News internazionali – 13 Gennaio 2018

notizie scientifiche recenti

Mettiamo a disposizione, per gli ascoltatori de “Il Maratoneta” su Radio Radicale e per tutti gli interessati, una selezione di notizie dal mondo della ricerca scientifica. 

Potete trovare l’ultima puntata del Maratoneta, condotta da Mirella Parachini, sul sito di Radio Radicale qui.

Notizie scientifiche recenti

  • Un nuovo survey sull’impatto dell’inquinamento atmosferico (su Science, di Joshua Graff Zivin UC San Diego e Matthew Neidell della Columbia University): QUI

Molti studi sono stati fatti negli anni per cercare di misurare gli effetti più visibili dell’inquinamento nelle società moderne (e, di conseguenza, per testare l’efficacia delle misure anti-inquinamento adottate dai governi di mezzo mondo). La maggior parte di questi studi si concentra su un aspetto particolare, ossia il numero di persone che vengono colpite in modo grave o mortale da malattie del sistema respiratorio o circolatorio che sono riconducibili all’inquinamento atmosferico.

Nell’articolo in questione si citano diversi studi, appartenenti ad una emergente letteratura sul tema, in cui si affrontano aspetti nascosti dell’inquinamento atmosferico, come gli effetti sulla produttività umana o gli effetti a lungo termine su persone nate in ambienti fortemente inquinati (come la early-life exposure, ossia esposizione nei primi anni di vita ad un’aria molto inquinata possa influenzare aspetti come la capacità di concentrazione, o abilità cognitive in genere).

Questi indicatori, che vanno oltre il classico “conteggio dei morti” riconducibili all’inquinamento, spiegano quindi gli altissimi costi sociali spesso ignorati, e dovrebbero, secondo gli autori dell’articolo, portare ad una revisione dei criteri con cui giudichiamo efficaci o meno le politiche di protezione ambientale. Come scrivono in conclusione, “The societal harm generated by these more subtle and pervasive impacts should be reflected in the calculus that helps to determine regulatory standards.

  • Lavori accademici – per sole donne (su The Scientist, di Ashley Yeager): QUI

Per anni, le università e i centri di ricerca nel mondo si sono interrogati sul problema di riequilibrare la disparità di genere nel mondo accademico, che rimane tuttora a stragrande maggioranza dominato da figure maschili. Di iniziative in questo senso se ne contano molte, in particolare negli stati del nord Europa, dove da molti anni gli annunci di lavoro sono seguiti da qualche frase finale che incoraggia candidati donne a presentarsi, o che dichiarano che, a parità di merito, un candidato di genere femminile sarà preferito al candidato maschile.

Non mancano neppure specifiche richieste nei bandi di gara per l’accesso a grant e finanziamenti pubblici: la DFG (agenzia federale tedesca per la ricerca), ad esempio, nelle linee guida per le richieste di fondi per eventi, conferenze e workshop chiede che siano raggiunte alcune percentuali minime di partecipanti/speaker donne prima di autorizzare i finanziamenti.

È del resto un fatto che le donne, anche nel mondo scientifico, subiscano spesso trattamenti peggiori dei colleghi uomini (vedasi l’ultima notizia riportata). Un report del US Department of Health & Human Services (qui) sottolineava ad esempio il gap di genere tra finanziamenti ricevuti, o le percentuali di successo di grant proposal presentati da scienziati donne rispetto a quelle di colleghi uomini. E nonostante le iniziative messe in campo, il numero di scienziati donne stenta a crescere.

Ecco quindi che la Max Plank Society (a partire dal 2018) e il Governo Australiano (già nel 2017) hanno deciso di cambiare approccio. In entrambi i casi si tratta di progetti di finanziamenti con una specifica clausola di restrizione alle sole donne (qui il bando della MPG, chiamato Lise-Meitner excellence programme). Riportiamo qui una dichiarazione di Martin Stratmann, presidente della MPG: “With the Lise-Meitner excellence programme, the MPG offers young female scientists unique opportunities within a highly renowned research organization. Free scientific development, long-term career security, and clear career prospects are the cornerstones of this exciting program, which is aimed at young talents who want to realize their scientific visions within the Max Planck Society. I am convinced that we will win future directors of the Max Planck Society through the Lise-Meitner excellence programme“.

  • Atto finale (?) della battaglia Reed-Elsevier VS accademia tedesca (su Wired.it): QUI

Si scrive un nuovo capitolo nella vicenda che ha visto contrapposti, nell’ultimo anno, più di 200 università ed enti di ricerca tedeschi e il colosso dell’editoria scientifica mondiale Reed-Elsevier.

L’editore, tra l’altro al centro da anni di alcune campagne di boicottaggio all’interno della comunità scientifica a causa delle aggressive politiche commerciali (ricordiamo la campagna The Cost of Knowledge – qui), e strenuo oppositore del fenomeno Sci-Hub, ha accettato di continuare ad offrire l’accesso online alle proprie riviste a tutte quelle università che avevano deciso di non rinnovare i contratti nel 2017 in seguito alla rottura della trattative nazionale. L’obiettivo della German’s Rector Conference, che guida le trattative con Elsevier, era ed è quello di stipulare un contratto nazionale (al posto di singoli contratti con ogni istituzione) per garantire il massimo accesso possibile agli scienziati che lavorano sul territorio tedesco.

L’accordo, in particolare, prevederebbe una forma di accesso “open access” per tutti i contenuti prodotti da scienziati tedeschi, dietro al pagamento di una cifra forfettaria. Accordi simili erano già stati ottenuti con gli altri maggiori editori (come Springer-Verlag e Taylor&Francis), ma Elsevier aveva abbandonato il tavolo a fine 2016. Diverse contromisure erano state adottate dal mondo accademico tedesco, che andavano dal non rinnovo dei contratti fino alle dimissioni in massa di editor tedeschi di riviste pubblicate da Elsevier.  Ora le trattative, scrive Elsevier in una nota, potranno ripartire nel corso del primo trimestre 2018.

Questa vicenda è seguita con attenzione da gran parte della comunità scientifica mondiale: se andasse in porto, infatti, sarebbe un importante passo nella direzione di rendere la ricerca pubblica (nel senso di finanziata con risorse pubbliche, come la maggior parte della ricerca di base) accessibile liberamente agli scienziati di tutto il mondo.

LE CITAZIONI DELLA SETTIMANA

Il nostro sistema immunitario si metterà di traverso nello sviluppo di nuove terapie geniche? QUI un articolo apparso su Nature news.

Un gruppo di ricercatori dell’università di Stanford (USA) ha da poco annunciato uno studio, non ancora sottoposto a peer-review, in cui si ipotizza che il sistema immunitario umano possa sviluppare anticorpi contro l’enzima Cas9, utilizzato nella tecnica di editing genetico nota come CRISPR-Cas9, di fatto neutralizzandone gli effetti. Si tratta comunque di una reazione possibile che non era sconosciuta agli scienziati che lavorano allo sviluppo di terapie genetiche mediante tecnica CRISPR. Probabilmente, scrivono gli autori dell’articolo e altri scienziati intervistati sul tema, occorrerà “semplicemente” lavorare di più.

PNAS Editor-in-Chief Placed on Leave (QUI un articolo di Katarina Zimmer su The Scientist)
Inder Verma, rispettato oncologo e ricercatore nel settore delle terapie genetiche, ed editor-in-chief dal 2011 della prestigiosa rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) è stato messo “on leave” dal consiglio della NAS in seguito ad alcune accuse, formulate a luglio 2017, di discriminazione nei confronti di colleghe donne nel suo lavoro come membro del Salk Institute.