Nella piazza del funerale negato a Welby, il 19, mentre il Vaticano ci riprova

Cappato - Convegno fine vita al Senato 2019

Ci risiamo: 13 anni dopo quei funerali religiosi negati dalla Conferenza episcopale italiana a Piergiorgio Welby, il Vaticano fa pressione contro l’eutanasia e le libertà nel fine vita. E noi ci faremo di nuovo trovare pronti, nella stessa Piazza San Giovanni Bosco, il 19 settembre.

I restroscena di Palazzo raccontano di grande agitazione dall’altra parte del Tevere per attirare l’attenzione di Conte e Mattarella.
Non è la prima volta, naturalmente, nella lunga storia clericale italiana, e non sarà l’ultima. Avevamo apprezzato l’impegno di Papa Francesco a non lasciarsi ossessionare da questo tipo di questioni e a rifiutare l’arruolamento di truppe parlamentari, pur senza abbandonare le tradizionali posizioni di “difesa della vita dall’inizio alla fine” anche contro l’esercizio responsabile delle libere scelte individuali.

Non amo il termine “ingerenza”, perché tende ad esprimere un’attribuzione di responsabilità maggiore al potere Vaticano che al potere politico italiano, quando invece ogni “ingerenza” diventa tale solo quando la politica decide di obbedire. La grande quantità di soldi pubblici destinati al Vaticano nelle sue più diverse articolazioni rende in realtà la questione più complicata: viva la libertà religiosa, viva la libertà di espressione del Papa e dei Vescovi, ma sarebbe molto meglio se nel concreto ciò non avvenisse anche a spese del contribuente,  come accade attraverso l’attribuzione truffaldina dell’8 per mille o le esenzioni fiscali per le attività commerciali gestite da enti ecclesiastici.

In ogni caso, le responsabilità principali restano della politica. Giuseppe Conte ha già compiuto una scelta precisa: non inserire nel programma di Governo né questo tema né altre questioni di libertà civili (aborto, droghe, gestazione per altri, ricerca scientifica sugli embrioni e sul genoma umano, fecondazione assistita, matrimonio egualitario). Addirittura, compiendo un’analisi per parole del documento programmatico di M5S e Pd si riscontra come non sia mai stata utilizzata nemmeno per sbaglio la parola “libertà”.

Ci sono due possibilità: o Conte ha deciso di lasciare il Parlamento libero di decidere, oppure il Presidente del Consiglio e i partiti che lo sostengono si preparano ad impedire qualsiasi decisione.

La prima scelta sarebbe benvenuta, soprattutto se accompagnata da  una massiccia dose di informazione e di dibattito che coinvolga l’opinione pubblica, come finora non è mai accaduto. La seconda scelta, invece, corrisponderebbe a un vero e proprio tradimento della funzione stessa del Parlamento