News Internazionali, 27 Gennaio 2018

Mettiamo a disposizione, per gli ascoltatori de “Il Maratoneta” su Radio Radicale e per tutti gli interessati, una selezione di notizie dal mondo della ricerca scientifica. 

Potete trovare l’ultima puntata del Maratoneta, condotta da Cristiana Pugliese , sul sito di Radio Radicale qui

Notizie scientifiche recenti

  • Uno strumento online per calcolare l’indice di riproducibilità degli articoli su PubMed (su Science news, di Dalmeet Singh Chawla) QUI

Il problema della riproducibilità dei risultati pubblicati su riviste, in particolare negli ultimi anni, sta diventando sempre più sentito nella comunità scientifica (un interessante articolo era stato pubblicato su Nature qui). Facendo seguito ad un paper pubblicato lo scorso agosto, è stato rilasciato una settimana fa un tool, disponibile online qui, che calcola, per ciascun articolo disponibile sul database PubMed un certo indice, chiamato “r-score”.

L’algoritmo, sviluppato da una società for profit (Verum Analytics, del Connecticut) analizza gli articoli che citano un dato lavoro, cercando opportune parole chiave o espressioni, e sostiene di determinare quanto “affidabile” o “riproducibile” un certo risultato sia.

Rimane un certo scetticismo: non sentivamo certo la mancanza di un ulteriore indicatore bibliometrico che possa essere usato per verificare in modo “automatico” la qualità delle pubblicazioni. Oltre al fatto che, paradossalmente, lo strumento si affida ad altri lavori per testare l’affidabilità di un dato lavoro, in uno strano circolo. Commenti simili sono stati fatti da Christopher Chartier, della Ashland University in Ohio e curatore di una piattaforma online (segnalata da The Scientist qui), questa volta no-profit, con lo scopo di aiutare i ricercatori interessati a replicare determinati studi a collaborare fra loro.

  • Gender-Equity nell’accademia canadese (su The Scientist, di Viviane Callier)  QUI.
Seconda puntata sul tema della disuguaglianza di genere nel mondo accademico. Questa volta focalizzata sul Canada, e sulle iniziative in corso per contrastarla. Come raccontavamo due settimane fa, diversi paesi (in quel caso si trattava di Germania e Australia) hanno pensato ad iniziative specifiche per il finanziamento di progetti guidati da ricercatori donne, incluse campagne specifiche per il reclutamento.
In questo caso il problema è affrontato diversamente, e parte dal presupposto (confermato in vari studi, l’ultimo apparso sull’archivio online BioRxiv a Dicembre 2017, disponibile qui) che i giudizi ottenuti in processi di peer review non siano gender-neutral. In altre parole, i revisori sarebbero più o meno consciamente portati a dare giudizi in media più negativi se l’autore del documento (che sia un articolo o una richiesta di fondi) sia donna.
Per contrastare questo fenomeno, le autorità canadesi a partire dal Canadian Institutes for Health Research (CIHR) hanno creato un “unconscious bias training module” (più informazioni qui, alla pagina ufficiale) un seminario online che tutti i reviewer sono obbligati a seguire prima di affrontare la fase di revisione di richieste di fondi. Introdotto nel 2016 per i finanziamenti da erogare nel 2016/2017, ha consentito, da quanto riportato dallo stesso CIHR, di pareggiare i livelli di successo tra applicanti uomini e applicanti donne.
  • Vento in poppa dal nuovo governo. German scientists hope for windfall from incoming government. (di Quirin Schiermeier su Nature) QUI.

Nell’accordo trovato tra CDU e SPD per la formazione di una nuova Große Koalition per il governo del paese, c’è spazio per una iniezione di liquidità di fondi federali nel settore della ricerca scientifica. Circa 2 miliardi di euro, per la precisione, da aggiungere alla spesa attuale con lo scopo di portare la Germania a spendere il 3,5% del PIL in ricerca entro il 2025. Attualmente, con una spesa di poco inferiore al 3%, la Germania è comunque uno dei più virtuosi paesi europei. Nel corso dei 12 anni di governo Merkel, la Germania ha quasi raddoppiato i propri investimenti nel settore, passando dai circa 8 miliardi di euro del 2005 ai 15 del 2015 (ultimi dati disponibili).

Riprendiamo dall’articolo le parole di Otmar Wiestler, presidente della Helmholtz Association di Berlino, una delle maggiori federazioni scientifiche tedesche, che riunisce 18 centri di ricerca nel settore tecnico e biomedico: “All the indications are that research support remains a top government priority in many fields. That’s very encouraging. Planning security is a prerequisite for us to be able to develop strategic research activities in key areas such as mobility, climate change, energy supply, personal medicine and information technology.” All’ultima rilevazione, l’Italia investiva l’1,3% del suo PIL in ricerca e sviluppo. Ricordiamo che Horizon 2020 prevede un obbiettivo del 3% per tutti i paesi europei

  • Nuove prospettive per terapie antitumorali usando CRISPR, (su MIT-Tech review, nella rubrica “Rewriting Life” di Emily Mullin) QUI.

Dall’introduzione dell’articolo leggiamo: The first human test in the U.S. involving the gene-editing tool CRISPR could begin at any time and will employ the DNA cutting technique in a bid to battle deadly cancers. 

Un gruppo di ricercatori e medici della University of Pennsylvania intendono utilizzare la tecnica di genome editing CRISPR per modificare le cellule del sistema immunitario umano e renderle più efficaci nella lotta a certi tipi di tumori. Un trial, che coinvolte 18 pazienti affetti 3 diversi tipi di tumori (melanoma, sarcoma, mieloma multiplo) è stato inizialmente approvato nel 2016 dal NIH ma che ancora non è potuto partire. Interpellati dalla rivista, i responsabili del progetto alla University of Pennsylvania hanno confermato di essere “nella fase finale e pronti”. Si tratterebbe del primo uso di CRISPR su umani con queste finalità fuori dalla Cina, dove esperimenti simili sono già in corso da anni.
  • Ventidue anni dopo la pecora Dolly: la prima clonazione di primati (in Cina). (Su Science news su una ricerca pubblicata su Cell, di Dennis Normile) QUI.

Un gruppo di scienziati cinesi hanno creato due macachi (della specie Macaca fascicularis) identici, usando una tecnica simile a quella che permise, 22 anni fa, la creazione della pecora Dolly. Si tratta del primo caso di clonazione di primati riuscito con questa tecnica e, nonostante alcune limitazioni (etiche ma non solo), potrebbe portare alla creazione di gruppi geneticamente identici di primati da utilizzare per ricerche biomediche (anche se nell’articolo diversi altri ricercatori hanno sollevato perplessità su questa applicazione).

I precedenti tentativi di clonare scimmie con il “metodo Dolly”, conosciuto come SCNT (somatic cell nuclear transfer) avevano prodotto embrioni vitali, ma non era stato possibile completare la gravidanza fino alla nascita di individui sani. Per poter superare queste difficoltà, gli scienziati hanno fatto ricorso a numerose nuove tecniche, illustrate nell’articolo pubblicato su Cell qui il 24 gennaio.
La tecnica usata, spiegano gli scienziati, potrebbe essere in principio usata per esseri umani. Le prime applicazioni che si potranno avere, si spera, saranno nella ricerca su malattie come Alzheimer e Parkinson.
Questa notizia è stata ulteriormente approfondita nella puntata del Maratoneta su Radio Radicale: potete ascoltare, dal minuto 15:00, l’intervento di Giuliano Grignaschi (responsabile Animal Care Unit dell’Istituto Mario Negri) sul tema.