La democrazia della partecipazione dai Comuni all’Unione Europea

Intervento nella sessione Democrazia, ritorno al futuro. Dalla firma digitale alla democrazia della partecipazione durante il XVIII Congresso dell’Associazione Luca Coscioni

Questa stagione referendaria ci ha sentiti ripetere più volte che la lotta per l’eutanasia legale è una lotta di amore per la vita. Ma è stata anche una lotta in cui abbiamo dimostrato il nostro amore per la democrazia.
Nelle premesse di questa sessione del Congresso abbiamo cercato di concentrarci non sulla teoria di una democrazia della partecipazione, ma su una pratica della democrazia che in quest’estate straordinaria abbiamo contribuito a riportare alla sua pienezza, come abbiamo visto anche negli interventi precedenti, nel pieno rispetto dello Stato di Diritto. E soprattutto nel pieno rispetto dell’essenza stessa della Democrazia che di fatto è il modo in cui i cittadini e le cittadine contribuiscono alla definizione delle leggi che regolano la propria vita e i propri diritti. Nella convocazione abbiamo parlato di come rendere la democrazia più accessibile. In questo intervento vediamo due dimensioni fondamentali, in una chiave che va dal super locale: i municipi e le città al transnazionale, lo spazio politico dell’Unione Europea, due dimensioni che di fatto rendono la Democrazia davvero accessibile.  La prima dimensione è quella del diritto alla conoscenza dei propri diritti politici. La seconda dimensione è quella dell’accessibilità tecnologica.
Partiamo dall’informazione. Nel documento che ha presentato Mario Staderini si fa riferimento al concetto di pari dignità tra Democrazia diretta e Democrazia rappresentativa. Si tratta di un’iniziativa politica nata in seno a Eumans nel momento in cui ci siamo trovati a maneggiare lo strumento principale di democrazia partecipativa istituzionale a livello europeo, l’Iniziativa dei Cittadini Europei (la raccolta di un milione di firme per avanzare proposte alla Commissione Europea sulle materie di cui ha competenza). Si tratta di una raccolta firme molto difficile perché deve avvenire in almeno 7 stati membri dell’Unione Europea, in un contesto in cui l’informazione giornalistica, la cronaca politica già dà pochissimo spazio agli affari europei, figuriamoci a quelli che nascono dai cittadini.
La proposta avanzata a livello europeo è stata quella di parificare il budget per le iniziative di promozione di questi strumenti di partecipazione a quanto viene investito per le elezioni del Parlamento Europeo.  Dal dicembre del 2019 con un culmine a maggio di quest’anno abbiamo intrapreso una serie di azioni rivolte alle istituzioni europee per avanzare queste richieste e spostare l’attenzione sull’emergenza in corso: secondo un sondaggio di YouGov solo il 2,4% dei cittadini europei sa di avere il diritto di FIRMARE E SOTTOSCRIVERE queste iniziative dei cittadini europei.
Abbiamo organizzato un mobilitazione che ha coinvolto tutti i promotori di Iniziative dei Cittadini Europei, chiamata Eu Sign Day per mostrare con un esempio alle istituzioni quanto azioni di informazione capillare siano necessarie per colmare questo vuoto. Lo spirito dell’iniziativa è stato colto dalla Parlamentare Europea Elisabetta Gualmini che è riuscita a far approvare nella Commissione Budget del Parlamento Europeo un emendamento al budget – in votazione in queste settimane – che aumenta di 3 milioni per il 2022 gli investimenti sull’informazione ai cittadini.
Questa informazione istituzionale, per esempio con mailing postale o con forme di collaborazione tra il livello amministrativo locale, comunale o regionale, oltre che il potenziamento dei momenti di formazione per i giornalisti, costituiscono un elemento centrale per l’effettivo successo politico degli strumenti che vengono attivati di cittadini.
Credo che se pensiamo al “problema del raggiungimento del quorum” per i Referendum in Italia e il silenzio della maggior parte dei grandi media e delle trasmissioni televisive ci aiuti a esplorare forme di adeguamento di questa proposta a livello italiano, oltre alle iniziative giudiziarie di cui anche Democrazia Radicale si è resa protagonista – penso alla Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’uomo che ha accolto il 31 agosto 2021 il ricorso sul mancato rispetto degli obblighi in materia di pluralismo informativo da parte delle emittenti televisive RAI.
La seconda dimensione è quella dell’accessibilità tecnologica. Come abbiamo sentito nelle relazioni precedenti l’emendamento che ha portato all’integrazione da SUBITO della firma digitale, grazie all’iniziativa guidata da Mario Staderini ma che con l’intervento di Marco Gentili è diventata davvero universale manifestando la sua urgenza per il referendum eutanasia legale. Ma era già previsto – sempre grazie all’Associazione Luca Coscioni con un emendamento alla Legge di Bilancio che dal gennaio 2022 l’Italia si sarebbe dotata di una piattaforma tecnologica “istituzionale” per la firma digitale.
Ecco quello che ora è stato fatto con aziende private e con costi a carico dei Comitati Promotori ora è in fase di sviluppo da parte del Ministero dell’Innovazione Tecnologica. E dovrebbe essere pronta a gennaio. La proposta che noi portiamo in questo senso è di usare da subito questa opportunità per rafforzare e ampliare questa nuova forma di partecipazione: la proposta è che questa infrastruttura tecnologica venga da subito messa a disposizione oltre che per i referendum e per le proposte di legge di iniziativa popolare anche dei Comuni per consentire l’attivazione e l’accesso agli strumenti locali di democrazia partecipativa, a partire da delibere di iniziativa popolare.
Ma possiamo anche andare oltre. Per esempio, città come Barcellona e Milano utilizzano il software open source Decidim per gestire processi deliberativi come il Budget Partecipativo.  O l’Unione Europea stessa proprio in questi mesi sta affrontando un processo inter-istituzionale e che coinvolge i cittadini e le cittadine che è la Conferenza Sul Futuro dell’Europa.  Questo percorso di un anno si sviluppa su tre direttrici (e qui in qualche modo ci ricongiungiamo all’intervento di Lorenzo Mineo che mi ha preceduta confermando come a livello internazionale molte delle idee di cui discutiamo oggi siano già prassi o comunque in utilizzo e elaborazione pratica):
  • Una plenaria interistituzionale e che coinvolge i cittadini
  • dei Citizens Panel con cittadini estratti a sorte che elaborano proposte e raccomandazioni per la plenaria
  • una piattaforma tecnologica multilingue che permette ai cittadini e le cittadine che qui si registrano di interagire tra loro e pubblicare proposta che vengono poi sottoposte alle sedi opportune
Per altro ci ricordo che una serie di proposte sul fine vita nell’Unione Europea sono votabili proprio su questa piattaforma a questo link.
La piattaforma tecnologica della Conferenza sul Futuro dell’Europa e le piattaforme di Milano e Barcellona di cui parlavo sono basate sulla stessa tecnologia e si basano sugli stessi principi di democrazia della partecipazione. La Commissaria Europea Vera Jourova che è co-responsabile della Conference on the Future of Europe ha già confermato che l’intenzione è che quanto creato diventi sempre più un meccanismo permanente e molte sono le organizzazioni ella società civile che monitorano e incentivano questo processo (attraverso la coalizione Citizens Take Over Europe). Lo scenario che possiamo proporre è la connessione di questi strumenti con protocolli di interoperabilità, sviluppo di intelligenze artificiali civiche e armonizzazione delle legislazioni : fare in modo che con la propria identità digitale il cittadino e la cittadina possano accedere a questo ecosistema di partecipazione democratica, dal locale al nazional al sovranazionale: per proporre conquiste di nuovi diritti o partecipazione a iniziative esistenti.
In questo modo si creerebbe una cittadinanza digitale europea pienamente democratica, rafforzando e rivitalizzando gli impulsi che possono arrivare alle diverse istituzioni. Queste sono alcune delle proposte che già siamo in grado di portare avanti e che fanno parte del pacchetto che ci ha presentato Mario Staderini e che può essere il fondamento anche del dibattito di questo Congresso – di un’Associazione che ha dimostrato che l’unico modo per non avere paura delle grandi sfide è quello di affrontarle, attivandosi e diventando luogo che accoglie chi è pronto a entrare in gioco e mettere il proprio corpo a disposizione delle lotte che hanno bisogno di noi perché solo noi le possiamo fare accadere.