Vi ringrazio per l’onore che mi è stato accordato nell’accompagnare la consegna delle firme sottoscritte da innumerevoli cittadini per affermare il proprio diritto alla libertà e all’autodeterminazione. Dopo mesi di confinamento, dopo le esperienze che tutti abbiamo vissuto in questi lunghi 18 mesi, molte persone hanno iniziato ad apprezzare maggiormente un bene primario, chiamato democrazia, con la convinzione che solo allargando le sue maglie ci sarà possibile uscire dalla crisi economico sociale che ci attanaglia da troppo tempo. Una larga fetta di opinione pubblica e quindi di elettorato, appena ha avuto la possibilità di fare ascoltare la propria voce, non ha esitato a dedicare un po’ del suo tempo per rivendicare alcuni diritti inalienabili, ma finora indisponibili.
Oggi infatti è una giornata storica, spero tutti la ricorderemo, proprio per quello che rappresenta e per i motivi per cui qui ci troviamo; dopo tanti anni, i cittadini possono ritornare protagonisti del proprio futuro, decidere se e quando la propria esistenza sia degna di essere vissuta, senza doverlo delegare a qualche autorità eticamente infallibile o vedendosi imposte decisioni indesiderate. E’ storica anche perché la modalità della raccolta firme, da noi comunque portata avanti grazie all’impegno costante di tanti volontari ed un’adesione sorprendente solo per chi continuava a negare il repentino mutamento nella sensibilità di larga parte dell’opinione pubblica, è stata rafforzata appunto da un nuovo strumento di democrazia diretta, la Firma Digitale. Il nostro impegno nel rendere utilizzabile tale strumento è stato determinante e proprio il suo utilizzo ha dato un altro volto alla democrazia Italiana, meno lontano e più inclusivo.
Mi preme sottolineare però come siamo arrivati a questo punto, non siamo qui semplicemente per caso o per una fortuita concatenazione di eventi, tutto parte da lontano fino ad arrivare all’estate 2021, dove in ogni parte d’Italia, comprese le realtà provinciali più periferiche, centinaia di persone, in particolare quei giovani rimproverati perché distanti dall’impegno politico e sociale hanno iniziato a raccogliere firme, per dire basta all’inerzia di larga parte della classe politica, non più in sintonia con le priorità e il modo di sentire dell’opinione pubblica. Si tratta di quella crisi della rappresentatività politica e sociale cui, con i nostri limiti, abbiamo cercato di fare da argine, infatti il successo nella raccolta delle firme per il referendum sull’Eutanasia Legale non è stato la conseguenza di un semplice click, un’iniziativa estemporanea sull’onda di un successo virtuale, ma una collettiva presa di coscienza democratica.
Sono trascorsi 15 lunghi anni dalla morte di Luca Coscioni e di Piergiorgio Welby, finalmente il loro coraggio e il loro esempio, come quello di tanti altri, hanno smosso le coscienze e il tema dell’Eutanasia Legale, si è imposto nel pubblico dibattito. Sottolineo il termine legale, come obiettivo primario del referendum, dare una cornice legislativa coerente a tutto quello che oggi accade nel buio della clandestinità, l’eutanasia, il cercare cioè di porre fine a sofferenze ritenute non più sopportabili esiste ed è sempre esistita. Noi per primi, come Associazione Luca Coscioni per la Libertà di ricerca scientifica rivendichiamo il merito di aver preso atto di quanto fosse necessario rovesciare finalmente tale prospettiva, così insopportabile, dando voce ad un’esigenza insopprimibile che però non ha trovato seguito nelle istituzioni rappresentative e in generale nei corpi intermedi, quali partiti politici, sindacati o in larga parte della realtà associativa. Questo accadeva nonostante le sentenze e i richiami della Corte Costituzionale, rimasti inascoltati, davanti a tale colpevole inerzia abbiamo continuato tuttavia a porre fiducia nelle istituzioni democratiche, sia confidando nel referendum come unico modo per smuovere una situazione ormai bloccata, sia cercando il dialogo con la parte politica più avveduta. Ci siamo impegnati perché fosse almeno riconosciuta la possibilità della Firma Digitale, nel particolare momento storico vissuto, dove i momenti di socializzazione e interazione possono diventare fattori di rischio, siamo stati ascoltati e finalmente, quello che consideravamo solo un progetto futuro, è diventato realtà.
La Democrazia e le istituzioni democratiche esistono e riescono ad esercitare le loro funzioni solo se si adeguano alle caratteristiche e alle esigenze dei nuovi tempi, tanto che il Referendum e la nuova realtà della firma digitale, come sta accadendo in queste settimane, hanno portato una boccata di aria fresca e pulita in un dibattito ormai stantio. Finalmente può essere data a tutti la possibilità di esercitare i propri diritti costituzionali, anche in maniera più pratica e veloce, come impongono le dinamiche attuali, riaffermando che non ci si trova davanti ad una semplificazione di tematiche complesse, al fine di ottenere un risultato purché sia, anche se scontato. Si tratta infatti e lo rivendichiamo di nuovo, di una presa d’atto collettiva, cosciente e ragionata, al fine di veder riconosciuti diritti imprescindibili e costituzionalmente garantiti, proprio perché negli ultimi anni la società ha attraversato cambiamenti tali da essere ormai strutturata secondo dinamiche totalmente nuove e diverse dal passato. I tanti che vi si oppongono o rimangono indifferenti sono spesso legati ad una concezione della realtà sociale ormai solo immaginaria, imposta e disegnata da ideologie autoritarie che si cerca di far valere per tutti.
Invece noi tutti ci siamo trovati di fronte ad una raccolta di firme repentina, alla vivacità dell’impegno di tanti giovani e meno giovani, lontani da logiche politiche, in poche parole un bagno di realismo, convinti che debba valere per più cittadini possibile, proprio perché salutare per le sorti della democrazia. Con la speranza di un futuro migliore, mai venuta meno e soprattutto di un presente più certo, libero dal condizionamento della sofferenza, rafforzato dalla possibilità di scelta, oggi con questo atto abbiamo una responsabilità enorme: quella che le attese di milioni di cittadini non rimangano vane!
Marco Gentili è Co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni. Dalla nascita è affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia che progressivamente lo ha privato della capacità motoria e comunicativa. Laureato in Relazioni Internazionali ha un Master in Istituzioni Parlamentari Europee. Dal 2012 al 2017 è stato consigliere comunale a Tarquinia. Promotore della campagna che ha portato all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza e del nuovo Nomenclatore delle Protesi e Ausili. Ha frequentato la Scuola di Politica di Enrico Letta