Il caso Irlanda: quando i nuovi diritti si conquistano con Assemblee di cittadini estratti a sorte

Coinvolgere i cittadini nelle decisioni importanti della nostra epoca, slegandole a logiche elettorali e partitocratiche può essere il vaccino contro il virus che alimenta la crisi delle nostre democrazie. In una politica che segue più il consenso che l’interesse generale, in cui spesso chi detiene il potere legislativo abdica alla sua funzione, le Assemblee di cittadini estratti a sorte sono uno strumento interessante per revitalizzare una partecipazione democratica ormai sopita e svilita.

Non si tratta di una delega in bianco, ma un processo decisionale in cui chi assume la responsabilità di decisore politico lo fa sulla base di equilibrate e corrette informazioni, fornite da tecnici ed esperti. Se in Italia questa strada è fortemente ostracizzata, all’estero la politica ha colto l’opportunità per delegare alla cittadinanza decisioni scomode su temi divisivi e che, quindi, implicherebbero una perdita di consenso nell’opinione pubblica.

Un modo, quindi, anche per conquistare quei nuovi diritti che verrebbero riconosciuti, in alternativa, solo attivando le giurisdizioni. I grandi passi avanti dell’Irlanda sui diritti civili muovono proprio da queste basi.

Il primo banco di prova fu il riconoscimento nella Costituzione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nel 2012, il Governo decise di nominare una Convention on the Constitution formata da 66 cittadini estratti a sorte con campionamento casuale e 33 parlamentari. La Convention lavorò da gennaio 2013 a marzo 2014 e, al termine dei suoi lavori, approvò con l’80% del consenso dei suoi membri l’introduzione dei matrimoni omosessuali in Irlanda. Sulla base delle indicazioni scaturite da questa Convention, il governo promosse un referendum, celebratosi nel 2015, e che vide la vittoria del Sì ai matrimoni tra persone dello stesso sesso con il 62% dei voti.

L’esperimento venne replicato su un altro tema, molto spinoso per una nazione conosciuta nel mondo per il suo forte legame con la Chiesa cattolica: l’aborto. Nel 2016 nacque una Citizens’ Assembly, formata interamente da cittadini sorteggiati, che elaborò un testo che proponeva l’eliminazione dalla Costituzione del divieto di questa pratica. La proposta uscita dall’Assemblea venne ancora una volta votata a maggioranza dei suoi componenti e superò la prova del referendum costituzionale del 2018: il Sì alla cancellazione del divieto di aborto ottenne il 66% dei voti validi.

Su un altro tema, l’Irlanda si affida oggi ad un’assemblea di cittadini estratti a sorte: la parità di genere, con il superamento della Costituzione nei punti in cui essa relega la donna all’ormai attempato stereotipo di “angelo del focolare”. L’Assemblea è partita nel 2019 e continua i suoi lavori online, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid.

Questi esempi fanno capire che istituzioni e cittadini sono dalla stessa parte e che un confronto costruttivo su temi spinosi nell’interesse generale è possibile. In Italia la campagna sulla Proposta di Legge di iniziativa popolare per le “Assemblee dei Cittadini estratte a sorte” è promossa e gestita dal Comitato Promotore che è costituito da cittadini che aderiscono a titolo personale e tutte le associazioni interessate, per saperne di più e partecipare troverai tutte le informazioni a questo link.