Partecipazione europea per affrontare la crisi alla radice

Attribuire la crisi politica italiana alla scarsa caratura degli attori in campo è un’illusione da moralisti.

Per quanto facile sia esecrare i “traditori”, sbeffeggiare i “voltagabbana”, oppure assumere l’espressione compunta dell’elogio ai “costruttori”, il vuoto di visione e obiettivi non può essere imputato ai soli limiti personali di questo o quel protagonista di Governo e opposizione.

Nell’attuale sistema istituzionale – che è anche il prodotto di referendum disattesi, come quelli sulla legge elettorale – un politico che si dedicasse in priorità a questioni di lungo periodo – cambiamenti climatici, ricerca scientifica, riforma del fisco e dell’amministrazione, integrazione europea – semplicemente finirebbe per non essere rieletto. Le convergenti forze di clientelarismo, lottizzazione televisiva e autoreferenzialità dei social, concorrono a premiare la politica degli annunci a effetto e della difesa di interessi corporativi. Non è un caso se le figure che oggi suscitano maggiore credibilità – es. Mattarella, Draghi – l’abbiano costruita ricoprendo ruoli estranei alla ricerca del consenso a breve, e quindi dalle risse da talk show, dai proclami sui social e dal marketing elettorale permanente.

Per ottenere che il sistema istituzionale sappia premiare visioni e strategie non serve a nulla rimpiangere personaggi d’altri tempi e invocare una politica “alta”, è necessario andare alla radice del problema e innovare gli strumenti di partecipazione, partendo dalla constatazione che “democrazia” e “elezioni” non sono sinonimi e che ci sono anche altri modi per consentire al popolo di esercitare la sovranità costituzionale.

Nonostante il Parlamento paralizzato, i cittadini italiani -come quelli degli altri Paesi UE- hanno in questo momento la possibilità di esprimersi su idee cruciali per il loro futuro attraverso lo strumento delle ICE (Iniziative dei Cittadini Europei), che con un milione di firme di obbliga la Commissione UE ad esprimersi su proposte concrete. Alcuni esempi di campagne in corso sono: Stop Global Warming, per arginare i cambiamenti climatici attraverso la fissazione di un prezzo minimo delle emissioni di CO2: Not Profit On Pandemic, per l’accessibilità dei vaccini anti-covid; “FreeSharing“, per la libera circolazione del materiale digitale; VotersWithoutBorders, per i diritti politici dei cittadini UE, Reclaim Your Face, contro l’uso del riconoscimento facciale per una sorveglianza generalizzata di massa.

Lo strumento delle ICE è ancora debole, ma è spesso attivato su temi cruciali raramente affrontati come priorità dai partiti nazionali e dalla gran parte dei media, abituati a considerare “politica” degna di questo nome solo quella dei soggetti elettorali. Eppure in Irlanda è stato grazie ad assemblee di cittadini estratti a sorte che si è superato lo stallo sulla legalizzazione dell’aborto e del matrimonio egualitario, e lo stesso strumento è stato utilizzato da Macron per affrontare la crisi climatica e disinnescare la rivolta dei gilet gialli. In Italia, dopo le stagioni referendarie dei decenni passati, la politica di Palazzo non reagisce, nonostante la condanna dell’Italia da parte dell’Onu per discriminazione nell’accesso ai diritti di iniziativa popolare, ottenuta grazie alla denuncia di Mario Staderini e Michele De Lucia. Per sbloccare la situazione, con la campagna “Politici per caso” raccoglieremo le firme su una legge per introdurre anche in Italia una assemblea di cittadini sui cambiamenti climatici.

Prestare attenzione a iniziative civiche con obiettivi precisi aiuterebbe proprio ad evitare che l’agenda politica sia sequestrata esclusivamente dalle evoluzioni negli assetti di potere. Per allargare il perimetro di una politica civica, con Virginia Fiume, Lorenzo Mineo, Roberto Mancuso e gli altri primi 50 iscritti abbiamo fondato “Eumans“, movimento paneuropeo di iniziative popolari e nonviolente, che ha tra i suoi obiettivi la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’affermazione dello Stato di diritto e della democrazia, la protezione dell’ecosistema e lo sviluppo sostenibile. Vogliamo far vivere un soggetto politico in grado di realizzare cambiamenti attraverso l’attivazione dei cittadini e non più che l’elezione di qualche loro rappresentante.

Proprio nei giorni più convulsi della crisi è fondamentale compiere i primi passi nella direzione di un lungo percorso di rilancio del modello democratico su scala almeno europea, in alternativa sia alla palude di partiti nazionali svuotati di progetti, sia alla tentazione del modello cinese di tecnocrazia autoritaria.