La storia di Claudia e degli ultimi dodici anni

Fotografia di Claudia Frau con il suo compagno

A Claudia, Maria Cristina, Valentina, ai loro compagni e alle tante coppie che hanno dovuto subire la legge 40, oggi, a dodici anni dal referendum che fu boicottato dal mondo politico, con il supporto fondamentale delle gerarchie vaticane, dobbiamo dire grazie. Grazie perché la loro tenacia ha costituito una volta in più e reso vive le parole che sono alla base della nostra associazione: dal corpo dei malati al cuore della politica. Non riuscimmo ad ottenere l’eliminazione di quella legge attraverso il referendum (reso invalido dal quorum), ma nel tempo attraverso pronunce giurisdizionali di diverso livello.

Con una prospettiva storica diversa da quella che si viveva dodici anni fa, viene in mente una domanda: quanti, di quelli che hanno votato quella legge, erano a conoscenza dei danni che avrebbe procurato? Visti gli standard di approfondimento di molti parlamentari presumo pochi. Tuttavia non sono meno responsabili del danno procurato a decine di migliaia di persone: la proibizione di ottenere la migliore cura per una condizione patologica che impedisce di avere dei figli. A nostra conoscenza, visti i fatti e le pronunce giurisdizionali anche di ordine costituzionale, nessuno di loro ha chiesto scusa.

Forse avrebbero dovuto chiedere scusa a Claudia – la prima storia che vi voglio raccontare -, che su Io Donna, ha parlato della situazione che la spinse a contattare l’Associazione Luca Coscioni e me personalmente, in qualità di segretario dell’associazione e al tempo stesso avvocato delle coppie che si rivolgevano ai Tribunali.  Quando ci siamo sentite mi colpì per la voce dolce, pacata. Mi parlava del suo Mauri, del sogno di un figlio, la paura di trasmettergli la propria malattia. Abbiamo, dunque, fatto ricorso al Tribunale di Cagliari contro l’Ospedale Microcitemico costretto, suo malgrado, a dover rispettare quella legge. Era importante avere una decisione rapida; la situazione è delicata per una persona non in perfetta salute che non vuole trasmettere ai propri figli la sua malattia. Di quei giorni in aula, «non ricordo bene come mi sentivo, ma era come se la mia gravidanza avesse bisogno di un lasciapassare» ha detto Claudia nell’intervista.

«Ero spaesata e ferita dai commenti malevoli, le accuse di voler fare eugenetica. La mia motivazione era completamente diversa, una madre può capire. E sentivo che era importante anche per altri».

Il giudice ci ha dato ragione. E oggi Claudia è madre di due gemelli, Francesco e Nicolò. Aspettati per sette anni.

E anche a questo punto una domanda viene spontanea; qual è in Italia il vero movimento per la vita? Credo che l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica sia stata in questi anni un autentico motore di difesa e propulsione delle libertà civili, un autentico movimento per la vita, per la vita del diritto e il diritto alla vita, per dirla come usava fare Marco Pannella. Per questo credo che questi dodici anni dal referendum debbano essere festeggiati e, oggi, ci debbano spingere verso la conquista degli ultimi obiettivi, in particolare per quel che riguarda la storica battaglia di Luca, ovvero per la libertà di ricerca sulle cellule staminali.