L’intervento di Marco Gentili alla Conferenza stampa di ALC “I prossimi passi verso l’Eutanasia Legale”

Intervenire in una sede come questa di oggi non è di mia prassi, ma a dispetto di ciò, ritengo sia rilevante sfruttare questa occasione per rivendicare l’importanza di un tema che nel nostro Paese è sottaciuto, di fronte all’evidenza dei numeri ovattati dietro i quali si cela la sofferenza di tantissimi cittadini. La diffusione dell’eutanasia clandestina e i numerosi suicidi dei malati terminali sollecitano il nostro Paese all’adozione e all’attuazione di una legislazione seria e dunque alla regolamentazione di un fenomeno che non può restare ai margini della politica italiana.

Proprio per questo, grazie a Gustavo Fraticelli, Mina Welby e Marco Cappato, da Marzo 2015, è partita l’iniziativa di disobbedienza civile su www.soseutanasia.it, anche per incentivare il Parlamento a discutere la proposta di legge sull’eutanasia legale, sottoscritta da oltre 100mila cittadini italiani.

L’assenza di un grande dibattito sul tema certifica l’arretratezza del nostro Paese in tema di diritti civili e l’incapacità dell’attuale classe politica di confrontarsi con temi che pure avrebbero, visti i sondaggi, un grande consenso popolare.

Questo è il motivo per cui il qui presente Cappato il 28 febbraio 2017 si è autodenunciato presso i Carabinieri di Milano per aver aiutato Fabo a raggiungere la Svizzera dove ha ottenuto il suicidio assistito.

Arrivare all’ordinanza di oggi non è stato semplice. Marco ha chiesto, e ci tengo a ricordarlo, il giudizio immediato andando subito a processo.

Lo scorso luglio, infatti, il gip di Milano Luigi Gargiulo aveva disposto l’imputazione coatta per il nostro tesoriere, nonché leader della nostra Associazione Luca Coscioni, nonostante la richiesta da parte dei pm di archiviazione del caso. Il processo si è svolto sotto i riflettori e ha alimentato il dibattito nell’opinione pubblica; purtroppo a questo non è seguita una franca discussione parlamentare sull’eutanasia legale ma è servito a far sì che, perlomeno, il 22 dicembre 2017 si approvasse la “legge sul BioTestamento” che, molto probabilmente, grazie a questa azione, ha avuto una sorte felice. 

Dopo le udienze presso il Tribunale di Milano, l’8 novembre, il 3 e il 14 dicembre e il 17 gennaio, con la ordinanza di ieri, il diritto individuale, il diritto alla dignità e all’autodeterminazione, inalienabili, vedono una possibile luce in fondo al tunnel. 

Questi diritti che derivano dai princìpi fondamentali di dignità della persona umana e di libertà dell’individuo, garantiti tanto dalla Costituzione italiana quanto dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, restano ancora senza leggi, anzi con divieti penali che li negano. 

Spero che la strada che abbiamo davanti a noi cambi, che vi sia nel nostro futuro prossimo una normativa laica e liberale sulle scelte di fine vita, un futuro che veda la politica meno influenzata dal peso, in alcuni casi oscuro, della storia, della cultura e della religione così politicamente ingombrante nel nostro Paese; una politica aperta alla comprensione della complessità del mondo umano, alla comprensione di quella condizione che provi e vivi solo, quando la sofferenza ti assale.

Non si tratta di uccidere la vita: nessuno dei promotori dell’eutanasia legale è un boia. Tutti coloro che hanno chiesto l’eutanasia prima hanno amato profondamente la vita. È la condizione di dolore, che nessun giudice potrà mai giudicare e condannare, a fare la netta differenza. È la non conoscenza che pone in conflitto il mondo.

Grazie ancora per l’ascolto.

Leggi l’ordinanza del Tribunale di Milano