Retromarcia di Trump sulla cannabis!

Donald Trump

Il 20 dicembre scorso, la Food and Drug Administration (FDA) ha annunciato che prenderà in considerazione la possibilità di regolamentare in maniera più favorevole la produzione di cannabis dopo che il presidente Donald Trump ha firmato l’Agriculture Improvement Act, che, tra le altre cose legalizza la produzione commerciale di canapa negli USA. L’FDA ha dichiarato che nei prossimi mesi l’agenzia spera di rendere più efficienti i “percorsi” per chi vuole produrre e/o commercializzare cannabis e suoi derivati, incluso il cannabidiolo (CBD), nel commercio inter-statuale, annunciando che presto l’agenzia terrà un incontro pubblico per raccogliere suggerimenti da parte di tutti i portatori di interesse.

La canapa è una tipologia di cannabis che ha una bassa percentuale di THC, il principio attivo della pianta ma ha un elevato tasso di CBD, in grado, tra le altre cose, di rilassare l’organismo e, come recenti studi confermano, con poteri antinfiammatori. L’approvazione della legge da parte di Trump permetterà l’ingresso su tutto il mercato statunitense di prodotti a base di CBD, come bevande e oli di canapa, già diffusi da anni a livello statuale dove la marijuana è stata legalizzata anche per scopi non medici. Grazie alla nuova legge federale sarà più facile per i contadini di tutti i 50 stati ottenere permessi per coltivare la canapa e portare sul mercato i suoi derivati.

La legge firmata da Trump alla fine del 2018 ha inoltre rimosso la canapa dal Controlled Substances Act, consentendone una produzione commerciale indipendentemente dalle regole modificate negli anni tramite referendum popolare o recentemente da decisioni di alcune assemblee legislative o governatori. Le piante però non devono contenere più dello 0,3% di THC e l’FDA continuerà comunque a monitorare gli sviluppi del settore per capire se e come agire dal punto di vista della regolamentazione e delle sanzioni per chi non si attiene al nuovo quadro normativo. La legge dovrebbe quindi cancellare le difficoltà commerciali, e gli ostacoli finanziarie che finora hanno interessato il settore a causa della mancanza di una normativa su base federale. La vendita di prodotti a base di CBD come oli, bevande, creme che fino ad oggi vendute via internet ma soggette a multe e sequestri per la mancanza, dovrebbe risultarne meno complicata, posto che si chiarisca che non si tratta di medicine né di integratori alimentari perché entrambe le categorie necessitano di autorizzazioni specifiche.

Dal 2017 anche in Italia è possibile produrre canapa con un 0,2% di THC, al settore però manca un chiaro quadro normativo che chiarisca le finalità dei prodotto esponendo produttori e consumatori a sistematici problemi con le forze dell’ordine.

Grazie alla disponibilità di nuove varietà di canapa sviluppate negli USA per ottenere un alto contenuto di CBD, gli agricoltori americani, l’industria della trasformazione e moltissimi altri coinvolti nel business della cannabis a stelle e strisce potranno adesso aumentare significativamente la produzione e produttività di questo nuovo prodotto in un mercato in crescita esponenziale. Alcune stime prevedono che le vendite di CBD negli Stati Uniti possano raggiungere i 22 miliardi di dollari entro il 2022. Sul fronte farmaceutico va ricordato che a giugno dell’anno scorso l’FDA aveva approvato per la prima volta un prodotto a base di CBD per il consumo umano rilasciando i permessi di approvazione per l’Epidiolex un farmaco per curare l’epilessia.

La firma di Trump sulla legge sull’agricoltura è avvenuta in un momento in cui i Governatori di New Jersey, New York e New Mexico hanno annunciato d’esser pronti per la regolazione dell’uso non medico e scientifico per adulti entro l’anno andandosi ad aggiungere ai 10 stati e la Capitale che hanno già legalizzato. A quanto un CBD Made in Italy?