Mio intervento al Consiglio generale del 7 luglio

Fotografia di Marco Gentili con Perduca, Gallo e Cappato al consiglio generale del 7 luglio

Salve e ben trovati,

affrontare temi di attuale rilevanza scientifica come i vaccini, il testamento biologico, l’omeopatia, la ricerca sugli embrioni e genome editing e così via, è impegnativo e richiede una conoscenza notevole. Si tratta di argomenti molto diversi tra loro, ma che hanno un denominatore comune, riguardano cioè tutti coloro che ad ognuno di noi è più indispensabile: la salute.

Partiamo analizzando un caso di estrema attualità, quello dei vaccini e dell’attuale dibattito sull’obbligatorietà degli stessi. Il Decreto Legge del 7 giugno 2017 che ha definitivamente allargato a 10 le vaccinazioni obbligatorie, a seguito di un intenso e altalenante dibattito che è susseguito all’emendamento della senatrice Pd Patrizia Manassero. Tale obbligatorietà investirà non solo le famiglie, ma anche inevitabilmente i tribunali italiani. È bene allora prevedere, come sostiene Elena Cattaneo nel suo articolo su “La Repubblica” del 30 giugno 2017 dal titolo “Su vaccini e sanità i giudici ascoltino la scienza” che ogni magistrato abbia l’opportunità di conoscere in ogni processo tutti gli elementi tecnico-scientifici necessari, al fine di evitare che si abbiano divergenze notevoli tra la realtà scientifica e le decisioni dei magistrati. Al centro dello scenario sul decreto c’è la coercizione e quindi la mancanza della libertà di scelta su un tema tanto delicato. L’obbligo alla vaccinazione non è forse la strada migliore per favorire la copertura vaccinale completa, sebbene questa tipologia di policy è comprensibile in situazioni di rischio. Una alternativa che in molti casi e paesi ha fatto e sta facendo la differenza è dare vita ad un sistema di informazione efficace e capillare che possa formare e informare sia l’utenza sia gli operatori del sistema sanitario.

In questo periodo mi sto occupando proprio di questo tema con la “Scuola di politiche” ideata da Enrico Letta, studiando la situazione vaccinale nei paesi europei, tra cui l’Italia, al fine di costruire con i miei colleghi una policy alternativa e funzionale da presentare alla Summer School che si terrà a Cesenatico dal 15 al 18 settembre, dove gli studenti 2015 outgoing e gli studenti 2016 incoming si incontreranno per una quattro – giorni di lezioni, visite, esercitazioni e approfondimenti.

Tornando al tema, è scientificamente dimostrato che i vaccini costituiscono il più potente mezzo di prevenzione delle malattie che oggi abbiamo a disposizione. Rappresentano da sempre un fondamentale strumento di prevenzione e anche una forma di assicurazione sulla vita per l’intera umanità. Vaccinarsi non è solo una scelta ad personam, ma costituisce un vero e proprio atto di responsabilità sociale, in quanto chi decide di vaccinarsi protegge se stesso e anche tutti coloro che non lo fanno (la cosiddetta immunità di gregge). I benefici dei vaccini superano quindi di gran 2 lunga i rischi ad essi connessi. Se poi prendiamo in considerazione chi convive con soggetti deboli e con un sistema immunitario compromesso, la vaccinazione riveste un ruolo ancora più rilevante, e questa diventa un dovere morale in quanto vaccinandosi non solo protegge se stesso, ma anche e soprattutto i più deboli. In tal caso si può parlare di “Solidarietà delle vaccinazioni” e di valore sociale di prevenzione. Quindi, è indiscutibile e scientificamente provato il valore che la vaccinazione possiede. Nonostante ciò, il nostro Paese ha una copertura vaccinale ben lontana dal necessario 95% funzionale a mantenere la già citata “comunità di gregge”, e l’Italia è già stata richiamata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il basso numero di vaccinazioni contro il morbillo e la rosolia congenita. Anche il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitense raccomanda ai viaggiatori che intendono venire nel bel Paese di vaccinarsi o assicurarsi di essere già vaccinati e di prendere precauzioni, per evitare rischi di contagio contro il morbillo. Sebbene le vaccinazioni siano in calo, all’Italia va dato il merito di avere una grande tradizione di ricerca, innovazione e produzione di vaccini. Siena è una delle più importanti città in termini di ricerca e produzione in questo settore. Anche tante piccole imprese sviluppano Knowhow, e una di queste ha prodotto uno dei vaccini contro il virus dell’ebola. L’Italia è anche alla guida di importanti progetti di ricerca per l’Unione Europea e per il GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunization). Spetta ad ognuno di noi fare la propria riflessione sull’importanza della vaccinazione per se stessi e per la comunità, sempre però avendo come base di riferimento degli elementi scientifici seri e comprovati. La politica dovrebbe fare la stessa cosa.

Passando ad un altro dei temi oggi oggetto di discussione, il testamento biologico, è anch’esso sotto l’occhio del ciclone politico come ci aggiorna sempre Matteo Mainardi che, specifico, è il coordinatore del comitato Eutanasia Legale dell’Associazione Luca Coscioni e il Responsabile della relativa campagna di sensibilizzazione. Sono 3000 gli emendamenti presentati in Commissione Igiene e Sanità al Senato, di cui la metà proposti da Alternativa Popolare – Centristi per l’Europa – Nuovo Centrodestra, che mirano ad ostacolare il cammino già irto di ostacoli del disegno di legge sul Bio Testamento. Purtroppo la presidente e relatrice De Biasi, rappresentante al Senato del Partito Democratico, non ha avallato l’invio del testo in aula senza relatore e ciò ha compromesso i tempi più rapidi di approvazione, prima della fine della legislatura. E’ stato infatti deciso di calendarizzare in Aula la discussione sul testamento biologico per il 25 luglio, con il serio rischio che, con l’avvicinarsi della pausa estiva, l’iter che si era prospettato sfumi del tutto.

Se vaccini e testamento biologico sono due temi oggetto di accese discussioni, non da meno lo è attualmente il tema dell’omeopatia, anche a causa del triste decesso del piccolo Francesco di 7 anni malato di otite acuta e curato con trattamenti omeopatici. Restando fuori dalla questioni di responsabilità normate dalla legge, di cui si sta appunto occupando la magistratura competente, l’utilizzo dell’omeopatia per la cura resta una scelta personale, giusta o sbagliata che sia. Ma al fine di rendere tale libertà effettiva, anche qui, occorre garantire una corretta informazione e una approfondita comprensione dei meccanismi che sono alla base della pratica omeopatica e limitare al massimo la erronea percezione che vede l’omeopatia come una valida alternativa alla medicina basata sulle evidenze scientifiche. Come vedete, torna sempre presente con tutto il suo rigore il ruolo della Scienza. Ancora una volta, voglio ribadire che uno dei più grandi sforzi culturali che il nostro paese dovrebbe fare è quello di instaurare un serio confronto con la comunità scientifica competente, ogni qualvolta ci sia la necessità di intervenire con alcune politiche su specifici ambiti. Non solo le Istituzioni sono chiamate a questo ma anche e soprattutto i cittadini che in assenza di una corretta, efficace e strutturata informazione faticano a comprendere i motivi che inducono verso certe decisioni. 3 Non è solo sulle questioni di estrema attualità illustrate che l’Associazione Luca Coscioni sta intervenendo, rimarcando il ruolo comprovante e autorevole della Scienza. Da sempre, in realtà, nel nostro DNA associativo è iscritto lo scopo di favorire l’ingresso della Scienza nelle decisioni politiche, a favore del benessere individuale e allo stesso tempo collettivo. Non a caso, su temi già ampiamente discussi in passato, quali ad esempio quello della ricerca sulle cellule staminali embrionali, l’Associazione ha premuto affinchè i decisori politici si attenessero alle logiche e ai dati degli ultimi progressi scientifici.

Il non avere oggi una classe dirigente attenta alla diffusione della ricerca scientifica, non avendo strumenti idonei e informazioni sufficienti per permettere alla propria res pubblica di allargare i propri orizzonti, rende il nostro Paese una realtà tristemente conservatrice sotto qualsiasi punto di vista. In questa sede lo ribadisco di nuovo a gran voce, anche se voce non ne ho: serve una grande alleanza fra politica e scienza. Serve l’etica, nella sua doppia dimensione di scienza dell’uomo e di scienza per l’uomo, slegata dalle ideologie religiose, dagli interessi di parte e dai pregiudizi culturali, per pianificare la riforma delle istituzioni, creare il sostrato strutturale per il progresso e superare la grave crisi di legittimazione e fiducia che attraversa la politica, e non solo in questo paese.

Essere buoni alleati non significa confondere o sovrapporre i ruoli. Significa imparare a condividere risorse e capacità per perseguire con forza e determinazione l’interesse sociale comune. Acquisire come bene comune i risultati di una scienza senza segreti e senza frontiere e passare dall’emozione al progetto attraverso una ferma volontà politica: un’utopia che, oggi, deve divenire realtà. Il messaggio finale che voglio trasferire è che la politica deve imparare a raccogliere le migliori risorse in campo e utilizzarle con il rigore del metodo scientifico razionale, svincolata da precognizioni e conflitti d’interessi. Una scienza trasparente al servizio di una decisione laica e libera. Questa è la sfida che siamo chiamati ad affrontare.

Per il momento ho terminato e vi saluto tutti.