Il coraggio delle donne ci fará tornare umani

Delle tante storie sulla SeaWatch 3, che da 14 giorni naviga a vista nel Mediterraneo con 42 migranti a bordo, quella raccontata dal Corriere della Sera mi ha colpito più di tutte. In questa vicenda, il coraggio porta il nome femminile e ha la fisionomia di una giovane ragazza che non ha paura di metterci la faccia.

Carola ha 31 anni, parla cinque lingue ed è laureata in Conservazione ambientale. Ha timonato una rompighiaccio al Polo Nord, si è spesa nella difesa dell’ambiente e sente come un “obbligo morale aiutare chi non ha le sue stesse opportunità”. E’ lei che guida la nave e sarà lei a pagare il conto più salato: rischia l’incriminazione per favoreggiamento della immigrazione clandestina. “So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo” ha spiegato.

Su quella nave, però, Carola non è l’unica donna. Giorgia è una consulente legale specializzata in diritti umani, Verena fa il medico di bordo, e insieme a Heidi, la mediatrice culturale, tante ne hanno sentite su quello che succedeva in Libia, dove, spesso, i migranti vengono sottoposti ad abusi e torture. “Non parlo come medico, ma come essere umano” ha detto Verena, chiedendo che al più presto si trovi un posto sicuro.

Sulla SeaWatch, il coraggio ha un volto di giovane donna. E questo è confortante, perché nella follia a cui stiamo assistendo forse il modo per ritornare umani non è così lontano.