“Liberi fino alla fine” e “disponibilità della propria vita”: un chiarimento a proposito dei concetti-slogan referendari.

Eutanasia Legale per vivere Liberi Fino Alla Fine

Come ho già sostenuto nell’intervento precedente, ogni efficace campagna referendaria non può verosimilmente fare a meno di adoperare una serie di “slogan”, cioè di frasi sintetiche e suggestive, facilmente memorizzabili e dotate di un intrinseco potere persuasivo. Frasi che, in tale circostanza, assumono il valore di una “bandiera” e di un “grido di battaglia”.

Nell’odierna campagna referendaria a favore della eutanasia volontaria promossa dall’Associazione Luca Coscioni tramite una abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale gli “slogan” (così vengono denominati anche in alcuni articoli apparsi di recente sui giornali) sono rappresentati soprattutto dalle note e incisive espressioni “liberi fino alla fine” ed “eutanasia legale”.

Sostenere, come ho fatto nel primo intervento, che il concetto della disponibilità della propria vita rappresenta «una delle idee-forza della campagna referendaria anzi un suo possibile “slogan” di base» non costituisce ovviamente un acritico tentativo di sostituire gli slogan citati con un nuovo slogan. Rappresenta piuttosto (a scanso di equivoci è sempre meglio esplicitare l’implicito) un modo per dare un fondamento teorico e filosofico agli slogan in questione, ossia una maniera di mettere in luce come la battaglia dell’Associazione non si esaurisca sul piano pratico e politico, ma comporti anche una parallela – non meno importante – mobilitazione sul piano culturale, in grado di garantire all’Associazione un ulteriore “salto di qualità” (per usare una frase di Cappato) capace di renderla ancora più “strategica” nella lotta a favore dei diritti civili e nella vita complessiva del nostro Paese. Infatti, il concetto di disponibilità della propria vita non è un’altra cosa rispetto al concetto di “vivere liberi fino alla fine”, ma è lo stesso concetto, sia pure espresso in modo diverso e più filosofico.

Tant’è che proporsi l’obiettivo di essere liberi fino alla fine è un modo semplice ed intuitivo di sostenere ciò che nei termini “tecnici” dell’odierno dibattito culturale ad alto livello viene configurato come un cambiamento epocale di “paradigma”, consistente nel progressivo passaggio dal tradizionale paradigma della indisponibilità della vita (secondo cui la vita non ci appartiene e quindi l’individuo non può lecitamente rinunciare ad essa) al nuovo paradigma della disponibilità della vita (secondo cui la nostra vita ci “appartiene” e quindi l’individuo, in determinate circostanze, può lecitamente rinunciare ad essa).

Da ciò il valore sinergico e interdipendente delle due mobilitazioni (quella pratico-politica e quella filosofico-culturale) e il valore complementare (=di reciproco chiarimento e potenziamento) dei rispettivi concetti-slogan.