L’antidoto antiproibizionista è l’unico che ci libererà dalla droga che avvelena

Fratelli d'Italia

Nel momento in cui l’Italia affonda tra esondazioni, frane e allagamenti di tutti i tipi e sono in corso crisi aziendali di ogni genere, Fratelli d’Italia lancia l’ennesima campagna per essere “liberi dalla droga, mai schiavi“. Sono in effetti giorni che la stampa italiana stava spianando la strada al solito rilancio di vecchie proposte sensazionalizzando incidenti, non necessariamente mortali, in qualche modo collegati al consumo di sostanze proibite. Né Fratelli d’Italia, né ahinoi i giornalisti nostrani, continuano a ritenere utile e opportuno soffermarsi sulle cause del permanere di tutta una serie di complicazioni collegate, o derivanti, dall’uso delle sostanze stupefacenti.

Tutto quello che oggi gira intorno alle cosiddette droghe è pericoloso, e molto lucroso, perché queste devono esser comprate solo ed esclusivamente nell’illegalità. Un’illegalità con cui si devono confrontare quotidianamente centinaia di migliaia di persone le quali, in virtù della proibizione, non sanno da chi comprano e, cosa ancora più pericolosa, cosa comprano. Acquisti che nella stragrande maggioranza dei casi, checché ne dicano quelli di Fratelli d’Italia, non sono frutto di dipendenze mortali ma di scelte e stili di vita liberamente adottati.

La relazione annuale del Dipartimento per le Politiche Anti-Droghe segnala che oltre otto milioni di persone nel nostro paese consumano in modo non sporadico sostanze illecite per un giro d’affari illegali di circa 14 miliardi di euro. Circa l’80% del consumo interessa la cannabis e derivati mentre il resto è diviso in proporzioni decrescenti tra cocaina, eroina e nuove sostanze psicotrope. A fronte di questo uso molto diffuso – e fortunatamente non eccessivamente problematico -, che cogli anni si è auto-regolato malgrado l’impossibilità di poter esser effettuato apertamente e liberamente, le overdosi restano un numero tragicamente significativo ma tutto sommato contenuto.

Secondo il sito GeOverdose.it si registrano una media di 250 decessi l’anno. Si tratta di dati raccolti da fonti pubbliche e aggregati per sotto temi e regioni geografiche che, tra le altre cose, dimostrano come non sia sempre così semplice individuare la reale causa della morte e, anche quando lo è, un’analisi delle condizioni di vita delle persone interessate fa arrivare alla conclusione che la “droga” sia l’ultimo stadio di difficoltà o disagi o “male di vivere” che, in mancanza di altri tipi di sostegno, riempie vuoti individuali con sostanze a volte letali.

Fratelli d’Italia, che non solo non cita alcuno di questi dati, ma punta molto all’esaltazione della cronaca nera, di quella giudiziaria e infila nel calderone delle pericolosità da cui occorre affrancarsi anche il gioco d’azzardo, non spende una parola di valutazione (figuriamoci di autocritica) per cercare di capire quanto abbia influito negativamente sulla salute, la sicurezza, sulla qualità dei prodotti comprati sulle strade italiane – oltre che le condizioni di detenzione – la legge Fini-Giovanardi da loro fortemente voluta e mai smentita nella sua criminogenità.

Contro questa permanente mistificazione dei numeri, manipolazione degli argomenti e totale mancanza di proposte alternative al drammatico status quo è quanto mai necessario rispondere con riforme che tengano di conto di quale sia il problema e di come, in giro per il mondo, si stia iniziando ad affrontare la questione con leggi e politiche radicalmente diverse che, tra le altre cose, stanno dimostrando di essere piuttosto efficaci.

A seguito di una manifestazione promossa da Radicali Italiani e l’Associazione Luca Coscioni il 23 ottobre scorso, il Deputato Riccardo Magi ha annuncio l’avvio della ricostituzione di un inter-gruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis per riprendere il lavoro interrotto nella scorsa legislatura ripartendo dalla proposta di legge d’iniziativa popolare depositata alla Camera dei Deputati a novembre 2016 col sostegno di oltre 68.000 persone.

Qui è possibile firmare l’appello che ne chiede un’immediata discussione.