Testo preparato con Peppe Coffee Brescia
Nell’immaginario mediatico la Colombia viene sempre associata alla droga, cocaina in modo particolare, e al ruolo che questa ha avuto nella ultra trentennale guerra civile. Dopo aver pagato un prezzo enorme per questa guerra che negli anni ha perso le sue connotazioni politiche per diventare un vero e proprio conflitto per il controllo della produzione della foglia di coca e aver subito anni di violenta aggressione all’ambiente con il famigerato “Plan Colombia” fatto di fumigazioni di intere valli, la Colombia ha cambiato atteggiamento.
Arrivata a una pace, non del tutto soddisfacente ma almeno capace di bloccare molta della violenza anche urbana che la ha caratterizzata per anni, la Colombia ha concorso ad anticipare al 2016 la sessione speciale dell’Assemblea Generale sulle droghe, UNGASS, facendo sì che il dibattito partisse dalle vittime della guerra alla droga e non dalla necessità di inasprirne le politiche e, dall’elezione di Gustavo Petro nel 2022 una serie di modifiche legislative nazionali volte alla depenalizzazione dell’uso e produzione personale.
L’ultima decisione è quella di avviare una regolamentazione degli psichedelici. Se il progetto riformista colombiano può essere inquadrato come una conseguenza di quello che a livello globale viene generalmente definito “rinascimento psichedelico”, a ciò si affiancano ulteriori ragioni specifiche, basate in primo luogo sulla conservazione delle ricchezze naturalistiche nazionali.
L’impatto ambientale dalla guerra alla droga portata avanti con miliardi di dollari USA ha messo sempre più a rischio il patrimonio naturale della Colombia che per le Nazioni Unite è il secondo paese al mondo in quanto a biodiversità.
A partire dal 1994, quando la Corte Costituzionale si è espressa a favore della depenalizzazione del possesso personale, la Colombia ha spesso assunto posizioni progressiste per quanto riguarda le leggi sulle droghe. Sotto il profilo delle condotte personali sono per esempio consentite coltivazione, possesso e consumo di Cannabis, anche se non la sua commercializzazione.
Nel 2016, nei giorni in cui si preparava la UNGASS di New York, sono stati legalizzati gli impieghi terapeutici della pianta facendo fare un passo avanti a favore del diritto alla salute nel paese che però si è scontrata con la mancata istituzione di un mercato legale nazionale costringendo le aziende a limitarsi al ruolo di esportatori.
Questa esperienza, stando agli addetti ai lavori, dovrebbe però fornire spunti di riflessione utili a non ripetere gli stessi errori in fase di panificazione della regolamentazione degli psichedelici.
Nel 2022, il presidente Petro aveva dichiarato: “È giunto il tempo di accettare che la guerra alla droga è fallita […] occorre arrivare a una nuova convenzione internazionale”. L’anno seguente il suo governo ha lanciato il National Drug Policy Plan 2023-2033, una strategia finalizzata alla riduzione della deforestazione causata da produzione e traffico illegali di cocaina e a un progressivo inquadramento legale dei piccoli coltivatori delle aree rurali.
L’impegno di Petro gli è valso il sostegno della Global Commission on Drug Policy, un gruppo di esperti indipendenti istitut nel 2011 e formata da 26 leader mondiali che nel loro report Drug policy in Colombia: la strada per una regolamentazione giusta, il primo dedicato a un singolo paese, ha avanzato proposte di regolamentazione controllata e di politiche basate sul rispetto dei diritti umani.
Grazie a questo cambio di leadership in Colombia si parla, finalmente, di regolamentazione della foglia di coca.
Come sottolineato da diversi fautori della riforma, una nuova politica sulle droghe comporterebbe inoltre un differente tipo di approccio anche alla questione postcoloniale. Se, infatti, è con la scoperta dell’America e l’arrivo dei conquistadores europei tra XV e XVI secolo che gli utilizzi rituali di sostanze come i funghi, o l’ayahuasca e kambo sono stati vietati, nel corso dell’ultimo secolo è stata l’influenza statunitense a rivelarsi decisiva in merito allo sviluppo e all’attuazione della War on Drugs nell’area sudamericana.
Il rinnovato interesse per le sostanze psichedeliche in Colombia è stato agevolato da alcune zone grigie della legislazione che hanno consentito a imprenditori, coltivatori e ricercatori di implementare pratiche di studio e servizi informativi. A ciò si sono aggiunte alcune tendenze in atto a livello sociale, come nel caso del turismo psichedelico o delle feste techno caratterizzate dalla musica guaracha, altresì detta reggaeton psichedelico.
Dinamiche che hanno stimolato risposte anche da parte della popolazione autoctona, sempre più impegnata nel riconoscimento della propria inclusione istituzionale all’interno di iter legislativi e ricerche sul campo.
I sostenitori della regolamentazione si sono finora concentrati sulle potenzialità terapeutiche di queste molecole, proponendo un modello basato su un accesso farmaceutico che non escluda tuttavia la possibilità di coltivazione domestica.
Da parte loro, le comunità indigene hanno preferito porre l’accento su uno schema che privilegi la totale abrogazione dei divieti e favorisca giustizia sociale e sostenibilità, al fine di scongiurare eccessive ingerenze delle società farmaceutiche, in un’ottica di integrazione delle minoranze etniche.
Comunque vada a finire, già il fatto che se ne parli pubblicamente e istituzionalmente rappresenta un’importante novità politico legislativa che ancora in Europa non si registra.