La mobilitazione delle associazioni cattoliche integraliste contro il referendum per legalizzare l’eutanasia.

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La mobilitazione di chi allora non avrebbe voluto la legalizzazione del divorzio e dell’aborto, oggi contro il referendum per legalizzare l’eutanasia.

Si assiste in queste ore a un’ampia mobilitazione e presentazione di memorie presso la Consulta di associazioni pro vita e pro famiglia (i No Eutanasia che sarebbe meglio definire “no choice”) di area cattolica integralista contro la possibilità per gli italiani di poter votare quanto richiesto da oltre un milione e duecentomila cittadini quest’estate: il Referendum sull’Eutanasia legale.

Si mobilitano oggi, come hanno fatto ieri contro il divorzio e l’aborto. La strategia è quella messa in campo al tempo dei referendum sulla libertà di ricerca e la fecondazione assistita: il sabotaggio. Questa volta sono partiti in anticipo, chiedendo l’inammissibilità del quesito (anche quello per la legalizzazione della cannabis) prefigurando scenari inesistenti sia sul piano della realtà sociale sia della realtà giuridica del paese. L’attacco al referendum parte anche silenziosamente dai partiti che non vogliono scegliere, come non hanno scelto nonostante il tempo dato loro dalla Consulta.

È in mano, dunque, alla Corte costituzionale, martedì 15 febbraio, la decisione. Ovvero, se quel che resta di una democrazia sempre più appaltata a insopportabili battibecchi su nuovi e vecchi media, possa essere riscattata da una grande partecipazione dei cittadini a un dibattito pubblico alto. Se così non fosse, quella che davvero sarà resa inammissibile il prossimo 15 febbraio sarà la democrazia, proprio in un paese che solo attraverso grandi mobilitazioni popolari è riuscito nella sua storia a innovarsi.