Perduca: “Il Governo nomini un sottosegretario alle “droghe”!”

cambiamento" insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel giorno del giuramento.

Leggendo i giornali, sembra di capire che anche questo Governo, come del resto da molti anni a questa parte, non abbia intenzione di nominare un sottosegretario con delega alle “droghe”. Non che un responsabile politico delle politiche sugli stupefacenti significhi automaticamente aver trovato un modo per governare il problema, ma far finta che il fenomeno non esista sicuramente non aiuta neanche a inquadrarlo nella sue effettive dimensioni.

La questione non rientra nel famigerato “contratto” tra Lega e Movimento 5 Stelle e in molti temono che, se mai ci fosse rientrato, di certo non sarebbe stato per promuovere riforme. Siamo sicuri?

A onor di storia, occorre ricordare che le peggiori leggi in Europa in materia di droga sono italiane e frutto nel 1990 di una democristiana di sinistra, Rosa Russo Jervolino e un socialista, Giuliano Vassalli, e nel 2006 di un ex-missini, Gianfranco Fini e un ex-democristiano di destra, Carlo Giovanardi – quindi, almeno qui, il danno non è stato ancora fatto da rappresentanti dei partiti al governo; seconda di poi, come detto,  nascondere la polvere sotto il tappeto non ha mai aiutato a prender in considerazione i problemi.

Certo c’è sempre il rischio di svegliare cani che dormono, ma il sonno, anche del peggior e irragionevole proibizionismo, genera comunque mostri. E si può combattere un nemico che c’è, altrimenti è una (lodevolissima per carità) lotta contro i mulini a vento.

Purtroppo, anche per le “droghe”, in Italia si continuano ad affidare temi molto importanti all’ignoranza e all’indifferenza, ma questi esistono eccome! Secondo le cifre che vengono certificate dal governo e dagli osservatori internazionali, nel nostro paese il 10% della popolazione incontra le “sostanze stupefacenti” con una certa frequenza abituale

Secondo un superficiale calcolo delle probabilità, tutte queste persone che consumano e/o detengono e/o coltivano e/o vendono o comprano tutte queste tonnellate di roba tossica e illegale dovrebbero finire in carcere, anche per poco, in numeri molti più consistenti delle 18.000 che oggi son in galera per “reati di droga”. Certo 18000 persone in galera per non aver (nella stragrande maggioranza dei casi) fatto del male a nessuno sono un’enormità, ma rappresentano lo 0,003% della popolazione…

Quindi perché anche il peggiore governo tra i governi democratici (cosa che ci tengo a ripetere questo non è, almeno per il momento), dovrebbe dedicare un responsabile politico alla “droga”? Proprio perché non è un’emergenza bensì un fenomeno economico, sociale e culturale strutturale. Possibile disinteressarsene del tutto affidandone la gestione a tecnocrati?

I sei milioni di italiani che hanno rapporti cogli stupefacenti, oltre che distrarsi, rilassarsi, sballarsi o auto-curarsi, fanno muovere qualcosa intorno ai 14 miliardi di euro l’anno, distraggono milioni di ore lavoro alla pubblica amministrazione – dalla strada alla galera passando per prefetture, tribunali, ospedali, unità di strada, assistenti sociali eccetera – e concorrono a sottrarre alle casse dello Stato fior di quattrini in tasse imposte eccetera.

Inoltre, dal dicembre 2016 l’Italia ha legalizzato la canapa industriale consentendone anche la produzione per uso cosiddetto ludico purché il THC che uno si fuma non superi lo 0,2% (ancora mi sfugge come si possa controllare tutto ciò ma insomma cosa fatta capo ha). Tutte le leggi hanno sempre bisogno di un periodo di rodaggio prima di entrare effettivamente in forza, ebbene questa (ri)legalizzazione ha messo in moto un’industria che nei primi 12 mesi ha registrato un fatturato di quasi 45 milioni di euro.

La legge è passata col consenso di tutte le forze politiche.

Last but not least, a marzo del 2019, alle Nazioni unite di Vienna si terrà un segmento ministeriale della Commissione Droghe che dovrà far il punto sulle politiche internazionali di controllo degli stupefacenti. Ad aprile del 2016 l’Italia dette un segnale di rottura col passato e disse cose di buon senso, salvo disinteressarsene poco dopo anche perché non si sapeva con chi parlare.

Ma se anche tutto questo non fosse sufficiente a suggerire la nomina di un sottosegretario, ci sarebbe comunque da rispettare una legge dello Stato che impone l’organizzazione di una conferenza nazionale sulle droghe ogni tre anni – l’ultima è stata convocata nel 2009 …

Insomma, son più gli argomenti a favore che quelli contro a una presenza di un responsabile che nel Governo s’interessi politicamente di droga. Magari anche per cambiar nome al Dipartimento che oggi si interessa, pare, solo di politiche anti.