Per la vita di Radio Radicale e non per la sopravvivenza, per la democrazia, per l’art. 21, Bolognetti: da oggi passo al digiuno (solo acqua) a oltranza.
Sono io quello che esagera o ad esagerare sono coloro che ogni giorno e da lustri assassinano democrazia, conoscenza, diritti umani e verità? Chi è che “esagera”? Nel Paese del settantennio partitocratico di metamorfosi e di banalità del male, occorre dar corpo a una indispensabile resistenza per difendere l’aria che manca. Come sempre e da sempre ci battiamo in difesa di diritto e diritti e per ciò che dà forza, sostanza e contenuto alla parola democrazia: il diritto umano alla conoscenza. Noi che da sempre abbiamo fatto di quell’einaudiano “conoscere per deliberare” la nostra bandiera, non intendiamo mollare, perché sappiamo che democrazia è conoscere per deliberare. In queste ore torno a pensare a quel Don Luigi Sturzo che nel 1958 affermava: “Un punto difficile da affrontare subito è quello di ridare al Parlamento la sua indipendenza da estranee ingerenze, specialmente da quelle dei partiti, smantellando la sovrastruttura partitocratica che si è andata formando durante le due precedenti legislatura, in modo da paragonarsi a una piovra che a poco a paco soffoca e stronca”.
Sessant’anni dopo, temo, che gli effetti osservati da Don Sturzo si stiano manifestando in tutta la loro virulenza e che le nostre istituzioni, e non da oggi, siano state da tempo soffocate, svuotate, vilipese. Viviamo, gioverà ricordarlo, in un paese in cui i veri costi, di cui nessuno vuole parlare, sono i costi dell’antidemocrazia. Viviamo in un Paese che sul piano tecnico-giuridico è uno Stato criminale, che viola da settant’anni numerosi articoli del proprio dettato costituzionale e Convenzioni poste a tutela di fondamentali diritti umani. Viviamo in un paese, nessuno lo dimentichi o provi a rimuoverlo, in cui abbiamo assistito a una reiterata violazione dell’art. 294 c. p.; quell’art. che parla di attentato ai diritti politici dei cittadini. Nel 2009, lo ricordiamo a noi stessi, in un documento, “La Peste Italiana”, reso di fatto clandestino, scrivevamo: “In queste pagine, è descritta una lunga e continuata strage di leggi, di diritto, di principi costituzionali, di norme e di regole che avrebbero dovuto governare la convivenza civile della democrazia italiana. Con un’avvertenza: la strage di legalità ha sempre per corollario, nella storia, la strage di popoli”. Volendo usare una metafora, si potrebbe dire che in troppi pensano di trovarsi su una assolata spiaggia tropicale, mentre in realtà stiamo affondando in una palude e nemmeno riusciamo a sentire l’odore della decomposizione e della putrefazione. Il contesto in cui si sta consumando la vicenda Radio Radicale è questo e non possiamo non ricordalo se vogliamo nutrire un necessario dato di onestà intellettuale.
Nell’ ottobre del 1989, Marco Pannella, nel motivare le sue dimissioni dalla carica di deputato, tra l’altro, scriveva: “La presentazione delle mie dimissioni da deputato per denunciare l’involuzione (neo)fascistica della politica italiana e la mortificazione sempre maggiore del parlamento, l’attività sovversiva e gli attentati continui alla Costituzione condotta manifestamente dal PSI, dalla maggioranza della DC o dalla maggioranza del suo vertice, con la complicità omissiva della magistratura associata e di chi dovrebbe essere garante del diritto fondamentale e dei diritti dei cittadini, intende essere un atto non di abbandono ma di dignità e di lotta. Tutti i partiti, a cominciare da quelli laici per finire a quello comunista, sono impantanati, culturalmente e politicamente, nelle stesse posizioni che la stragrande maggioranza degli esponenti democratici, da una parte, e il Quirinale e il mondo giolittiano o tardo giolittiano, ebbero fino a dopo il delitto Matteotti, altri fino quasi agli anni trenta nei confronti del fascismo e di Mussolini”.
Ecco, appunto, il contesto. Quello di ieri e quello di oggi. Cari compagni, cari amici, cari colleghi, da oggi ho deciso di passare al digiuno ad oltranza. Digiuno significa che berrò solo acqua. Vi chiedo solo un favore: noi lottiamo per la vita e non per la sopravvivenza. C’è una notevole differenza. Di sopravvivenza si muore e a volte rischi di sopravvivere a te stesso. Vita! Per la vita della democrazia. Per la vita dell’art. 21 della Costituzione. Per la vita dei diritti umani.
È fame la nostra, è sete la nostra, di verità. Ed è dialogo, ed è vita vs la morte e la putrefazione. Vita! Proposta e non protesta. Ecco, è questo. Viva, allora, Radio Radicale. Vivano le cose che abbiamo a cuore, le convinzioni che proviamo a nutrire, ciò che proviamo ad essere e la speranza a cui proviamo a dar corpo. Continuiamo a lottare fuori dagli schemi e da mortifere quieti.
Maurizio Bolognetti, giornalista, collaboratore di Radio Radicale, per la quale ha tra l’altro realizzato numerosi reportage su vicende di inquinamento ambientale, autore dei libri “Buchi per terra ovvero cinquanta sfumature di greggio”, “Le mani nel petrolio ovvero da Zanardelli a Papaleo passando per Sanremo e Tempa Rossa” e “La peste Italiana. Il Caso Basilicata”. Bolognetti ha collaborato con “Agenda Coscioni” e il settimanale “Il Resto”. Ha costituito nel 2004 l’Associazione Radicali Lucani di cui è Segretario.