La questione petrolio, le elezioni e contrasto alla povertà. Tutto questo è alla base della mia conversazione, sabato 27 gennaio 2018, con la redazione del periodico Controsenso. Vi riporto qui sotto, l’intervista che ho rilasciato a Virginia Cortese. Buona lettura!
Maurizio Bolognetti intervistato in redazione: “La cosa è seria: qua rischia di non vincere nessuno”
Maurizio Bolognetti è giornalista e collaboratore di Radio Radicale, per la quale ha realizzato numerosi reportage su vicende legate all’inquinamento ambientale; è autore dei libri “Buchi per terra ovvero cinquanta sfumature di greggio”, “Le mani nel petrolio ovvero da Zanardelli a Papaleo passando per Sanremo e Tempa Rossa” e “La peste Italiana. Il Caso Basilicata”. Nel 2004 ha costituito l’Associazione Radicali Lucani di cui è Segretario. Con noi ha discusso di petrolio, risorse, di politica e di nuovi volti della Povertà.
Questione Petrolio. Quali sono gli errori più grossolani, legati a una vicenda così complessa?
L’errore madre è stato consentire attività di estrazione di idrocarburi su un territorio delicatissimo dal punto di vista idrogeologico. Seguono la carenza di controlli e l’assenza di monitoraggi da parte di enti terzi. Infi ne credo che Eni abbia mancato di rispetto a popolazioni e istituzioni, non facendo adeguati investimenti in sicurezza; se ciò fosse avvenuto, ci saremmo risparmiati la perdita di oltre 400 tonnellate di greggio e il consequenziale inquinamento della zona industriale di Viggiano.
Nonostante le rassicurazioni siano giunte da più fronti, le persone continuano ad avere paura. Perché?
In passato si è verificata una grave perdita di credibilità. Auspico che dagli errori del passato si possa trarre una lezione. Nella vicenda della perdita di greggio abbiamo registrato una inversione di rotta: la Regione ha lanciato un forte segnale chiudendo il Cova per oltre 3 mesi e raccogliendo il mio invito a garantire il diritto alla conoscenza di tutti gli atti relativi a questa brutta vicenda. Atti che sono stati messi in rete a disposizione di tutti i cittadini. Un’azione così decisa non si era mai registrata; ricordo la chiusura per 48 ore nel lontano 2002, ma fu cosa molto più contenuta. In questo caso è fi nalmente prevalso l’interesse collettivo e mi auguro che si prosegua così.
Il petrolio è una risorsa?
La faccio io una domanda: 25 milioni di barili annui sono tanti? Affiderei la risposta al dato sulle attività estrattive del Nord America (il più grande produttore di greggio al mondo). Nel 2013 Usa e Canada hanno estratto 17,2 milioni di barili al giorno. Se mettessimo sul piatto della bilancia costi e benefi ci, dovremmo concludere che a fronte di piccoli vantaggi abbiamo un inaccettabile rischio connesso alla possibilità di compromettere preziose risorse idriche. Un rischio che in qualche caso si è già concretizzato. In questa vicenda nessuno ha calcolato i costi ambientali che puntualmente vengono scaricati sulla collettività. La Basilicata non è il deserto del Sahara e da queste parti occorre stare attenti quando si fanno “buchi per terra”. La scelta di estrarre idrocarburi a ridosso di fi umi, dighe, centri abitati, are a rischio frana e a rischio sismico è stata miope e scellerata. Se anche estraessimo tutto il greggio presente nel nostro sottosuolo, copriremmo si e no un anno e mezzo del nostro fabbisogno. Dovremmo riflettere seriamente sul futuro del nostro pianeta e sull’enciclica di Papa Francesco.
Qual è la risorsa più consistente, dunque, che la Basilicata possiede?
Quella umana. Penso a una Basilicata laboratorio per le biotecnologie, alle autostrade informatiche, al turismo, alla valorizzazione di ambiente, tradizioni, paesaggio. Fra trent’anni Eni andrà via. Cosa resterà qui? Le royalties sono state utilizzate per innescare processi di sviluppo? Nei mesi in cui è stato chiuso il Cova l’economia è entrata in crisi, perché tutto ruota intorno alla monocultura del petrolio in una Val d’Agri in via di spopolamento. Se il futuro è quello che stiamo disegnando, gli scenari non sono confortanti.
Esiste uno spiraglio, una possibilità, per la regione di salvarsi?
Perché no?! Speriamo ci siano più persone disposte a operare per la comunità. Mi riferisco anche ai cittadini, che spesso si lamentano, ma solo perché non hanno ottenuto prebende per sé e per le proprie famiglie; poi in occasione dei momenti elettorali assumono il ruolo di clientes Spesso non c’è consapevolezza di ciò che è diritto, così come non c’è senso civico e di ciò che è bene comune.
Politica. Chi vince la prossima tornata elettorale?
Grazie alla pessima legge elettorale, probabilmente non vincerà nessuno. In base ai sondaggi, si può ipotizzare un vantaggio del Centro Destra, che però potrebbe non tradursi in maggioranza a Palazzo Madama e Montecitorio, e un testa a testa tra Centro Sinistra e Movimento 5 Stelle. Questa la fotografi a che ci restituiscono oggi i sondaggi, ma in un mese possono cambiare tante cose. Il mio timore è che non vi sia alcun governo o peggio, qualche governo calato dall’alto. Scongiurerei un commissariamento sul modello Monti, per fare un esempio. Rosatellum, Porcellum, Italicum? La scelta migliore sarebbe stata un ritorno al Mattarellum e quindi l’elezione dei tre quarti dei parlamentari con il sistema uninominale maggioritario anglosassone.
Stanno per scadere i termini per presentare la candidature. Lei è un candidato?
Sì, capolista al Senato per la lista “Insieme”.
Povertà. Il volto del fenomeno ha assunto connotati differenti rispetto al passato e realisticamente più tragici.
Ormai pronunciare due parole come “Stato Sociale” equivale a bestemmiare! Eppure il welfare ci riguarda ed è indispensabile discuterne. Siamo governati sempre più irrimediabilmente da poteri transnazionali e subiamo, coralmente, gli effetti devastanti di una crisi sorta nel 2008 e ancora non risolta. La politica ha una risposta debole e i poteri suddetti sono fortissimi. Lo dico con rammarico: stanno “finanziarizzando” la vita di noi tutti. Se c’è un decadimento delle nostre democrazie che ci spinge a parlare di “democrazia reale”, è altrettanto vero che occorrerebbe parlare di “capitalismo reale”. Ha ragione Guido Rossi quando afferma che “globalizzazione e tecnologia hanno trasformato il capitalismo di produzione in un capitalismo finanziario: un’arena nella quale la creazione di valore nei beni prodotti ha ceduto alla speculazione basata sul debito, sia privato che pubblico”. Cos’è oggi il capitalismo? Accresce il benessere? Io ho l’impressione che ci siamo infi lati in un vicolo cieco e che stiamo viaggiando velocemente verso l’erosione di diritti elementari che davamo per definitivamente acquisiti. I numeri dei rapporti Caritas sulla povertà assoluta e relativa sono agghiaccianti. Non solo stanno finanziarizzando le nostre vite, ma stanno creando legioni di precari, di nuovi schiavi e generazioni senza futuro e senza speranza. Occorrerebbe una politica forte e regole altre anche sui mercati finanziari. Viene in mente quel Warren Buffet che ebbe a definire i derivati armi di distruzione di massa.
Se potesse scegliere un intellettuale o un’idea che le corrisponde meglio?
Marco Pannella. Senza dubbio. Mi ci sono affidato da vivo e ritengo che egli continui a essere vivo, grazie proprio alle sue idee. C’è una frase che ripeteva sempre e che trovo di assoluta verità: “Dove c’è strage di diritto e legalità, c’è strage di popoli”.
E c’è una soluzione?
Fare della difesa dello Stato di diritto, della democrazia, della giustizia e della giustizia sociale una nostra bandiera.
Maurizio Bolognetti, giornalista, collaboratore di Radio Radicale, per la quale ha tra l’altro realizzato numerosi reportage su vicende di inquinamento ambientale, autore dei libri “Buchi per terra ovvero cinquanta sfumature di greggio”, “Le mani nel petrolio ovvero da Zanardelli a Papaleo passando per Sanremo e Tempa Rossa” e “La peste Italiana. Il Caso Basilicata”. Bolognetti ha collaborato con “Agenda Coscioni” e il settimanale “Il Resto”. Ha costituito nel 2004 l’Associazione Radicali Lucani di cui è Segretario.