Palliativisti e “medici cattolici” auditi sull’eutanasia alla Camera. Cosa è successo?

Due ore di audizioni degli esperti sull’eutanasia questa mattina nelle Commissioni riunite Giustizia e Affari sociali. I testi in discussione sono la proposta di legge popolare depositata nel 2013 e la pdl depositata dal deputato Cecconi.

Riportiamo di seguito delle sintesi degli interventi e delle risposte alle tante domande dei commissari, rimandando alla registrazione delle audizioni per un approfondimento dei singoli interventi.

Associazione Antea onlus

Auditi per l’Ass. Antea Onlus il presidente Casale e il dott. Lerro i quali hanno evidenziato come soprattutto la pdl depositata dall’on. Cecconi fondi l’articolato sulla sofferenza che, però, può essere ben gestita con le cure palliative. Se il fondamento della richiesta di una legge è quello della sofferenza, questa non è giustificata. Obiezione anche per quanto riguarda, sempre nel testo dell’on. Cecconi, la possibilità di richiesta di eutanasia da parte del «fiduciario» dato che la pratica eutanasica non rientra tra i trattamenti sanitari e quindi il fiduciario non può avere voce in capitolo. In entrambe le proposte si è notato inoltre discordante con il nostro impianto normativo l’informazione della volontà del paziente ai parenti fino al secondo grado. Anche il termine di prognosi infausta inferiore ai 18 mesi per formulare richiesta di eutanasia non è accettabile perché nessuna struttura potrebbe formulare una prognosi infausta a così lungo termine. Si segnala come pericolosa anche l’autocertificazione delle informazioni raccolte prima della scelta eutanasica.

In risposta ad alcune domande degli onorevoli, è stato evidenziato come la legge 38 sulle cure palliative non viene applicata omogeneamente, anche nell’ambito delle stesse regioni. Non è solo necessario aprire nuovi hospice, ma soprattutto trovare personale adeguato e formato, o soltanto del personale. E’ stato segnalato come l’autodeterminazione sia fondamentale nelle scelte terapeutiche, ma a volte l’autodeterminazione a farla finita è data da un accanimento terapeutico. A questo la legge 219 sul consenso informato, la pianificazione condivisa delle cure e le disposizioni anticipate ha dato una risposta. Le persone arrivano in maniera troppo tardiva alle cure palliative e in queste persone si accentua la richiesta di eutanasia. E’ necessario arrivare alle cure palliative il più precocemente possibile, al momento della diagnosi della prognosi infausta.

Federazione italiana di cure palliative

Audita per la Federazione italiana di cure palliative, la presidente Stefania Bastianello. Nel suo intervento è emerso come sia necessario e urgente lavorare su modelli organizzativi precisi nei diversi setting di cura. Oggi in molti di questi modelli non c’è una presa in carico reale. La Federazione ha approfondito la discussione sull’eutanasia alla luce della richiesta della Consulta ed è emerso che: 1. le cure palliative devono essere un’opzione realmente disponibile su tutto il territorio; 2. alle persone che chiedono l’eutanasia deve essere sempre garantito accesso cure palliative; 3. serve comunicazione delle cure palliative alla cittadinanza; 4. serve formazione continua sia pre che post laurea; 5. la sedazione palliativa è un’opzione per tanti; 6. anche con appropriate cure palliative possono esserci richieste di eutanasia o di sospensione delle terapie; 7. riconosciuto che in Europa stanno emergendo diversi approcci, servirebbe un dibattito rispettoso.

Società italiana di cure palliative (SICP)

Audito per la SICP il presidente Penco il quale ha premesso che le cure palliative considerano la morte un evento naturale e non la anticipano. E’ fondamentale ampliare la base delle cure palliative per scongiurare richieste di eutanasia, e a chi formula questa richiesta devono essere garantite queste cure. E’ stato evidenziato nuovamente come il recente Rapporto al parlamento sul tema mostra una forte disomogeneità nel servizio, con una non applicazione della legge 38/2010. Serve insegnamento delle cure palliative con formazione continua e una campagna informativa. Entrando nel merito delle terapie, è stato specificato come la sedazione palliativa profonda sia una procedura terapeutica mirata al controllo della sofferenza, diversa dall’eutanasia e non può essere in alcun modo utilizzata come alternativa a questa. Le cure palliative, a detta del presidente della SICP, fanno crollare le richieste di eutanasia, ma non le eliminano perché queste richieste non sono dovute al controllo della sofferenza, ma alla volontà di non proseguire nel percorso della malattia.

Venendo ai testi, si è segnalato come nella pdl popolare i primi due articoli siano superati dalla legge 219/2017 che non è opportuno rivedere. Può portare confusione inserire in quel testo le norme sull’eutanasia, come proposto dal testo dell’on. Cecconi.

Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (SIAARTI)

Auditi per la SIAARTI i membri del comitato etico Giuseppe Gristina e Paolo Malacarne. Si è evidenziato nei loro interventi come l’art. 17 del codice deontologico medico fa divieto di procurare la morte anche alla persona che lo chiede. Venendo alle pdl in esame, è stato sottolineato come entrambe non fanno menzione dell’obiezione di coscienza, mentre la Federazione dei Medici ha indicato l’indisponibilità a modificare codice.
Sono stati osservati anche tre elementi critici nelle proposte. Da una parte si prevede una richiesta scritta per accedere all’eutanasia, senza fare menzione della videoregistrazione, fondamentale per quei soggetti che non possono scrivere. In secondo luogo in entrambe le pdl si legge che il soggetto deve essere congruamente e adeguatamente informato senza specificare la procedura formale sul chi deve informare il soggetto. E’ stata indicata la pericolosità di demandare tale scelta al Ministero della Salute.

Serve inoltre indicare qual è il personale medico che può somministrare o prescrivere farmaci letali, specificando  cosa significa «personale qualificato». E’ opportuno inoltre estendere la possibilità di morire non solo nelle strutture sanitarie, come previsto dalla pdl dell’on. Cecconi, ma anche nel proprio letto, a casa propria. Invitano a un dibattito approfondito invece per quanto riguarda l’estensione anche alle strutture convenzionate, al momento non previste dalle pdl depositate.

Per quanto riguarda il sostegno psicologico ai pazienti, questo è stato definito «fondamentale».

Associazione medici cattolici italiani (AMCI)

Audito per l’AMCI il vice presidente Battinelli, il quale ha definito «inaccettabili» entrambe le proposte perché «l’aspetto di fondo è quello di reputare non vita o prive di dignità quelle patologie che non danno speranza di guarigione». E’ stato detto che attraverso l’eutanasia non vi è una morte dignitosa, possibile solo attraverso l’accompagnamento alla morte. Da evidenziare le frasi: «Anche se una malattia è inguaribile, è comunque curabile», «I luoghi in cui si fanno eutanasie sarebbero luoghi lugubri in cui si dà la morte» o «Le pdl per l’eutanasia minano le basi della democrazia».

E’ stato evidenziato come ci sia un intento intimidatorio quando nelle pdl dove si prevedono sanzioni risarcitorie per i medici che non adempiono le volontà del paziente.

Riguardo l’obiezione di coscienza, è stato sottolineato come la Consulta chieda di tenerla in conto.

Sollecitato dai deputati che ricordano che il dibattito che stanno affrontando è forzato dalla Consulta e quindi su quello sarebbe opportuna qualche indicazione, il vicepresidente risponde dicendo: «Tocca a voi dare risposta alla Consulta, non alla classe medica». Si lancia poi in affermazioni che contraddicono quello che gran parte dei «medici cattolici» ha sempre detto, ossia che a loro nessuno ha mai chiesto di morire, quando dice: «Io quando vedo un paziente che mi chiede di dargli la morte, chiedo a me stesso se ho fatto il possibile e se sto curando al meglio quel paziente».

Prossime audizioni nella giornata di domani.