Controllo Euthanasia (l’RTE).7 aprile 2023 (www.finevitavolontario.it)
Olandese di nascita e italiano di adozione. Attualmente è membro della Direzione dell’Associazione Luca Coscioni. Una carriera professionale come revisore contabile e successivamente come consulente aziendale. Dopo la sua decisione di terminare la carriere professionale, si è dedicato al volontariato. Da più di 40 anni è socio dell’Associazione Olandese di Fine-vita Volontario (NVVE). Circa 5 anni fa, dopo l’ennesima “fake-news” sull’eutanasia in Olanda, ha deciso di pubblicare un saggio, frutto di circa 3 anni di ricerca, sulla legislazione olandese e la sua applicazione. Nel 2017 pubblica “Libertà di decidere – fine-vita volontario in Olanda”. Attualmente è rappresentante dell’Associazione Luca Coscioni alla Word Federation of Right to Die Societies.