Buongiorno a tutti,
e benvenuti al secondo giorno del Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca scientifica. Fin dal titolo del meeting abbiamo voluto evidenziare la visione della Scienza come spazio di libertà e aspirazioni umane, come luogo delle potenzialità e delle possibilità e aspettative liberali e progressiste.
Contro questa visione sono molte le difficoltà che le democrazie occidentali devono affrontare a causa di fattori di carattere sovranazionale come la globalizzazione, la crisi economica, le nuove rotte migratorie, la velocità della scienza e di internet, il riscaldamento globale e i nuovi approvvigionamenti energetici. Allo stesso tempo vi sono questioni interne ai singoli stati, come la crisi dei partiti politici tradizionali, l’emergere dei populismi, e permettetemi di condividere il punto di vista di un italiano: le crescenti esigenze di autodeterminazione dei singoli individui.
Nella vita ho scelto di produrre politica, trovando molti aspetti in comune con chi ha scelto di produrre ricerca scientifica. Dal 2008 mi sono avvicinato all’operato dell’Associazione Luca Coscioni che della validità e della libertà del metodo scientifico è la principale promotrice in Italia, un paese che, purtroppo, è in clamoroso ritardo quanto a valori democratici e liberali.
Anche se utilizzano modalità e strumenti differenti, la Politica e la Scienza hanno il compito di finalizzare il loro rispettivo operato al benessere dei cittadini e dei popoli. Questo è il motivo per cui sono da sempre affascinato da entrambe, e soprattutto entrambe mi incentivano a essere attivo e propositivo, nonostante le difficoltà e le sfide che la vita mi pone.
Uso quest’ultima considerazione per ricordare, qui in questa sede simbolica, Stephen Hawking, uno dei rappresentanti più lodevoli della scienza moderna da poco scomparso, che nonostante sia stato vincolato a una progressiva immobilità iniziata dall’età di 25 anni, è rimasto fedele al principio della libertà della scienza senza ingerenze e intromissioni.
Voglio inoltre ricordare qualcuno che per me rappresenta uno dei più rilevanti leader politici che nella sua vita ed esperienza politica ha contribuito a rafforzare la modalità tipica con cui si procede per raggiungere una conoscenza della materialità sociale oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile: Luca Coscioni.
È sulla scia dell’operato di Luca Coscioni che l’Associazione che prende da lui il nome si impegna quotidianamente a promuovere iniziative, nazionali e transazionali, a tutela della libertà del progresso scientifico con l’intento di favorire il dialogo tra Scienza e Democrazia, senza il quale immotivate o ideologiche proibizioni si intensificano e rafforzano, assieme alle paure ingiustificate e le informazioni prive di dati scientifici ed analitici consolidati.
Il dialogo e la consapevolezza, nel rispetto dello Stato di Diritto, sono gli elementi che caratterizzano positivamente la democrazia partecipativa e deliberativa. In assenza di questi è alto il rischio di forme totalitarie più o meno aggressive che sostituiscono il controllo al coinvolgimento popolare.
Parlo di dialogo e consapevolezza perché, in molti casi, e questo interessa anche la ricerca scientifica, accade che si favorisca una divulgazione acritica, spesso disinformata o legata a logiche di mercato che vogliono accondiscendere le aspettative del pubblico, provocando nell’opinione pubblica un disorientamento a fronte di una politica appannata da, se non succube di, interessi economici e clientelari.
Occorre arginare dal punto di vista culturale, e quindi politico, questa deriva stimolando conoscenze al fine di favorire una coscienza pubblica più consapevole a partire dalle giovani generazioni. Da un punto di vista più prettamente politico è invece necessario intensificare il processo e il progresso dell’attività scientifica dal punto di vista quantitativo e qualitativo.
L’Europa gode di un potenziale nel campo della ricerca che non è sfruttato appieno a causa delle divergenze tra gli Stati membri che hanno politiche nazionali scarsamente coordinate ma anche da controproducenti rivalità. Occorre che l’Europa doti di un insieme di misure comunitarie, che rispecchino le riforme a livello regionale e nazionale elevando gli standard di ricerca e delle sue potenziali applicazioni.
La cooperazione internazionale in campo di ricerca e innovazione è uno dei principali punti di forza della politica europea. La creazione di una “European Research Area” (ERA), ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel 1995 grazie all’allora Commissario per la ricerca, l’italiano Antonio Ruberti.
L’effettiva realizzazione degli obiettivi di quell’Area ha incontrato numerosi ostacoli che hanno richiesto una revisione degli obiettivi. Oggi, in congruenza con il Programma di ricerca e innovazione europeo Horizon 2020, è necessario l’impegno comune per il rafforzamento di ERA al fine di giungere all’obiettivo, entro il 2020 appunto, di garantire la cosiddetta «quinta libertà», quella di circolazione dei ricercatori, delle conoscenze e delle tecnologie.
Occorre promuovere una scienza che sia aperta, qualificata e verificabile, che formi e, se possibile, mantenga i ricercatori nel loro paese di origine e che li faccia poi confrontare nelle sedi europee a ciò deputate, che garantisca la parità di genere nelle carriere scientifiche, nel processo decisionale e nelle sperimentazioni cliniche. L’Unione europea deve incrementare il suo sostegno alle università meritorie, anche al fine di ridurre il dislivello tra gli Stati membri e coinvolgere i cittadini nella co-progettazione e nella condivisione dei risultati scientifici. Al tempo stesso, anche i singoli Stati membri devono fare la loro parte.
Ho sempre creduto in una funzione che potremmo chiamare «costituzionale» della Scienza e nel bilanciamento degli interessi – potenzialmente contrastanti – fra protezione degli individui e libertà della ricerca, in una dimensione laica e dunque non asservita ad uno specifico credo o impostazione ideologica.
La via da percorrere nella valorizzazione e nel rafforzamento della dimensione democratica europea ci è stata indicata da Altiero Spinelli nel suo ultimo discorso al Parlamento europeo in cui commentava l’Atto unico europeo in vigore nel 1987. Tra le varie cose, Spinelli denunciava l’assenza di un’adeguata politica di ricerca scientifica e tecnologica, che già allora si dimostrava inadatta a contribuire strutturalmente alle necessità della società. Il padre del federalismo europeo sottolineava come questa fragilità potesse essere superata solo con la creazione di un’apposita competenza specifica a dimensione comunitaria, un ente per finanziare progetti comuni di ricerca che beneficiasse di risorse pubbliche e private da selezionare con cura e attenzione.
Come dirigente dell’Associazione Luca Coscioni e come cittadino italiano impegnato in politica, anche se fuori dalle istituzioni, sento la responsabilità di muovermi e di fare squadra affinché il nostro operato quotidiano riesca a intercettare e contattare le sedi decisionali. E’ a partire da queste, e con queste, che possiamo modificare la strategia di produrre e diffondere scienza qualificata e far sì che la liberal-democrazia si rafforzi.
Spero che sempre più persone vedano nella nostra Associazione uno degli strumenti per incentivare l’incontro tra società, scienza e politica. Senza questo confronto non è possibile guidare i nostri Paesi e l’Europa nella direzione del cambiamento culturale che auspichiamo con questo Congresso.
Voglio essere sincero: nessuna delle tre componenti citate: società, scienza e politica – da sola – può suscitare nulla di radicalmente strutturale. Auspico che a partire dalle conclusioni di questo Congresso, tutte le organizzazioni come l’Associazione Luca Coscioni, che si impegnano quotidianamente a favore della libertà di ricerca scientifica, trovino il modo di unire le loro forze e concordare una strategia comune, di incontro e contatto tra società, scienza e politica a sostegno del diritto umano alla scienza a livello nazionale, in Europa e alle Nazioni unite.
Da portatore di Sclerosi Laterale Amiotrofica Familiare trasmessa con modalità chiamata autosomica recessiva annuncio sin d’ora il mio impegno, e vorrei che foste con me e con l’Associazione Luca Coscioni per spezzare le catene dei proibizionismi e delle crescenti forme di monopolio nella scienza che violano le libertà fondamentali e i diritti umani di tutti e ciascuno.
Lasciatemi infine ricordare Altiero Spinelli che paragonò l’Europa comunitaria a una montagna che aveva partorito un topolino. Quest’ultimo, ora, è di fronte a grandi fette di formaggio e dobbiamo evitare di mettergli immotivate tagliole intorno, un po’ come il nodo della cravatta che indosso oggi per star qui con tutti voi. Grazie a tutti per la cortese attenzione e buon proseguimento di Congresso.
QUI l’intervento in inglese
Riascolta l’intervento di Marco Gentili su Radio Radicale
La dichiarazione finale del V Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica
Marco Gentili è Co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni. Dalla nascita è affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia che progressivamente lo ha privato della capacità motoria e comunicativa. Laureato in Relazioni Internazionali ha un Master in Istituzioni Parlamentari Europee. Dal 2012 al 2017 è stato consigliere comunale a Tarquinia. Promotore della campagna che ha portato all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza e del nuovo Nomenclatore delle Protesi e Ausili. Ha frequentato la Scuola di Politica di Enrico Letta