Alcuni istituti demoscopici nei loro sondaggi ci danno oramai sopra il 3%. Non attribuisco molta importanza a questa previsione per due ragioni: perché si tratta di previsioni che sono soggette e un margine di errore ancora molto alto e perché ritengo sbagliato puntare solo all’obiettivo del 3%: o lo superiamo nettamente o saremo sconfitti.
Attribuisco invece molta importanza a un altro dato: tutti gli istituti demoscopici, anche quelli che ci danno ancora di qualche frazione al di sotto di quella fatidica percentuale, ci dicono che siamo da due settimane in costante crescita, una crescita che da quando la lista è stata annunciata e presentata, per alcuni ha superati il 200%, fino per altri al 300%. Siamo di conseguenza l’unica lista in forte crescita e in corsa tra gli alleati del PD nella coalizione di centro-sinistra. Il nostro successo si gioca quindi nei prossimi giorni sulla conquista della conoscenza della lista da parte della ampia più platea possibile della popolazione elettorale.
Mi dispiace che Renzi abbia espresso qualche preoccupazione per questo possibile successo, invece di rallegrarsene. E questo dice molto sul suo carattere e sui suoi limiti di leader politico. Perché forse possiamo attrarre con “Più Europa” qualche elettore indeciso del PD, ma soprattutto possiamo recuperare, con la nostra diversità e la nostra chiarezza cui non siamo disposti a rinunciare, molti indecisi che potrebbero votare altrimenti o non recarsi a votare.
Perché questa costante crescita registrata dagli istituti demoscopici? Io credo che dipenda dalla scelta compiuta già più di un anno fa di non affidarci alla difesa di una identità radicale, ma di ricercare una convergenza più ampia intorno a una priorità politica chiaramente individuabile da parte degli elettori.
Viviamo anche noi in un mondo politico italiano estremamente frazionato e diviso ed abbiamo nella formazione delle liste dovuto contemperare diverse presenze e interessi di gruppi diversi ma non abbiamo fatto la somma delle identità, abbiamo promosso la convergenza intorno al tema che ci sembrava e ci sembra centrale in questa campagna elettorale: “più Europa” contro “meno Europa” o “fuori dall’Europa”, società aperta contro società chiusa. E “Più Europa con Emma Bonino”, grazie alla disponibilità e alla generosità di Emma, per assicurare alla lista la riconoscibilità nel ricordo delle tante battaglie europee e transnazionali combattute per la democrazia e i diritti umani.
Molto ora dipende da noi. Molto però dipende anche da chi è in grado di comprendere che se questo tema, e la chiarezza, la volontà e la determinazione con cui viene portato avanti (una determinazione e una volontà per lo meno pari e opposta a quella dei populisti italiani ed europei) possono fare la differenza in uno scontro politico ed elettorale finora incerto ed opaco, allora forse ad esso bisogna dare il rilievo che merita e non avere paura di esporsi e bruciarsi nel sostenerlo.
Gianfranco Spadaccia è nato a Roma il 28 febbraio 1935. Laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti, giornalista professionista, ha lavorato all’Agenzia giornalistica Italia ed è stato collaboratore di numerosi periodici e riviste. La sua formazione politica è avvenuta nelle associazioni universitarie (UGI,UNURI). Giovanissimo militò nel PSDI e, nel 1955, partecipò alla fondazione del Partito Radicale. Ha condiviso con Pannella le scelte nonviolente e le battaglie per i diritti civili. E’ tornato all’impegno politico attivo grazie a Luca Coscioni e alla associazione da lui fondata.