Numero, Forma e Spirito: La Prima Giornata Internazionale della Matematica

L’UNESCO, a partire da quest’anno, ha proclamato per il 14 marzo la Giornata Internazionale della Matematica. Fino all’anno scorso, gli addetti ai lavori festeggiavano il P-day per la singolare, nemmeno troppo, coincidenza che oltremanica l’indicazione del mese precede quella del giorno e quindi 3/14 (quattordici marzo), vale a dire le prime due cifre di questo numero affascinante. La coincidenza, stavolta un po’ più singolare, si è avuta il 14/03/15 alle ore 9, 26 minuti e 53 secondi quando l’istante vissuto ricalcava fedelmente le prime 10 cifre del π. (Ricordo scene che farebbero impallidire le fans delle boy band). Per il bis bisognerà aspettare il 2215 o, se siete ortodossi, il 3015. Prima di essere un numero irrazionale (cioè dopo la virgola le cifre sono infinite e non si ripetono mai con una periodicità) il π è un numero particolare, a dire poco. Per esempio, dopo la virgola si possono trovare tutte le possibili combinazioni di cifre che vengono in mente: una data di nascita, un codice pin, un numero di telefono. Nel file in basso sono riportate le sue prime 100.000 cifre, si provi con il tasto cerca a inserire una stringa di numeri a piacere, se non è presente in queste prime 100.000 lo sarà di sicuro nelle successive, visto che sono infinite!

Giochi, che assieme a racconti e aneddoti, si rivelano strumenti efficacissimi per captare l’attenzione di una classe, e veicoli indispensabili per facilitare una didattica della formazione del cittadino attraverso la progressiva scoperta della “utilità”, non solo pratica, di questa disciplina (?) antichissima. Non solo pratica perché la funzione essenziale dovrebbe essere quella di permetterci di affrancarci da superstizioni e dogmi.

In questo inizio del 2020 in cui è sotto gli occhi di tutti il bisogno che abbiamo della matematica per la nostra stessa sopravvivenza, la fortuita coincidenza di questa Prima Giornata Mondiale delle Matematica assume un senso ancora più profondo. Su siti, non necessariamente specialistici, su social e persino nelle trasmissioni televisive generaliste impazzano curve esponenziali a cui si fa riferimento come ad un oracolo e alle quali si attribuisce un senso di infallibilità che purtroppo, o per fortuna, non gli è proprio.

“Serva padrona”, “maniera specializzata di utilizzare il linguaggio”, “una scienza nella quale non si sa di cosa si parla e non si sa se le affermazioni che vi si fanno sono vere o false”, diverse sono state le definizioni nella storia, o meglio i tentativi di definizione che cercavano di ingabbiarla in uno degli infiniti aspetti che è in grado di dimensionare con precisione. Una storia antichissima che affonda nell’ incontro dell’uomo con il discreto e con il continuo.

È così che ne dovremmo parlare, in barba alle imposizioni dei programmi ministeriali e soprattutto a dispetto degli ingabbiamenti burocratici; non, quindi, solo la matematica dei numeri, non la matematica delle figure geometriche ma la matematica come incontro, come definizione dei contorni, come perlustrazione onesta delle nostre difficoltà, come stile di vita insomma, come stile di vita a cui tendere.

Muore la matematica, e non solo, nella disputa tabellare tra materie scientifiche e letterarie. La matematica è materia umanistica intesa nell’accezione di disciplina che promuove una rinnovata centralità della dignità dell’uomo, anche dal punto di vista spirituale. Scomodiamo Euclide, il suo meraviglioso libro “Gli Elementi” pietra miliare della cultura. Punto, retta e piano che sono gli enti fondamentali della geometria, piana vengono tenuti lontani da qualsiasi interpretazione sensoriale, sono enti al di sopra dei sensi cioè ultrasensoriali (diverso da extrasensoriali). Diversamente dalla religione cattolica, ad esempio, che per sostanziarsi ha bisogno della carne di Cristo, la geometria, non ha bisogno di supporto fisico, esiste in un mondo delle idee. E questo la rende pura e la più alta forma di spiritualità.  

Quindi che si parli di “realtà” o astrazione la matematica è dietro tutto: l’osservazione, il muoversi, il comunicare. Non è roba da nerd, come vuole il sussiegoso (inspiegabile) leit motiv dell’”intellettuale” di ripiego: è ciò che attiene alle architetture e alle delicatissime strutture del nostro rapporto con noi stessi e con gli altri, quella geniale intuizione pirandelliana del relativismo psicologico verticale (noi stessi) e orizzontale (gli altri); è ciò che nasce con noi, che si evolve con noi e che di volta in volta affiora come monito quando ne abbiamo bisogno. Perché la matematica non è solo uno strumento, non è solo un gesto ma è la descrizione precisa e, a volte, frustrante del modo migliore con cui possiamo affrontare la vita.

È stato così migliaia di anni fa quando dovevamo decidere se davanti a uno, due, tre, tante prede era bene avvicinarsi o allontanarsi (aritmetica), è stato così quando i nostri fiumi esondavano e avevamo bisogno di ridefinire i confini cancellati (geometria) è stato così quando abbiamo avuto bisogno di trasformare l’osservazione della natura in Fisica (Galilei), è così adesso in cui rimaniamo appesi, speriamo non per molto, ad una curva esponenziale che al liceo abbiamo snobbato e/o odiato ma che qualcun altro, per nostra attuale fortuna, ha studiato e poi amato.

Per la cronaca oggi è anche il compleanno di Albert Einstein, per cui tanti auguri. Una coincidenza singolare, il destino? No! Semplicemente il calcolo delle probabilità: 1/365 tutto sommano non è poi così tanto.

 

Di seguito il file con le prime centro mila cifre del π. Cliccare su trova e scrivere un numero a piacere (visto che le cifre sono “solo” cento mila è preferibile cercare numeri di tre o quattro cifre, ma non si sa mai…)

Prime100.000cifrePgreco