L’intervento all’XI Congresso dell’Associazione Radicale Certi Diritti

Cari convenuti dell’associazione Certi Diritti, ringrazio il vostro e mio Segretario Leonardo Monaco per il coinvolgimento che mi ha rivolto nell’essere protagonista di questo undicesimo appuntamento congressuale. Parlare di Libertà sessuale, specialmente non ad apertura simposio, non è questione che mi vede particolarmente ferrato ed effettivamente mi risulta un po’ ostico ma, aggiungerei, non del tutto impossibile.

Predisponendo questo mio intervento, ho subito pensato al significato complesso di libertà sessuale che altro non è, in linea generale, quella possibilità di ogni persona di esprimere appieno il potenziale erotico, i gusti, le fantasie, le sensazioni e i desideri (senza che creino alcun danno fisico, morale o psicologico a nessuno). Ognuno ha il diritto di vivere la sessualità in piena libertà, nel modo più appagante per contribuire al benessere personale e nel rispetto dell’altro o dell’altra. Inoltre ognuno ha diritto anche alla privacy proteggendo la sfera dell’intimità e condividendola solo con chi si sceglie.

La salute sessuale è uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale correlato alla sessualità; non è semplicemente l’assenza di un disturbo, di una disfunzione o di una malattia. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso così come alla possibilità di vivere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da pressione, discriminazione e violenza. L’orientamento sessuale, l’identità di genere, l’espressione di genere e la diversità fisica delle persone richiedono la protezione dei diritti umani proclamati il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Articolo 16.

(1) Men and women of full age, without any limitation due to race, nationality or religion, have the right to marry and to found a family. They are entitled to equal rights as to marriage, during marriage and at its dissolution.
(2) Marriage shall be entered into only with the free and full consent of the intending spouses.
(3) The family is the natural and fundamental group unit of society and is entitled to protection by society and the State.

Dopo questa prima riflessione, mi è sorta la curiosità di andare a ricercare come è distribuito nel mondo il livello di libertà sessuale che come abbiamo visto è un contenitore molto ampio e complesso di tematiche. Ho appreso che in merito a ciò il mondo è diviso in cinque grandi zone, secondo uno studio di Cattan & Leroy «Atlas mondial des sexualités», ovvero l’Atlante mondiale della sessualità, pubblicato nel 2013, che parla di libertà sessuale a seconda dei parametri della libera scelta del partner, della libertà delle pratiche, dell’accesso alla contraccezione, della possibilità di abortire, del matrimonio gay e delle leggi contro l’omofobia. I più liberalisti sono i Paesi nordici dell’Europa, a seguire gli altri Paesi europei, la Russia, il Giappone, l’America settentrionale e Australia e Nuova Zelanda. Poi vengono l’America centrale e meridionale e il Sudafrica. Meno libera ancora una fascia che va dal Marocco alla Nuova Guinea attraversando Nordafrica, Medioriente, India e Cina. Pochissimo libera, invece, è l’Africa sahariana. Il fatto che non siamo gli ultimi in classifica non deve però giustificare la mancata evoluzione culturale in senso laico del nostro paese.

In quelli che oggi si definiscono paesi “democratici”, compreso dunque il nostro, il corpo della donna era nettamente visto come esclusivo oggetto di potere maschile – pensate allo stesso marito (italiano) che dettava ordini anche nella sfera intima, pensate all’adulterio che era punito giuridicamente solo per le donne e non per gli uomini, al diritto di voto che fino a 71 anni fa era negato alle donne per non parlare della loro ammissione al mondo politico – un passo in avanti nel “diritto di avere diritti” si è fatto. Col passare del tempo, però, e delle leggi la donna si è liberata gradualmente, e lo sta ancora facendo, da alcune significative discriminazioni, nonostante permangano purtroppo forme ancora misere di schiavitù del suo corpo, in tutto il mondo. Purtroppo permangono anche le schiavitù mentali e le universalizzazioni scontate sulla natura del mondo umano e dunque sentiamo spesso dire che gli eterosessuali sono sani e gli omosessuali sono malati. Addirittura in alcuni casi persone contagiose da cui stare alla larga. Persone che in Italia e in pochi altri paesi europei non hanno il diritto di formare una famiglia e quindi dare alla luce, crescere e accudire dei figli, in base poi ai casi.

Per comprendere la difficoltà di un’apertura laica specie nel nostro paese, basta ricordare che fino al 1971 era ancora in vigore l’articolo 553 del Codice Penale, che vietava propaganda e uso di qualsiasi mezzo contraccettivo, punibile fino a un anno di reclusione. Solo, appunto, nel 1971 fu abrogato dalla Corte Costituzionale.

La legge 405 del 22 luglio 1975 istituiva i consultori familiari, tra i cui scopi vi era anche quello di dare assistenza in materia di procreazione responsabile: tuttavia, anacronisticamente, solo un anno dopo il Ministero della Sanità avrebbe autorizzato la vendita degli anticoncezionali nelle farmacie.

Non sorprende allora che la legge che ha istituito le Unioni Civili e che ha disciplinato i diritti e doveri delle coppie di fatto introducendo anche i contratti di convivenza sia solo del 20 maggio 2016 (specificatamente la n.76). Chissà quanti decenni ancora dovranno passare per ottenere altre e svariate conquiste civili! Come quelle lanciate attraverso l’appello di Maria Sole, giovane donna nata senza utero, che insieme all’Associazione Luca Coscioni porta avanti la sua richiesta di genitorialità attraverso la maternità surrogata, qui in Italia, dove non è ammessa dalla legge la gestazione per altri, neanche giustificata da situazioni di eccezionalità che potrebbero invece far riflettere sulla distinzione tra maternità surrogata commerciale e maternità surrogata altruistica.

Molto spesso possiamo constatare che laddove il diritto alla libertà sessuale e all’autodeterminazione cerca di autoproclamarsi per autolegittimarsi, al tempo stesso aumentano forme e pratiche contrastanti per non dire di repressione psico-fisica assolutamente da condannare. Mi viene quasi da dire che mentre la Democrazia riesce a fare 10 passi in avanti su un piano, al tempo stesso retrocede di 20 su un altro.

Con molta probabilità, una nuova idea di cittadinanza, dal profilo laico, fa ancora molta fatica a uscire fuori da uno stato di privazioni e imposizioni religiose e culturali. In Italia poi, tutto sembra essere diventato il contrario di tutto. Le leggi, specie su tematiche eticamente sensibili, vengono discusse, redatte, promulgate e poi non applicate.

Gli esempi di razzismo sessuale citati dimostrano quanto siamo ancora lontani dall’accettare le diversità della specie umana e quanto sia facile abbassare a livelli inferiori persone che hanno forse più qualità umane di chi le critica e le disprezza. Poi oltre che di razzismo sessuale, questa è la sede più consona per parlare e passatemi il termine di “oscurantismo sessuale” in relazione alle persone con disabilità. Il Disegno di legge n.1442 recante Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità e presentato il 24 aprile 2014 è fermo in Senato e sembra essere passato nettamente sordina.

Mi piacerebbe che i nostri legislatori capissero l’importanza e il valore aggiunto che può provenire da una società libera di auto-esprimersi e autodeterminarsi e, lo dico chiaramente e con cognizione di causa, mi piacerebbe che si occupassero di reprimere non le forme di libertà sessuale ma quelle di sfruttamento sessuale minorile sia di bambine che di bambini, molto diffuse soprattutto nel sud del mondo, nei paesi che definiamo in via di sviluppo, e tutte le altre forme di sfruttamento delle donna e dell’uomo per prostituzione forzata.

Credo fermamente in ciò che ha messo in evidenza il filosofo francese Marcel Gauchet, nei suoi volumi (uno e due) intitolati «L’Avenement de la democratie» ovvero L’Avvenire della democrazia entrambi pubblicati nel 2007, richiamati più volte da Stefano Rodotà, secondo cui il corretto funzionamento della democrazia è possibile solo se si mantiene un adeguato equilibrio nei rapporti tra politica, diritto e storia: intesa, la prima, come il quadro all’interno del quale una collettività si colloca nella sua complessa articolazione umana e governa il proprio destino; inteso, il diritto, come la fonte della legittimazione di tale quadro, al quale la storia conferisce il senso del passato e la prospettiva dell’avvenire.

Alla luce di ciò, tutte le tematiche che attengono al tema della libertà sessuale, ma non sono le sole, scontano proprio questa perduta mancanza di equilibrio democratico.

Ancora grazie per il coinvolgimento e la vostra preziosa attenzione!

Marco Gentili