Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con
la reclusione da sei a quindici anni.Non si applicano le aggravanti indicate nell’articolo 61. Si applicanole disposizioni relative all’omicidio (previste dagli articoli 575 e 577) se il fatto è commesso:contro una persona minore degli anni diciotto.
contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti.
contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno.
Questo il testo dell’articolo 579 del Codice Penale che regola il reato di “omicidio del consenziente” che entrerebbe in vigore se fosse approvato il quesito referendario per la cui proposizione è iniziata la raccolta delle 500.000 firme necessarie.
Nessun giurista è riuscito fino ad ora a convincermi che quella parola iniziale “chiunque” non possa consentire ad un non sanitario di operare legalmente eutanasia nei confronti di una persona della quale sia stato raccolto in forme opportune il consenso. Quella parola “chiunque” mi ha dunque trattenuto fino ad ora dal firmare a favore di quel quesito referendario, che non consentirebbe una adeguata regolazione della eutanasia nel nostro Paese la quale, a mio avviso, dovrebbe essere effettuata solo in ambito sanitario.
In queste ultime settimane ho però riflettuto anche su alcuni Fatti. Uno di essi è che tale regolazione (una Legge) è proposta al Parlamento da più di un decennio e che fino ad ora non c’è stato verso di porla realmente in discussione. Ma soprattutto ho cercato informazioni sull’entità dei problemi: quanti sarebbero coloro che opererebbero eutanasia “fai da te” se fosse approvato il referendum?
Ho così appreso che fino ad ora, le imputazioni per omicidio del consenziente si sono contate sulle dita di due mani e che in un solo caso quel reato è stato riconosciuto fino in Cassazione. Al contrario, limitandomi al solo campo in cui lavoro, conosco bene le centinaia di malati di cancro che non hanno la libertà di scegliere se porre fine alle proprie sofferenze in modo umano Suicidal death within a year of a cancer diagnosis: A population‐based study (wiley.com). Non c’è paragone tra i miei timori sulla parola “chiunque” ed i fatti del dolore. Firmerò per il referendum e poi voterò sì.
Guido Frosina si è laureato in Scienze Biologiche presso l’Università e la Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1981. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Genetica presso l’Università di Ferrara nel 1987. Ha svolto ricerche in campo oncologico presso l’Institut Gustave Roussy – France, l’Imperial Cancer Research Fund – UK e dal 1987 è Dirigente Sanitario presso l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova. Si occupa attualmente di radioterapia dei tumori cerebrali e di qualità ed integrità della Ricerca.