Le 5 domande più frequenti su Parlamento, Governo ed Eutanasia

Camminata Welby, dicembre 2018. Con Mina Welby e Filomena Gallo

16 novembre 2018. «Il divieto assoluto di aiuto al suicidio finisce […] per limitare la libertà di autodeterminazione del malato nella scelta delle terapie, comprese quelle finalizzate a liberarlo dalle sofferenze, scaturente dagli articoli 2, 13 e 32, secondo comma, della Costituzione, imponendogli in ultima analisi un’unica modalità per congedarsi dalla vita, senza che tale limitazione possa ritenersi preordinata alla tutela di altro interesse costituzionalmente apprezzabile». È uno dei passaggi dell’ordinanza n. 207/2018 con cui la Corte costituzionale ha rinviato al 24 settembre 2019 la trattazione delle questioni di costituzionalità dell’articolo 580 del codice penale, sollevate dalla Corte d’assise di Milano nell’ambito della nota vicenda sul suicidio assistito di DJ Fabo, che vede imputato Marco Cappato.

Perché rinviare di 11 mesi la decisione?

Risponde la Corte costituzionale: “Per dare al legislatore la possibilità di intervenire con una apposita disciplina che regoli la materia in conformità alle segnalate esigenze di tutela”.

E cosa ha fatto in questi due mesi il Parlamento?

Nulla. Ad oggi la trattazione della legge non è stata inserita nel calendario dei lavori delle Commissioni competenti, né la si può ritrovare nella programmazione d’Aula.

Il Governo si è mosso in qualche modo?

I due vicepremier, Salvini e Di Maio, hanno cassato la questione dicendo che “non fa parte del contratto di Governo”, come se il richiamo della Corte costituzionale fosse una semplice richiesta di una qualsiasi persona che urla al bar sotto casa.

Il Presidente Conte, incontrato dall’Associazione Luca Coscioni, ha invece eluso il punto nel suo comunicato stampa successivo all’incontro.

Chi potrebbe fare qualcosa per avviare il dibattito?

Innanzitutto i presidenti dei gruppi parlamentari. Eppure dal Movimento 5 Stelle alla Lega, dal PD a Forza Italia passando per Fratelli d’Italia e Liberi e Uguali, a nessuno interessa affrontare questo dibattito. La partitocrazia è compatta nel silenziare cittadini e Consulta.

Poi ci sono i presidenti Fico e Casellati. Anche loro potrebbero attivare le rispettive aule, eppure tacciono. Così come tace Conte.

Se nulla si muove cosa succederà?

Se entro il 24 settembre 2019 il Parlamento non avrà approvato una norma, sarà di nuovo la Corte costituzionale ad intervenire. Questa volta con una pronuncia di illegittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio in determinate “ipotesi in cui il soggetto agevolato si identifichi in una persona (a) affetta da una patologia irreversibile e (b) fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, che trova assolutamente intollerabili, la quale sia (c) tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale, ma resti (d) capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Si tratta, infatti, di ipotesi nelle quali l’assistenza di terzi nel porre fine alla sua vita può presentarsi al malato come l’unica via d’uscita per sottrarsi, nel rispetto del proprio concetto di dignità della persona, a un mantenimento artificiale in vita non più voluto e che egli ha il diritto di rifiutare”.