Sulla disabilità il contrasto alle disparità non sia solo a parole

Giornata internazionale diritti umani 2019

Il 10 dicembre di 71 anni fa, a Parigi, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite decideva di lasciarsi alle spalle gli orrori delle due guerre mondiali adottando la Dichiarazione universale dei diritti umani.

Il documento pone al centro i diritti umani, riconoscendo la piena uguaglianza degli individui, rigettando qualsiasi forma di discriminazione.

La dichiarazione è stata molto importante anche perché è stata fonte di ispirazione per gli Stati del Vecchio continente nella costruzione dell’Europa che conosciamo oggi.  Non a caso, tra quei 48 Paesi che votarono a favore, troviamo l’Italia e gli altri fondatori della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, da cui l’Europa moderna ha mosso i primi vagiti. Unica eccezione fu la Repubblica Federale Tedesca.

Se le premesse erano buone, i fatti lo sono stati un po’ meno nel corso degli anni. Non sempre, infatti, il nostro Paese è stato in grado di tradurre in atto quella lotta alle discriminazioni che permea la Dichiarazione in tutti e ventotto gli articoli che la costituiscono. Un esempio deriva dalla reale applicazione del primo comma dell’articolo 25 della dichiarazione che recita:

Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

Proprio quel diritto alla sicurezza è venuto a mancare, molto spesso, nei confronti dei più fragili.

Secondo una recente indagine ISTAT, pubblicata in occasione della Giornata internazionale della disabilità – lo scorso 3 dicembre – sono 600 mila i disabili privi di una rete d’aiuto. Di quei 3,1 milioni di disabili italiani, solo il 31,3% lavora e il 19,2% si dichiara soddisfatto per la vita quotidiana.

L’apprezzabilità della vita, spiega il dossier, dipende dalle attività e dalla partecipazione alla vita che i disabili sperimentano giorno per giorno. Il che, spesso, è ostacolato da barriere soprattutto fisiche. Pensiamo, ad esempio, al fatto che solo il 31,5% delle scuole non presenta barriere architettoniche, che solo il 37,5% dei Musei è in grado di accogliere chi ha limitazioni gravi, oppure, pensiamo alla difficoltà che i disabili hanno nel prendere i mezzi pubblici o i treni.

Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo impegnati negli anni, affinché nel nostro Paese ci fossero meno barriere e spesso siamo riusciti ad abbatterle grazie a chi ha voluto metterci la faccia e alla magistratura che ha emesso coraggiose sentenze di condanna per gli inadempienti.

È tuttavia riduttivo relegare la lotta alle discriminazioni nei confronti delle persone disabili alle sole barriere architettoniche. Il tenore di vita sufficiente e il diritto alla sicurezza sono messi a repentaglio anche quando lo Stato non fornisce ai disabili una adeguata assistenza. In tal senso, il mio pensiero va al Nomenclatore tariffario delle protesi e degli ausili, così come ai Livelli Essenziali di Assistenza.

Sono passati due anni, due governi e due ministri in quel di Lungotevere Ripa, e ancora manca un aggiornamento. La revisione del 2017, poi, ha riguardato servizi non erogati in maniera corretta, perché vi è disparità di trattamento tra le diverse patologie – violando così il principio costituzionale dell’uguaglianza – e perché non si tiene conto delle esigenze individuali.

Se di inclusione e di uguaglianza vogliamo parlare, perché ministro Speranza non procediamo con l’aggiornamento dei LEA e del Nomenclatore tariffario? Quanto ancora dovrà aspettare chi è in uno stato di fragilità prima di avere una risposta concreta?

Nel frattempo, con l’Associazione Luca Coscioni andiamo avanti combattendo le disparità che i disabili devono subire portando le loro istanze dal corpo dei malati al cuore della politica.

In alcuni casi la politica ci dà una sponda. Dalla Lombardia, ad esempio, è arrivata una notizia bellissima: il consiglio regionale ha, infatti, approvato all’unanimità una mozione del consigliere democratico Gian Antonio Girelli, che impegna la Giunta ad adoperarsi presso il Ministero della Salute e i competenti organismi regionali affinché siano riviste le modalità di erogazione di quegli ausili per disabili che richiedono prescrizione e fornitura personalizzate. La mozione, infatti, riprende le nostre istanze e ciò ci fa sperare anche altri seguano il nostro messaggio.

Alle Regioni chiediamo, infatti, che vengano adottate procedure ad evidenza pubblica con l’intervento di un tecnico abilitato che provveda all’individuazione e alla personalizzazione degli ausili, introducendo le modifiche necessarie.

Non avremo paura di adire le vie legali, se fosse necessario. Lo stiamo facendo in Basilicata, dove con Maurizio Bolognetti abbiamo diffidato la Regione, a seguito delle segnalazioni di persone con disabilità che non riescono ad accedere ad ausili di cui hanno bisogno. Auspichiamo che situazione discriminatoria e lesiva di diritti fondamentali finisca al più presto e che il tema sia inserito nell’agenda politica regionale quanto prima.

Con l’Associazione Luca Coscioni, dunque, speriamo che presto ci sia un cambio di passo e che molte libertà in persona per le persone affette da disabilità non vengano più minacciate.